“Balla con la Lupa”, viaggio amarcord nell’apoteosi del 17 giugno 2001

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La Repubblica (F.Persili) – Un dipinto che richiama i protagonisti di quella cavalcata: Sensi, Batistuta, Totti. Un viaggio nella memoria e nell’amarcord. Come entrare nella macchina del tempo e tornare a quel 17 giugno 2001. Il giorno perfetto, il giorno che qualsiasi romanista ha sognato, e continua a sognare: quando ciò che deve succedere, succede. La foto di Franco Sensi con la sposa, uno stadio in amore. Una testa, una bandiera. Un affresco che si rivela nell’istante in cui il tiro di Totti infila il sette alla destra di Buffon. È il gesto che squarcia la tela, il raggio di luce che trafigge i dubbi e le ansie dell’attesa. «E’ vostro, è vostro», l’urlo di liberazione del Capitano, in volo sotto la Sud, è l’inizio della festa. Roma-Parma, 3-1. Come la notte dello sbarco sulla Luna. Tutti i romanisti ricordano dove erano e con chi erano alle 17,03. La Roma è campione d’Italia per la terza volta.

Valerio Mastandrea in Tribuna Tevere è trasfigurato dalla felicità. Antonello Venditti ha lasciato lo stadio dopo l’invasione di campo che ha mandato fuori di testa Capello: «Dilettanti». L’immagine del tecnico in maniche di camicia che allontana a male parole i tifosi dal campo resta scolpita nella memoria al pari del giro di campo finale di Franco Sensi. Ora lo chiamano “il presidente del terzo scudetto” ma lo avevano contestato fino a qualche mese prima. L’abbraccio con i tifosi lo ripaga di tutte le amarezze, delle contestazioni (“Sensi bla bla bla”), degli striscioni polemici. Ha coronato il suo sogno. È stravolto dall’emozione. Mentre sulle tribune, nello spogliatoio e in città si scatena un carnevale che durerà settimane intere. “Lo scudetto scucito allo Lazio”, che lo aveva vinto l’anno precedente, è un motivo di felicità ulteriore per il tifoso giallorosso. Caroselli, cori, l’euforia contagia tutti. Anche i calciatori. A casa Montella si gioca a calcetto per festeggiare il tricolore. Francesco Totti è asserragliato in un ristorante vicino alla Piramide Cestia. Nel resto della città è impossibile muoversi.

Balla con la Lupa. Il regista Luigi Magni, scomparso nel 2013, profondo conoscitore della storia di Roma, si meraviglia: «Scene del genere non le ho viste neanche alla fine della guerra». Il terzo scudetto della Roma si trasforma in una grande festa popolare. Le notti magiche non si esauriscono con l’happening al Circo Massimo con Antonello Venditti e lo spogliarello di Sabrina Ferilli. A Testaccio, la Camelot del romanismo, per mesi è impossibile dormire la notte. Tavolate all’aperto e inni sparati a tutto volume, la baldoria romanista non accenna a placarsi. Il sindaco juventino Walter Veltroni apre le porte del Campidoglio ai campioni dello scudetto ed esclama: «Per me la gioia per la città viene prima di qualsiasi cosa». Le strade si colorano. Quartiere che vai, scalinata giallorossa che trovi. A Trastevere, a Montesacro, tra viale Tirreno e via Tremiti, alla Garbatella, altro posto delle fragole per il mondo romanista, è l’apoteosi. Piazza Michele da Carbonara diventa la quinta aperta di una scenografia urbana che riassume street art e pallone. Tutti ricordano quel pannello ultrapop che effigia Capello, Sensi e Totti su una Ferrari.

Entri nella macchina del tempo e ti ritrovi al 17 giugno 2016. Il ciclo deperito di affreschi ricorda che sono passati 15 anni dal terzo scudetto giallorosso. Nella piazza c’è sempre l’edicola che fu il centro dei festeggiamenti dei tifosi giallorossi. L’ingiuria del tempo e di tante stagioni senza vittorie su quei dipinti. Ma l’edicolante e i residenti giallorossi non hanno perso la speranza: «Stiamo aspettando un altro scudetto per poterli rifare di nuovo».

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