Donata Bergamini: “Sogno che la Serie A ricordi il nostro Denis”

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Una morte rimasta senza verità per troppi anni. Sono tante e diverse le storie che raccontano dei protagonisti del pallone.

Tutte cominciano in un campetto di periferia, alcune, quelle più belle, finiscono con i muscoli dell’avambraccio protesi verso l’altro a sorreggere il peso di una Coppa, con una corsa matta sotto la Curva, sommersi dalla gioia dei tifosi e dall’abbraccio dei compagni. Anche questa storia comincia in periferia, ma non finisce su un campo di calcio a festeggiare. Finisce 24 anni fa, in una piazzola di sosta stradale. 

Questa è la storia di una giovane promessa del Cosenza di fine anni ’80, che sarebbe potuto diventare una stella del calcio italiano.

Questa è la storia di un ragazzo di 27 anni, bello come il sole,  prima ancora che un grande calciatore, morto ammazzato sulla statale 106 Jonica.

 

Ve la vogliamo raccontare perchè Denis e tutti quelli che lo hanno amato e sempre lo ameranno meritano giustizia e perchè speriamo che il mondo del calcio, pure lui colpevole di averlo dimenticato in tutti questi anni, gli renda finalmente omaggio. Perchè Denis merita di giocare un’ultima partita più bella di quella che il destino gli ha, purtroppo, ingiustamente riservato. 

Il 16 novembre, intanto, ci sarà una fiaccolata a Cosenza  “Luci a San Vito” per ricordare Denis e continuare a chiedere giustizia:  tutte le scuole calcio di Cosenza e provincia si sono date appuntamento allo Stadio, lì dove Denis ha fatto sognare e ancora fa sognare i suoi tifosi, poi al termine della partita partirà la fiaccolata.

Abbiamo intervistato Nunzio Garofalo, Vicepresidente dell’Associazione “Verità per Denis” http://denisbergamini.com/ e Donata Bergamini, la sorella di Denis che in questi anni non ha smesso un giorno di lottare per arrivare a quella verità che ora sembra più vicina.

Nunzio, chi era Denis?

Denis era un calciatore del Cosenza, militava in serie B, era già abbastanza affermato ed in procinto di passare in Serie A e a Cosenza sicuramente sarebbero stati felici di vederlo giocare nella massima serie.  Era richiesto da alcuni club come il Parma di Nevio Scala e la Fiorentina,

allenata all’epoca da Bruno Giorgi, un galantuomo vero. Giorgi aveva allenato il Cosenza l’anno prima sfiorando la serie A (mancata per la classifica avulsa) e Denis era uno dei pilastri di quella squadra, per questo lo voleva subito alla Fiorentina. Lui però  era molto legato al Cosenza e non volle andare via a campionato iniziato. In estate magari avrebbe preso in considerazione altre offerte. Era un centrocampista molto forte a detta degli osservatori dell’epoca e l’anno precedente era stato uno dei trascinatori della storica promozione del Cosenza in serie B dopo 24 anni. Era un ragazzo stupendo, gli volevano tutti bene, e credimi, non sono le parole di circostanza che si dicono per chiunque non c’è più, lui era proprio un ragazzo speciale, introverso, taciturno, il suo sorriso parlava per lui, educato, non ha mai creato un problema ai compagni di squadra, alla famiglia. Per dirti il suo rapporto con la città di Cosenza e con la Curva in particolare, ti racconto un episodio: l’anno prima aveva avuto un infortunio e non potendo scendere in campo, tante volte ha preferito guardare la partita in curva, in mezzo ai tifosi che poi gli hanno intitolato la Curva Sud dello stadio San Vito 

Poi però succede qualcosa che cambia per sempre il destino di questa giovane promessa del calcio italiano…

Si, è il 18 novembre del 1989, è la vigilia di una partita interna del Cosenza, e di solito come programma societario i giocatori del Cosenza andavano al cinema a vedere un film per rilassarsi, anche Denis si recò al cinema “Garden” per vedere il film. E’ sera quando  i giocatori si ritrovano a cena e notano l’assenza di Denis, poi ad un certo punto mister Gigi Simoni viene chiamato in disparte e gli viene comunicato che  Denis è morto. 

Inizia così questa tragica vicenda, poi piano piano emergono i primi particolari: prima si viene a sapere che era stato investito da un camion lungo la Statale Jonica, poi che si era buttato sotto un camion. Quella sera Denis era in compagnia dell’ex fidanzata che è anche l’ unica testimone oculare e dal suo racconto  viene fuori che Denis quella sera le aveva confidato che voleva abbandonare tutto,  poi ha fermato la sua Maserati, è sceso e si è buttato sotto un camion che transitava in quel momento.

A questa versione nè i familiari nè la città di Cosenza hanno mai creduto anche perchè  man mano che uscivano i particolari aumentavano anche le incongruenze. Nonostante questo passò comunque la tesi del suicidio in termini processuali, l’autista del camion fu indagato per omicidio colposo, tutti prosciolti. Denis si era suicidato.

Te l’ho  riassunto in 5 minuti, ma chi lotta da anni sa che c’è una sola verità  per questo faccio fatica anche a raccontarti questi fatti perchè questa ricostruzione non è vera. Denis è stato ucciso e noi lo sappiamo. Se leggi il rapporto del brigadiere ti rendi conto di come in un punto la macchina di Denis è davanti al camion, dopo 20 righe è dietro, incongruenze portate alle luce da Chi l’ha Visto? che ha mostrato anche come l’orologio di Denis fosse intatto, piuttosto strano visto l’impatto con un camion carico di arance, oppure che le sue Tod’s fossero pulite, senza tracce di fango in una serata di pioggia…

Eppure è passata questa “verità” sulla quale poi si sono costruite tante leggende. Denis non è solo stato ucciso ma anche infangato.  La famiglia è stata abbandonata, persino in camera mortuaria gli negarono di vederlo perchè inguardabile, poi un parente si fece forza, lo vide, era bello, quasi sorridente. Da lì è iniziata la loro battaglia. Una battaglia che putroppo hanno combattuto da soli. Anche io, la città di Cosenza, siamo colpevoli di quell’assenza, ma le voci di traffici, malavita, hanno spaventato molto, erano anni difficili, di delinquenza, Poi è arrivato il libro di Petrini, “Il Calciatore suicidato” che già dal titolo…la vicenda riemerse a livello nazionale, si tornò a parlare della vicenda Bergamini, ma non si andò oltre il clamore del momento. La svolta vera arriva nel 2009 quando un ragazzo di Terni che aveva letto proprio il libro di Petrini ha un sussulto di coscienza e crea questo gruppo su Facebook “Verità per Denis” www.facebook.com/verita.perdenis?fref=ts che oggi conta più di 10.000 iscritti. 

Da qui inizia un tam tam online che a Cosenza abbiamo alimentato con tutte le nostre forze, c’è stata una manifestazione nel 2009, siamo scesi in piazza, sono intervenuti i familiari di Denis, abbiamo marciato fino al Tribunale di Cosenza e poi siamo andati fino allo stadio. Questa manifestazione ha avuto un effetto dirompente, la famiglia ha riacquistato fiducia nel genere umano e si è riconciliata con la città di Cosenza. 

Quando ho conosciuto Donata, (la sorella di Denis, ndr)  ci siamo guardati negli occhi e credo che ci siamo fatti una promessa silenziosa e cioè che non ci saremmo arresi fino al giorno in cui fosse venuta a galla la verità. 

L’ anno successivo è stata fondata l’Associazione Verità per Denis. Poi la famiglia ha trovato un avvocato davvero in gamba, ha studiato giorno e notte fino a che ha fatto riaprire il caso per omicidio nel 2011.  Poi è arrivato l’avviso di garanzia all’ex fidanzata (Isabella Internò, per concorso in omicidio volontario ndr). Credo sia la prima volta che un caso di suicidio viene riaperto dopo tutti questi anni per omicidio, gli inquirenti stanno lavorando in maniera molto meticolosa”. 

Il mondo del calcio vi è stato accanto? 

“Io sono prima di tutto anche tifoso del Cosenza e a malincuore ti devo dire che i compagni di squadra non si sono esposti più di tanto, se non con frasi di circostanza, anche ora in cui tutto è venuto a galla, quei pochi che rilasciano interviste sono sempre molto chiusi. tranne rare eccezioni, cito Gigi Simoni, l’ex portiere del Cosenza che ha giocato con lui 3,4 anni, è il suo migliore amico e si è sempre battuto per lui. 

Ancora più triste che nessuno si sia esposto a livello nazionale, le squadre entrano in campo per nobilissime cause, ma per Denis non è mai stato fatto nulla, anche un Memorial, per la famiglia avrebbe un significato incredibile, a livello nazionale magari con la partecipazione di calciatori noti avrebbe un impatto importantissimo sulla famiglia, su noi che lottiamo, abbiamo bisogno di sostegno. Negli anni abbiamo cercato contatti con tutti, ma non siamo mai riusciti ad ottenere nulla” 

Donata anche a te chiedo chi era Denis, non il giocatore. Ma tuo fratello. 

Io e Denis abbiamo solo 16 mesi di differenza, ho in mente le cose da ragazzina. Le uscite, le risate. Ti racconto un episodio che non ho mai raccontato: eravamo un bel gruppo di amici, la classica comitiva, il sabato sera ci incontravamo come fanno tutti i ragazzi, era estate, c’era chi era figlio di chi coltivava la terra, chi era figlio di chi aveva maiali.   Una sera decidiamo di farci una bella mangiata, Denis e un altro amico si mettono d accordo per andare a “rubare”, per gioco, i meloni a casa di un nostro amico, poi con un altro amico vanno a “rubare” dei salami, 

Ci mettiamo a tavola, a un certo punto viene servito il salame “rubato” a  casa di questo nostro amico e lui: ” proprio buono questo salame, assomiglia moltissimo ai miei!”. Siamo scoppiati tutti a ridere…Un piccolo episodio per raccontarti la semplicità e l’allegria delle nostre serate insieme. Potrei anche dirti che alla sera giocavamo a fare i cantanti davanti alla mamma, al papà, ai nonni e Denis cantava “Rose rosse per te”. Eravamo legatissimi…”

Legame che, purtroppo, è stato spezzato. Ma solo in parte perchè tu l’hai coltivato in altro modo…

Sono situazioni che non puoi dimenticare, in ogni famiglia ci sono delle disgrazie, la morte di una persona giovane  è un dolore immenso, ma il fatto di sapere che quella morte non era così come la raccontavano, sentire cose che tu sapevi non erano cosi, ecco quello ti lacera più di tutto.

Ti lacera la vita,  la mia vita, i miei figli sono stati condizionati da questo.

Ho sempre cercato di rispondere ai miei figli, al mio nipotino che mi chiede perchè non si sa come è morto?  E tu non sai cosa dire. Mia figlia più grande aveva 5 anni quando Denis è morto, i gemelli sono arrivati dopo, ma la presenza di Denis in casa c’è sempre stata, le sue foto, è sempre stato con noi. 

Nel 2009 c’è stata la svolta anche grazie ai miei figli, sono stati loro che hanno trovato il gruppo su facebook, io all’inizio li sgridavo, non volevo parlassero su Facebook, con persone che non conoscevano, per fortuna non mi hanno ascoltato.

Quando ho partecipato alla manifestazione a Cosenza nel 2009,  dentro di me mi dicevo dopo questo chissà cosa succede, ma questi ragazzi non ci hanno abbandonato mai, una cosa speciale. Poi abbiamo avuto la fortuna di trovare l’avvocato che ci ha creduto, è stato merito suo se il caso è stato riaperto. Credo sia il primo caso riaperto dopo 2 sentenze passate ingiudicato. 

Io mi fidavo pochissimo dei legali, non sapevo neanche come fare a spiegare le cose che avevo vissuto 20 anni fa, invece lui è stato molto bravo a non farsi condizionare, ha studiato tutto nel dettaglio. Quando mi ha fatto leggere il faldone che avrebbe consegnato in procura, io gli detto:  sono già tranquilla. 

Un magone che mi resta, però, è che quando Denis è morto non hanno fermato le partite e quello che mi fa ancora più male è che dalle società,  di serie A e serie b, nessuno ha mai ricordato Denis. Questo non lo capisco e ti giuro non mi dò una spiegazione. Ho mandato lettere a Inter, Milan, Juve, alcune squadre locali lo hanno fatto, come ad esempio la Spal, ma per il resto nessuno purtroppo mi ha dato risposta. Basterebbe anche un minuto di silenzio, ora che si sa che non si è trattato di suicidio. Una domenica per Denis, nessuno l’ha mai fatto, lo fanno per tante iniziative… Anche ora, ogni giorno penso chissà se qualche società penserà di fare qualcosa per Denis, lui dava l’anima per questo sport. Ne sarebbe felice. E io vorrei fargli questo regalo”.

 

Insideroma.com

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