Battute, veleni e sorprese. Allegri e Spalletti quasi amici

La Repubblica (E.Gamba) – La battuta che circola nel velenoso mondo delle panchine è che Allegri e Spalletti vadano d’accordo perché si sono frequentati, e confrontati, molto poco. Sono nati a ottanta chilometri uno dall’altro, ma si sa quanto più grande sia in Toscana la distanza tre le colline e la costa, «e noi delle città di mare non si sa da dove veniamo, dove siamo cresciuti», ha sorriso Max lo juventino, presentandosi come un figlio di chissà quale miscuglio. «Come allenatore Spalletti non si discute. Ogni tanto è bravo anche a fare l’attore, e poi è molto simpatico. Sì, ho un buon rapporto con Luciano» e in effetti c’è stima, da Livorno a Certaldo. È uno di quei feeling a pelle mai però veramente verificati, o approfonditi. «Mi dice che sono un bravo attore perché non mi ha mai sentito cantare», ha risposto, salacità su salacità, Luciano da Roma parlando di quel livornese, «e i livornesi sono tipi astuti, bisogna stare attenti. Ma lui è un grande amico, una persona corretta, un grande allenatore. Il primo della classe. Quindi si accetta qualche battuta»: se c’era un sottofondo di acidità, nelle parole di Spalletti, non lo si è notato. I due si piacciono, anche se (o perché) si sono visti di rado. Da calciatori si sono affrontati una volta sola (Livorno-Spezia 0-1, nel 1987: uno era il 10 amaranto, l’altro l’8 spezzino) e da allenatori solamente cinque. Due volte in Roma-Cagliari (3-2 all’andata, 2-2 al ritorno), altrettante in Milan-Zenit (2-3 in Russia, 0-1 in Italia: di fatto, Allegri “regalò” al collega i tre punti della qualificazione) e l’ultima nel gennaio dell’anno scorso, allo Stadium, dieci giorni dopo che Spalletti aveva rimesso piede alla Roma.

Vinse la Juve 1-0, fu una partita orribile al contrario delle altre (escluso la poco significativa notte di Champions) tutte piene di gol, ribaltoni e grandi caciare, come direbbero dalle loro parti. Di fatto, oggi è la prima volta che i due si guardano negli occhi, si confrontano allo stesso livello, che hanno un obiettivo in comune: è quel genere di situazioni che possono nuocere a un’amicizia, anche se magari non intaccano la stima. Di Spalletti, Allegri ammira l’armonia tattica che sa dare alle sue squadre, l’equilibrio tra senso pratico ed estetico, il lavoro di sprovincializzazione. «Sta cambiando mentalità alla Roma». Di Allegri, Spalletti apprezza il senso della misura, la capacità di gestire campioni e cressioni e il fatto che non faccia mai cadere dall’alto le cose. Sarebbe bello che i due continuassero a piacersi. Nel frattempo stasera cercheranno di sorprendersi: Allegri ha provato il 4-3-1-2 con Dybala in panchina, ma oggi potrebbe ragionarci sopra e retrocedere al 3-5-2. Spalletti ha in mente di rischiare Salah dall’inizio e medita di irrobustire la difesa con Juan Jesus al posto di Emerson. L’impressione è che a entrambi starebbe bene il pari. «Serve regolarità», dicono da Torino. «La sfida scudetto si giocherà al ritorno», annotano da Roma. «Ma per il titolo serviranno 100 punti». E quelli, nella storia, li ha fatti solamente Conte.

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