Diavolo di un Dzeko. Il bosniaco prima congela il sì al Chelsea, poi scende in campo e firma il gol del pareggio al 91’

Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Come nei film romantici, l’ultimo bacio (ultimo?) è di Edin Dzeko, il centravanti che potrebbe dare l’addio alla Roma e magari lo ha fatto proprio ieri sera, in una specie di ideale e suggestiva staffetta: cross del quasi minorenne Antonucci, al debutto in A, colpo di testa del quasi trentaduenne Dzeko. Così la Roma in pieno recupero ha pareggiato, con merito, una partita splendidamente giocata da tutt’e due le parti. La squadra di Di Francesco continua a non vincere, però di fronte a un avversario solido, tecnico e organizzato come la Samp ha dato un bel segnale di vitalità. La Lazio è a +5, l’Inter a +2, ma la corsa dei romanisti è ripresa. Sotto a causa di un episodio oscuro, molto oscuro, la Roma non è mai uscita dalla partita. Nel secondo tempo ha perso lucidità e precisione, ma era sempre lassù, nonostante la solita mezza dozzina di assenti. E non era semplice perché davanti aveva una delle più belle squadre del campionato.

APPLAUSI – Prima di arrivare all’infiammato epilogo del primo tempo, Samp e Roma non si erano risparmiate, avevano giocato lo stesso tipo di partita, d’attacco e di ritmo, con qualche inevitabile errore (favorito anche dalle consuete disastrose condizioni del manto di Marassi), ma con un solo obiettivo: sopraffare l’avversario. Conclusioni, occasioni, palle-gol quasi in perfetto equilibrio come quantità e qualità. La prima era stata della Samp con Linetty (tiro respinto sulla linea di porta da Fazio), la seconda della Roma con Nainggolan (conclusione da due passi deviata di piede da Viviano). La differenza era nel modo in cui le due squadre attaccavano, la Samp con un palleggio elegante per preparare la verticalizzazione, la Roma con più impeto, aspettando i rimorchi di Pellegrini e Nainggolan. La Samp piaceva un pochino di più per la caratteristica tecnica della sua manovra (centrocampo con i fiocchi), ma al confronto di San Siro la Roma era cresciuta.

CON DZEKO – Di Francesco aveva dato fiducia al bosniaco che rispetto all’ultima frastornata esibizione contro l’Inter era più presente nel gioco, anche se il resto del tridente era nuovo (e piuttosto leggero), con Defrel a destra e Ünder a sinistra. In mezzo al campo gli incroci erano quasi tutti pari: Pellegrini contro Linetty, Nainggolan contro Praet, mentre Strootman aveva le sue difficoltà a tenere a bada Ramirez.

IL FATTACCIO –  Era strano che in una partita del genere, così vibrante e piena di spunti, il risultato fosse ancora sullo 0-0 dopo 44 minuti. Per sbloccarlo c’è voluto l’episodio meno limpido di tutta la partita. Fallo (ostruzione) di Ferrari su Strootman nei pressi dell’area doriana segnalato dal guardalinee Paganessi, l’arbitro Orsato (più distante del suo assistente dall’azione) ha detto invece che era tutto regolare, la Samp è ripartita in contropiede, cross di Ramirez, entrata scomposta di Kolarov sul pallone, tocco di mano, ma Orsato non l’ha visto. Un minuto dopo, Mazzoleni dal Var gli ha detto che era mano, l’arbitro è andato a controllare di persona: rigore, gol di Quagliarella, Strootman e tutta la Roma furibonda con l’arbitro di SchioQuagliarella ha resistito fino al 7′ del secondo tempo, poi l’acciacco ai flessori gli ha consigliato di uscire per far entrare Caprari. Anche Defrel, al rientro, ha retto ancora un po’ prima di lasciare il posto al fischiatissimo ex Schick, che nel suo vecchio stadio ha fatto pesare la conosciuta qualità: non ha sbagliato niente. E per dimostrare (anche ai dirigenti?) che gli attaccanti sono finiti, Di Francesco ha fatto debuttare un ragazzino della Primavera, Mirko Antonucci, a sinistra, al posto di un altro ragazzino, Ünder. Antonucci ha avuto anche una buona occasione, ma non si è capito con Dzeko. Ma era una sola prova, perché nel momento buono la palla sulla testa del bosniaco è arrivata proprio dal ragazzino.

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