Viviani: “Roma mia, perché mi hai abbandonato?”

Federico Viviani, centrocampista della SPAL, è stato intervistato da Il Messaggero ed ha parlato anche del suo passato alla Roma. Questo un estratto delle sue parole:

E oggi la affronterà con la Spal…
«L’anno scorso ho giocato contro la Roma all’Olimpico per la prima volta, quando ero al Bologna. Un’emozione incredibile. C’era lamia famiglia in tribuna».

Lei però non è nato a Roma…
«Io sono nato a Lecco perché mio papà Mauro, ex laziale, giocava proprio lì, ma il mio paese è Grotte di Castro, in provincia di Viterbo. Qui a Ferrara vivo da solo, non sono sposato, né fidanzato. Appena posso, torno a Grotte. I miei abitano lì. È un paese di tremila abitanti, anche d’estate è tranquillo, vado al lago di Bolsena. Sto una pacchia, poi mia mamma è di Acquapendente. E sono tifoso della Fiorentina, da sempre, perché mio zio è tifosissimo. Poi è chiaro che mi sono appassionato alla Roma con il tempo».

Allora perché l’ha lasciata?
«Se fosse rimasto Luis Enrique, non mi avrebbero mandato via. Ricordo che a metà di quella stagione sono andato dal ds Walter Sabatini con i miei procuratori e gli ho detto: “Direttore, devo giocare”. A rispondere è stato Luis Enrique: “Federico lo faccio crescere io, rimane con me”. Così sono rimasto. Per me, fare a 19 anni nove presenze in prima squadra, esordire in A contro la Juventus e giocare in Europa League è stato fantastico. E non sentivo neppure una pressione pazzesca».

Il suo rapporto con i capitani?
«Totti parlava poco: gli piaceva scherzare e prendere in giro tutti, però se c’era da dire qualcosa la diceva. Con De Rossi ho un rapporto particolare. Posso raccontare una cosa?»

Prego…
«Prima del mio esordio in Serie A Daniele mi disse: “Sei un predestinato, a nessuno accade la fortuna di esordire in Serie A contro la Juve. Stai tranquillo, gioca come sai, hai personalità, non pensare troppo. Se sei in difficoltà, dai la palla a me, ci sono io qui dietro”. Non potevo crederci. Daniele, con i giovani, è fantastico. E questo mi è mancato quando ho lasciato la Roma. Per paradosso, mi ha fatto male, questa mancanza. Ti scontri con la realtà. Trovi gente a cui non interessi, anzi, proprio perché arrivi dalla Roma timassacra, e ti rendi conto di aver vissuto in una realtà fatta di persone splendide. Una bolla di sapone. Questo fa la differenza tra i campioni e i non campioni».

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