Alberto De Rossi: “Calcio e carattere, il salto si fa così”

Corriere dello Sport (F.M.Splendore)Nessuno come la Roma: 44 giocatori formati e distribuiti tra a e B. Nessuno come la Roma: 24 di questi 44 sono distribuiti nella massima serie, in 8 club (9 con quello giallorosso che ne ha 5 inrosa). E nessuno come lei, Alberto De Rossi, tecnico della Roma Primavera, che di questi 44 ne ha allenati 41. Che dice?
Non mi ero mai messo a fare rendiconti, li vedo come cose che fai quando hai finito. E invece io ho ancora tanto da dare e mi sento più forte di prima dentro questa categoria. Però che orgoglio! Non si può non essere orgogliosi di fronte a certe cifre: per la Roma, per noi tecnici, per i ragazzi stessi. Straordinario, credo sia una cifra che ha anche una valenza europea.

Un numero così grande di ragazzi costruiti per il calcio che conta, cosa si porta dietro, dentro? Cosa lo genera?
Due sistemi di cose, le metto sullo stesso piano: da una parte il materiale di primo piano, le strutture all’avanguardia, l’organizzazione, tutte cose su cui, se alleni alla Roma, hai la fortuna di poter contare. E poi la passione, la conoscenza, la competenza, la sensibilità.

Lei ne ha allenati 41. Un record anche questo…
Prendiamoci il record della Roma. Beh sì, leggo. Storari non potevo allenarlo, non c’ero…. (sorride). Daniele non potevo allenarlo, non volevo allenarlo. E così Bovo, ’83 come mio figlio.

Cosa si allena in Primavera, come si fiuta il talento?
E’ una categoria a parte. E ritengo una fortuna averle allenate tutte dai Pulcini, come è capitato a me. Per salire all’interno di un percorso naturale e cogliere le varie differenze. Cosa cambia in Primavera? Tanto, quasi tutto: il rapporto ragazzo-istruttore che si trasforma in quello calciatore-allenatore, la tecnica che non è più fine a se stessa, ma è inserita in situazioni di gioco che poi ragazzi riconoscono in partita e replicano. La tattica, che diventa predominante, sin dallo studio dell’avversario, realizzato con il match analyst, come in prima squadra, con strumentazioni sofisticate. Vado avanti?.

Certo…
Un aspetto però è dominante su tutti. La predisposizione al professionismo. Cosa vuol dire? Gestire le aspettative del contorno del giovane calciatore, la capacità del ragazzo di avere buoni rapporti con gli altri della squadra. A quest’ultimo aspetto si fa molto caso: e lì conta essere allenatori, ma mi ha aiutato molto anche essere padre di famiglia.

E’ cambiato il campionato Primavera?
Le retrocessioni lo hanno molto cambiato, è più competitivo. Ma continuo a pensare che per formare calciatori per la prima squadra, che credetemi, è il mio obiettivo ogni anno, le seconde squadre siano l’unica soluzione.

Tra a e B sono 44 costruiti a Trigoria. Lo sa che però poi qualcuno vede Politano, tanto per fare un nome di mercato, e gli può scappare un…“ma non si poteva tenere”?
Pensare che la Roma potesse tenere 44, o 20, o 10 o, che ne so, 7 di quelli che ha formato mi sembra un po’ assurdo. E’ motivo di orgoglio averli costruiti qui. E averne 5 in casa. A me sembra un’ottima gestione. Conta il momento in cui il ragazzo sboccia, come sboccia, se è pronto o no. Le seconde squadre aiuterebbero molto anche in questo.

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