Gazzetta dello Sport – Mr. Bradley Poche chiacchiere molta sostanza «Io lavoro sodo»

L’americano (è) a Roma. Ancora per poco: a Riscone lo attendono, potrebbe partire già questa mattina, tanto che dopo le visite mediche di giovedì è rimasto nella Capitale. Per far diventare Michael Bradley il primo acquisto over 21 dellaRoma di Zeman, manca ancora l’accordo col Chievo sulla contropartita tecnica: ok per mezzo Stoian, l’altro andrà scelto tra Greco, Brighi e Crescenzi (richiesto dal Catania). Dettagli: Bradley sarà un giocatore della Roma. Ieri il Chievo ha ripreso Guana dal Cesena: l’americano è già stato sostituito.
Sempre presente È un po’ come chiedere all’oste com’è il vino, ma Giovanni Sartori è l’oste che quel vino se l’è andato a scegliere. «Bradley lo seguivamo da quando giocava in Olanda, all’Heerenveen. Poi lo avevamo un po’ perso di vista: lo scorso anno all’Aston Villa ha giocato tre partite. Un’operazione last minute: a Ferragosto abbiamo deciso di puntare su di lui, abbiamo chiuso il 30». Con un rimpianto, che non gli consente di annoverarla tra le migliori del club veronese: «Lo è solo parzialmente. Perché il giorno della chiusura ero al funerale di mia sorella, sono tornato e ho trovato un contratto per soli due anni. Qualcuno si è approfittato della mia assenza: un giocatore del genere, se non fosse stato in scadenza, ce lo saremmo fatto pagare molto di più. A centrocampo da noi ha fatto tutti e tre i ruoli, centro, destra e sinistra: è uno che non sbaglia mai una partita, con alti picchi di rendimento. Ma anche quando non è in giornata, la sufficienza la porta sempre a casa. Un ragazzo che parla poco e lavora molto: credo che in tutto l’anno non abbia saltato un allenamento».
Figlio d’arte Dove è nato, Princeton, New Jersey, c’è una delle università più importanti del mondo — ci ha lavorato Einstein, tanto per dire — ma lui a 18 anni, era già in Europa, dopo aver fatto il titolare nei Metrostars: due anni e mezzo all’Heerenveen, altrettanti al Borussia Moenchengladbach, una parentesi all’Aston Villa, una vita in Nazionale. Esordì prima dei Mondiali del 2006, li saltò perché non era ancora 19enne, giocò quelli del 2010. Primo c.t. a lanciarlo titolare, il padre Bob. Il suo rendimento in Nazionale è sempre stato al di sopra di ogni sospetto, anche il 29 febbraio, il giorno dell’esordio di Borini e della prima storica vittoria degli Stati Uniti sull’Italia, 1-0 a Genova. «Il rispetto te lo devi guadagnare sul campo — disse tempo fa — bisogna lavorare tanto, per superare lo scetticismo». Che lo toccherà da vicino: primo americano acquistato dai proprietari americani, alla vigilia della tournée negli Stati Uniti: alla prima partita sbagliata qualcuno parlerà di operazione di marketing.

Gazzetta dello Sport – Francesco Oddi

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