Addio Fonseca, uomo normale in tempi speciali

Corriere della Sera (P. Di Caro) – In una partita vera, finalmente una squadra vera. Tosta, vogliosa, determinata. E felice, perché la felicità sta anche nelle piccole cose che significano tanto. Il 2-0 contro la Lazio, bello anche solo per i lampi di classe pure visti nei due gol, chiude virtualmente il campionato della Roma, che è stato fra i più deludenti degli ultimi anni ma che consegna alla prossima stagione aspettative e speranze grandissime.

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Le stesse alle quali Paulo Fonseca non ha saputo dare forma e sostanza. Arrivati alla fine si può dare un giudizio su un allenatore che non è stato né vittima né carnefice di questa Roma, ma un gestore normale in un situazione eccezionale. E se la normalità è un valore in tempesta, non lo è quando il cielo si rasserena.Perché l’arrivo dei Friedkin e la solidità aziendale, qualche buon acquisto e alcune desiderate conferme, alla fine Fonseca le ha avute.

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Ma non ha avuto la capacità – nemmeno la fortuna, va detto – di poterle sfruttare per rendere meno deludente un cammino che ha depresso una piazza abituata a lottare per altri traguardi. Non per lo scudetto, ma per qualcosa di più dignitoso di un settimo posto. Di Fonseca resta lo stile impeccabile, soprattutto in queste ultimi giocatore in cui i tifosi vedevano già Mourinho in panchina e non lui in panchina. Mai una parola livorosa, mai uno sbotto. Non era scontato: bravo.

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