Baldissoni: “Di Francesco ci ha convinti, era la prima scelta di Monchi. Dobbiamo ripartire dalla semifinale di Champions”

Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, è stato intervistato da Sky Sport ed ha parlato anche della Champions League. Questo uno stralcio delle sue parole:

Rammarico per la mancata qualificazione?
Ci mancherebbe che non ci sia rammarico, è evidente che quando si è in una semifinale di Champions League bisogna giocarla pensando di poter arrivare in finale e di meritarsela, è quello che hanno fatto i ragazzi, sicuramente il Liverpool, aldilà degli errori commessi soprattutto all’andata, era una squadra alla nostra portata, da qui il rammarico, ma non si può ignorare quello che è stato il nostro percorso e quello che significa. Quello che rimane è la consapevolezza nei nostri mezzi, abbiamo avviato questo percorso avendo come impegno e obiettivo quello di portare la Roma fra le squadre più importanti d’Europa, un progetto ambizioso. Il presidente ha spesso utilizzato il termine Champions League Team, ovvero una squadra che deve giocare costantemente in questa competizione, ormai da 4 anni ci qualifichiamo ed eventi come quelli dell’altra sera sono le cosiddette pietre miliari, quelle che ti fanno misurare il percorso e ti fanno rendere conto dove sei arrivato. Questa è una pietra miliare verso il percorso di crescita che ci siamo dati e stabilisce il nostro nuovo punto di partenza, ovvero il pensiero di poter competere, la consapevolezza di giocare non come ospiti, ma con l’atteggiamento di chi ritiene di meritarsi l’accesso al turno successivo, è questo che deve rimanere per gli  anni successivi.

Cambiato rapporto con la piazza?
Il lavoro che si fa deve avere un esito e l’esito è quello che dà il campo, sono i risultati che aiutano a riconoscere il lavoro che si fa e i risultati non nascono a caso, se si raggiungono è perché il lavoro che si è svolto nel tempo è eccellente, di conseguenza i tifosi non possono non apprezzarlo e riconoscerlo alla società. L’impegno non è mai mancato, a volte è difficile spiegare quello che si fa, ma quando si tocca con mano il livello che si raggiunge è tutto più semplice. Io in città ho sempre avvertito molto rispetto per il lavoro che si svolge, poi ci sono delle arene dove si fanno commenti magari più legati all’immediato, però ora vedo che c’è un po’ di entusiasmo in più e in questa città c’è la necessità di sciogliere quella patina di inevitabile pessimismo. Piano piano si comincia a capire che certe cose che si sognano si possono anche raggiungere e questo aiuta anche nei rapporti con la società.

Sean Cox?
E’ chiaro a tutti che noi non abbiamo mai avuto momenti di esitazione, di distinguo né spazi per incomprensioni, il nostro messaggio era e resta chiarissimo, non tolleriamo qualsiasi concessione alla violenza, se chi va in giro per il mondo a seguire la Roma fa certi gesti pensando di avere meriti e crediti nel mondo della tifoseria, sappia che sono semplici gesti di vigliaccheria che, così come la violenza, non può avere spazio intorno alla Roma, questo non cambierà mai e non retrocederemo di un millimetro.

L’arbitraggio non è stato benevolo, Pallotta si è espresso. Sa che potrebbero esserci delle sanzioni dopo la finale di Kiev?
Vedremo. Ci tengo a sottolineare che il presidente in pubblico ha affermato un principio più generico ovvero quello che per evitare degli errori si può far uso della tecnologia e quindi ne ha invocato l’adozione anche in Europa. Nell’immediato post partita avrà usato qualche parola un po’ colorita, frutto della frustrazione del momento ma sicuramente non vogliamo mancare di rispetto a nessuno, tanto meno all’arbitro che è il primo ad essere consapevole quando sbaglia. Dobbiamo occuparci dei nostri errori, dobbiamo far meglio quello che non facciamo bene, che siano dirigenti, allenatore o giocatori. Abbiamo commesso degli errori tra andata e ritorno e sono quelli causa della nostra sconfitta, non gli errori dell’arbitro. Il rispetto non deve mancare altrimenti non si può continuare.

Che cosa significa il 30 giugno? 
Il 30 giugno ha un solo significato, la chiusura dell’anno fiscale. Per cui quando si chiude l’anno bisogna essere in regola per rispettare le regole del Financial Fair Play. Arrivare ad anticipare alcune cessioni serve a riequilibrare il disavanzo tra costi e ricavi e quindi mantenersi all’interno dei range dettati dalle regole internazionali. Ma è sempre stata una scelta, per mantenere i costi più alti dei ricavi e se questa scelta è stata fatta è stato per poter competere e mantenere il diritto di accedere alla Champions League, cosa che speriamo di mantenere anche quest’anno. Entrare in palcoscenici così straordinari, e speriamo di poterci ritornare, implica dei costi molto alti che appunto vanno sanati da alcune cessioni. E’ un’opportunità che noi abbiamo colto e i risultati ci hanno dato ragione, ovviamente più si accede ai ricavi grazie alla competitività che siamo riusciti a raggiungere, in questo caso la semifinale di Champions, meno ci sarà necessità di ricorrere a cessioni ‘tattiche’. Potrebbe comunque accadere perché è un’attività fisiologica quella della compravendita dei calciatori, che tutte le squadre fanno, e quindi perché non approfittarne proseguendo nel percorso di crescita con un ribilanciamento dei conti. La scelta su chi sostituire è di pertinenza della dirigenza sportiva.

Il lavoro di Di Francesco?
Ci contavamo, è stata la prima scelta di Monchi, che lo seguiva da tempo come ha già dichiarato tante volte, ne era convinto. Di lui ci piace la metodologia di lavoro, come si pone riguardo l’aspetto tecnico in campo ma anche fuori, nell’esternare le cose più importanti. Come ad esempio quando ha detto che non è importante occuparci di dettagli ed errori arbitrali, nella testa dei giocatori non ci deve essere spazio per la protesta ma deve restare sempre la convinzione di potercela fare, anche quando mancano pochi minuti e pochi secondi. Questo raffigura il messaggio che ha passato da inizio anno, siamo cresciuti tutti insieme. Al primo anno in un’esperienza importante in una grande squadra come la Roma e da esordiente in Champions ha capito il modo migliore per affrontarla, non sentendosi degli ospiti ma credendoci fino alla fine. E’ un grande lascito che la squadra ottiene ed è il miglior presupposto per la prossima stagione.

Alisson ha un prezzo?
Nessun giocatore ha un prezzo di partenza, il prezzo lo fa il mercato. Dopo la legge Bosmann la scelta non ricade solo sulla società che vuole vendere o su quella che vuole comprare ma la volontà del giocatore è determinante e le operazioni si aprono e si chiudono solo quando queste tre componenti raggiungono un accordo e questo vale anche per il prezzo.

Il rinnovo di Florenzi?
Questa è competenza del direttore sportivo, ne abbiamo uno bravissimo, forse il migliore che c’era in Europa. Tutte queste cose sono di sue competenza. Il suo lavoro consiste anche nell’essere anche in contatto con l’agente di Florenzi.

La Roma dell’anno prossimo sarà una Roma nuova?
Questo è un gruppo che sta insieme da tanti anni. Spesso si parla della Roma come di una squadra che che vende tanti giocatori ogni anno ma spesso i titolari sono giocatori che sono qui da 3-4 anni, alcuni anche da 16. La stabilità tecnica è un valore ma sappiamo che ogni tanto bisogna integrare qualcosa, nelle dinamiche di relazione che costituiscono una parte della famosa amalgama. Non è il momento di decidere quanti giocatori cambieranno, abbiamo spostato queste valutazioni più avanti, perché fino a poco fa eravamo in corsa per un obiettivo enorme.

Sullo Stadio?
È sempre più semplice identificare questi segmenti temporali man mano che si va avanti con il processo autorizzato. Siamo nella fase di pubblicazione del progetto alla fine della variante urbanistica. Fino all’11 giugno c’è il tempo per le terze parti di fare delle osservazioni. Dopo l’11 giugno si torna nell’abito delle istituzioni che dovranno approvare la variante urbanistica. Dovrebbe tutto finire entro l’estate, prima che inizino le vacanze. Di lì in poi ci sono i tempi tecnici per le gare europee per i lavori pubblici, per un tempo che possiamo considerare intorno ai sei mesi. Il primo mattone sarà messo speriamo tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo.

Il presidente Pallotta aveva mandato messaggi diretti se non si fosse fatto lo stadio…
Il presidente è affezionatissimo alla squadra ed è un uomo molto competitivo perciò non mollerebbe molto facilmente perché vuole portare la Roma in alto. Quello che sottolinea sempre è la differenza di prospettive con o senza lo stadio. In generale ci sono dei costi quotidiani sostenuti di lui e ogni ritardo implica l’anticipazione di costi con un ritardo di rientro.  Questo può arrivare ad un punto in cui non è più sostenibile. Siamo in una fase in cui questo rischio è pressoché scongiurato. Tutte le istituzioni hanno capito l’importanza del progetto e sono dalla nostra parte.

La Roma va in Champions?
Non vedo perché no, siamo al terzo posto adesso.

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