La Repubblica (P. Torri) – Forse è il momento di mettere da parte i complimenti. Non perché la Roma non li abbia meritati, ma perché stanno alimentando un pericoloso senso di appagamento che non può appartenere a una squadra di Gasperini. E soprattutto perché certi elogi, spesso di comodo e pieni di populismo, non aiutano a vedere i problemi reali. Il Gasp ha fatto un lavoro importante, sì, ma non è infallibile. Baldanzi non può fare il centravanti, e se hai una punta vera è il caso di schierarla dall’inizio. Nemmeno gli «Highlander» possono giocare sempre: anche loro hanno bisogno di respirare. Pellegrini, da separato in casa, non può essere improvvisamente considerato imprescindibile. Tsimikas non era un caso se al Liverpool giocava poco. Svilar non può sempre salvare tutto. L’assenza di Angelino pesa più di quanto volessero far credere i teorici da tastiera. E Dybala continua a essere un optional che fatica sempre più ad accendersi.
Se contro il Napoli, campione d’Italia, qualche dubbio poteva essere assorbito dal valore dell’avversario, la sconfitta di Cagliari non offre attenuanti. È stata una squadra senza idee né anima, incapace di impensierire Caprile nemmeno una volta. Due tiri in novanta minuti: una miseria su cui tutti devono riflettere. Perché senza gol e senza coraggio, il sogno dei giallorossi rischia di trasformarsi in fretta in utopia.



