Beccaccioli: “Ho un gran rapporto con Di Francesco e Monchi. Lavorare con il mister è appagante, chiede qualsiasi informazione”

Simone Beccaccioli, video analyst della Roma, ha rilasciato un’intervista alla tv ufficiale del club giallorosso nel primo giorno della seconda settimana di ritiro a Trigoria. Queste le sue parole:

In che cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio lavoro, che varia da allenatore ad allenatore, è quello di dare a Di Francesco più informazioni possibili sul nostro avversario, sulle partite e su tutto quello che si può sviluppare in video, quindi anche gli allenamenti ormai sono registrati. Do informazioni per poter poi sviluppare lui il lavoro e gli allenamenti, anche a livello statistico. Ormai sono talmente tante le informazioni che si possono avere dalla partita che il mio lavoro è quello di scremare tutte queste informazioni, la mappatura di una partita è totale, non potrei darla completamente al tecnico. Con un allenatore così curioso come il mister è un lavoro veramente appagante, mi chiede qualsiasi tipo di informazione. Si è creata un’intesa inaspettata dopo un solo anno, parliamo di tutto tutti i giorni, anche con delle telefonate, ci confrontiamo anche sulle vicende di mercato, io do un supporto, lui dà il giudizio. Sono il video analyst, ma parliamo al 100% del calcio, abbiamo parlato per esempio del Mondiale, dei calci piazzati. Sono un collaboratore a tutti gli effetti. Il video e le statistiche ormai hanno più importanza perché ogni anno gli strumenti aumentano, ci vengono sempre proposte cose nuove. La sala video e l’analisi, per una squadra come la nostra che fa oltre 50 partite l’anno e non si può allenare sempre al massimo fisicamente, sono diventati un allenamento ormai. I giocatori la interpretano come una parte normale del lavoro, non c’è più sorpresa o noia. Ormai è un allenamento consueto con le tante partite che abbiamo soprattutto quando non si può scendere in campo.

Come si diventa video analyst?
Intanto passione incredibile per questo gioco, siamo dei privilegiati perché alla fine lavoriamo con un gioco. Io sono cresciuto a pane e calcio con mio padre. Ho fatto una mediocre carriera calcistica. Ho abbinato le conoscenze calcistiche, che man mano andavano sviluppandosi come nel caso degli allenatori, e le conoscenze informatiche, prima erano pochissimi, ora c’è concorrenza e un interesse incredibile. Sento ragazzi di categorie bassissime che montano telecamere sui campi e fanno analisi per monitorare gli allenamenti. Il calcio cambia, è in evoluzione continua, la base è sempre la sensazione sia dentro al campo che fuori, quello che ti rimane nell’occhio è quello che hai visto giusto, nonostante tutti i dati che hai.

Serve aver giocato a calcio?
Aver giocato sì, devi avere la passione di voler sapere cose nuove ogni giorno, devi avere la passione dello spogliatoio, che chiaramente qui alla Roma è di altissimo livello, quindi è quasi un’emozione. E’ un’esperienza che serve, io ho giocato anche qui alla Roma, già mi piaceva vedere chi sarebbe arrivato, quelli che sono passati vicini a me sono arrivati tutti, Pepe, Bovo, De Rossi. Io però avevo già smesso quando sono arrivati (ride, ndr).

Come funziona il tuo lavoro ogni giorno?
Sicuramente è più una cosa non tangibile nell’immediato, è un’analisi che si fa sulla base di tutto quello che dice il mister. Io ho cercato di capire cosa volesse il mister dalla squadra. Anche nel proporre qualcosa devo essere attinente a quello che pensa il mister, non posso far perdere tempo al tecnico, è la cosa peggiore. Non c’è un giorno in cui non viene guardato qualcosa o si guarda una situazione di gioco, oggi abbiamo parlato del Latina. Parliamo dei giocatori, parliamo anche di un’eventuale evoluzione di quello che lui pensa. Essendo una persona curiosa a livelli incredibili il mio lavoro è esaltato, più mi chiedi e più ti posso dare. Si è creato un rapporto di fiducia incredibile, io non facevo parte del loro gruppo, ma adesso mi sento parte integrante dello staff. Lui conosce benissimo il calcio, lui conosce proprio le categorie, i tipi di giocatori, ha fatto tutti i lavori, tutte le categorie. Io so già quello che gli devo dire su un giocatore di Serie C, non puoi fare il fenomeno con lui.

Che cosa successe tra te e Kolarov prima del Qarabag?
E’ una cosa successa tante altre volte. E’ un giocatore che non ci aspettavamo che giocasse, ci ha colto spiazzati anche se Kolarov è talmente forte che non ha bisogno, però gli ho fatto vedere le caratteristiche principali. Se si può prendere un vantaggio è meglio approfittarne mentre stava facendo stretching. I giocatori sono talmente professionali che anche i giocatori di Chelsea, Milan, Inter e Juventus vengono studiati perché sapere una cosa in più è meglio. La disponibilità di Alex mi ha consentito di fare questa cosa sotto indicazione del mister.

Quando vai al bar che cosa pensi?
La prima parte è quella patetica, e mi sento fortunato, dicendo “che dicono, ma che ne sanno”. Ma la cosa bella è l’ardore con sui dicono le cose e quanto ci credono. Il calcio non ha controprove, quello che dicono loro non è detto che sia sbagliato. Poi chiaramente a volte vorrei intervenire io, come vorrebbe intervenire il barista. Il calcio consente a tutti di dire cose come consente a tutti di giocare, siamo un popolo di video analyst. Anzi speriamo di no (ride, ndr).

Il tuo rapporto con Monchi?
C’è assolutamente. Con Monchi c’è una stima particolare nei miei confronti, perché appena ci siamo conosciuti mi ha chiesto di rimanere tre anni alla Roma. C’è stata una stima da parte sua subito, (io già l’avevo nei suoi confronti) parliamo spesso, parliamo il giusto. Approccia a me come una persona che ci capisce, mi fa piacere.

Un commento al Mondiale?
Il Mondiale non è mai indicativo per novità tattiche e sistemi di gioco particolari come magari si vedono durante l’anno. Mi rimane impressa la fisicità dei giocatori, avere giocatori con un’importante struttura fisica è importante, la Francia è un esempio, c’è prepotenza fisica e sviluppo dei calci piazzati. La Francia ha vinto giustamente. La fisicità è stato il tratto distintivo, vedi la Svezia. La Croazia è un po’ un ibrido, ha fisicità e tecnica. Fisicità intesa come resistenza alla fatica e preparazione atletica.

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