Andrea Abodi: «Contro il marcio del calcio ho un piano “B”»

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Libero (G. Amadori) – Andrea Abodi, romano, 55 anni, manager sportivo, è il presidente della Lega serie B. Nell’ultimo scandalo che ha travolto il pallone ha difeso il movimento calcistico dagli strali di Renzi, invitando il premier «a non generalizzare e a evitare processi sommari».

Non ha paura che l’inchiesta «Dirty soccer» si estenda alla sua categoria?

Nel provvedimento di fermo si parla di Livorno, Brescia, Pescara, Crotone, Catania… «Per ora il dato ufficiale è quello riferito dal procuratore di Catanzaro Lombardo:il tentativo c’è stato,ma non ci sono prove che sia andato a buon fine. Questo non significa che intendiamo abbassare la guardia: il rischio infiltrazioni è sempre presente e per questo stiamo cercando di alzare il senso di responsabilità».

Che cosa sta facendola serie B per evitare il contagio?

«Stiamo agendo su più livelli: le società hanno adottato il modello organizzativo 231 (la legge che regolala responsabilità e la gestione societaria, ndr) con un organismo di vigilanza e protocolli operativi, e siamo stati i primi a coinvolgere in questo progetto tutte le 22 le società della lega; inoltre abbiamo appena concluso un tour informativo di 100 ore per dirigenti, staff tecnici, calciatori, coinvolgendo prime squadre e i settori giovanili. A tutti abbiamo spiegato i rischi connessi agli illeciti, i meccanismi di controllo e di monitoraggio per individuare le anomalie nelle scommesse, le modalità con cui si viene avvicinati da personaggi equivoci…»

Vi sentite credibili per dare lezioni?

«Dall’1 luglio lavorerà con noi Simone Farina, l’ex calciatore che rifiutò la proposta indecente di truccare una partita e denunciò tutto. In Inghilterra è diventato un modello. In più, tenga conto che nel procedimento di Cremona sulla Scommessopoli esplosa nel 2011 la nostra Lega è stata accettata come parte lesa e persona offesa dopo aver ricevuto mandato da parte di 16 società per tutelare i loro legittimi interessi anche patrimoniali».

Che cosa pensa delle scommesse nel calcio?

«Che non bisognerebbe quotare i campionati minori e quelli giovanili, dove non c’è mediaticità e i soggetti sono più a rischio. Detto questo, c’è una parte delle scommesse legale che va protetta, e lo dico nonostante dal gioco non ricaviamo nessuna utilità economica diretta».

A livello normativo ha qualche suggerimento da dare al legislatore?

«Bisognerebbe prevedere per la frode sportiva anche un impatto patrimoniale e non solo aumentare, come è successo,la sanzione penale. Per questo abbiamo chiesto il sequestro preventivo dei beni e la confisca per i soggetti accusati di frode sportiva e di inserire quest’ultima ela raccolta illecita di scommesse tra i reati che fanno scattare la 231».

Secondo un’inchiesta della procura di Bari dietro la squadra locale ci sarebbero i soldi di Infront, da anni advisor della serie A per i diritti tv. Nelle carte di «Dirty soccer» un indagato riconduce Infront al presidente della Lazio Claudio Lotito.

«Il livello di collegamento tra Infront che conosco bene e Lotito che conosco altrettanto bene è pari a zero, Infront è un soggetto che sta sul mercato, propone soluzioni e ricavi crescenti al sistema e alle singole componenti». Cosa mi dice delle frasi di Lotito su Carpi e Frosinone? «Da noi vince chi merita. Il valore di una competizione non dipende da chi sale e da chi scende,ma dalla sua credibilità.

Negli altri campionati europei di riferimento salgono squadre di piccole città se non addirittura di quartiere e il valore economico della competizione non viene intaccato perché è maturo e stabile». In B le presenze sono aumentate del 15%. Come si riporta la gente allo stadio?

«Gli stadi si riempiono se lo spettacolo è credibile, avvincente e se si migliorano le infrastrutture.È questo il senso della nostra iniziativa «B futura», con cui stiamo lavorando su 5 stadi. Ed è solo l’inizio». Per quanto riguarda i diritti tv il valore triennale della B è salito da 18 a 64 milioni.

C’è un segreto?

«Gli operatori televisivi per noi sono solo degli intermediari tra prodotto sportivo e appassionati. I soldi li mette la gente che si abbona. E se lo fanno significa che il prodotto che offriamo piace».

Lei ha introdotto una piccola rivoluzione in un paese cattolico come il nostro, facendo giocare il campionato durante le feste natalizie.

«Abbiamo deciso di giocare in quei giorni perché il calcio è uno spettacolo e quando la gente è in vacanza è giusto che noi lavoriamo».

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