Baby Roma, il tesoro giallorosso

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Il Corriere dello Sport (R. Maida) – Una squadra vincente, una squadra mondiale. E’ la Roma di Sadiq e Nura, due fuoriclasse per il calcio giovanile. E’ la Roma di Ezequiel Ponce, che Sabatini ha preso per 4,2 milioni in Argentina in previsione di un futuro radioso. Ma la Roma campione d’Italia vuole evidenziare anche un’anima tradizionale, che non si distacchi troppo dalle precedenti costruite da Bruno Conti: la base territoriale. E’ quanto spiega Ricky Massara, all’indomani del primo scudetto della sua gestione della Primavera: «Nel gruppo abbiamo 16 giocatori della provincia di Roma e sono con noi da almeno 4 anni»

RASSEGNA – Nella comprensibile euforia, forse per non prendersi troppi meriti, Massara preferisce non dire che la vittoria, in realtà, è frutto degli investimenti effettuati dalla società più che dello scouting sul territorio. Analizzando l’organico, ci si accorge che la vera forza della squadra sia stata proprio l’osmosi fra talenti di ogni estrazione, più o meno cari ma sempre di qualità: dal portiere toscano Crisanto, che ha vinto due scudetti di fila tra Allievi e Primavera, alla punta siciliana Tumminello, 11 gol prima della follia della semifinale contro l’Inter; dall’italo-albanese Ndoj, centrocampista che finirà al Brescia nell’ambito dell’affare H’Maidat, fino al capitano Capradossi, che è originario dell’Uganda. Stranieri sono anche il terzino sinistro Anocic, croato comprato per 1 milione dall’Osijek, e il centrocampista Machin, che è della Guinea Equatoriale e tra i bambini del Barcellona veniva considerato l’erede di Yaya Touré. Un melting pot azzeccato.

LA GUIDA – Semmai l’anima romana, oltre che dal poderoso centrale difensivo Marchizza e dal figlio d’arte Di Livio (nato però a Torino) e all’ottimo D’Urso (però reatino), è rappresentata dalla guida tecnica: Alberto De Rossi ha attraversato il passaggio di proprietà, che l’ha portato dallo scudetto del 2004/05 a quello di sabato a Reggio Emilia, passando per il trionfo 2010/11, ultimo titolo dell’epoca Sensi, con un capitano chiamato Alessandro Florenzi. Ha avuto tante occasioni di cambiare mestiere, De Rossi senior, invece ha preferito dedicarsi all’insegnamento, alla formazione. «Ma forse non sarei in grado di affrontare il calcio dei grandi» dice ora con modestia. Probabilmente è una tenera bugia di un uomo che è felice così. E adesso, aspettando il playoff di Champions dei grandi, si è garantito per il terzo anno consecutivo la partecipazione alla Youth League. «In questa Final Eight si è vista la qualità del gruppo – sottolinea De Rossi – altrimenti non esci da situazioni imbarazzanti. Abbiamo giocato con il 4-3-1-2 per tutta la stagione e qui siamo stati costretti a cambiare a causa delle assenze: non solo Sadiq e Tumminello ma anche Soleri, che contro la Juve era in panchina ma non stava bene. Significa che i giocatori hanno carattere. E che si sono meritati questa soddisfazione».

I GIOCATORI – Gongola anche Elio Capradossi: «Per me e per Ponce non è stata una stagione facile a causa degli infortuni. Ma se siamo tornati in tempo per le finali un motivo c’è. E ora festeggiamo».

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