Battute, provocazioni e proteste: per lo Special era sfida al Potere

Il Messaggero (A. Sorrentino) – È la sua nemica preferita. E carissima. Quella che quando attacca, lo fa in un’area lunga 25 metri e non 16, per questo le danno certi rigori. Quasi la adora, per quanto gli è stata compagna fedele di baruffe e polveroni, per come gli è servita per cavalcare la tigre, in fondo per affermarsi. Formidabili quegli anni, quando si litigava sul serio intorno al calcio di Serie A perché a competere erano in tanti, ed era uno spettacolo pirotecnico.

José e la Juventus. Ovvero Mourinho contro il Potere, perché poi il filone era quello. L’ha insolentita sempre, dato che la Juve rappresentava il potere costituito. L’ultimo sberleffo risale allo scorso inverno, via social: il Porto elimina la Juventus in Champions, festeggia sul proprio profilo e ad un certo punto arriva l’applauso virtuale di Mourinho.

Tre anni fa il gesto che tutti ricordano, un ghignaccio irridente e le mani portate alle orecchie alla fine di Juventus-Manchester United 1-2, vittoria con scasso e scippo dopo 90 minuti di insulti personalizzati allo Stadium.

Carissima nemica. Domenica sera la ritrova. Con una sola convinzione: “Non andrò mai alla Juve“. Per lui è l’origine della “manipolazione intellettuale“, e convinceteci del contrario, se potete. Perché prima o poi “arriverà il giorno dello scandalo”. Formidabili quegli anni, davvero.

 

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