Ultrà, il governo contro i club, La Figc: “Noi siamo da soli”

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La Gazzetta dello Sport (A. Catapano/V. Piccioni) – Il giorno dopo, come da tradizione, si lamentano tutti. Viminale, Coni, Fige, Lega di A, Assocalciatori. l’ennesimo La federcalcio formerà un gruppo di lavoro per elaborare soluzioni Nel pacchetto anche il divieto di sottoporre i giocatori alle pubbliche gogne lunedì di dichiarazioni indignate, pugni sui tavoli, annunci roboanti. Un grido unanime, ma impotente: «Non se ne può più». E un altro ritornello: «Noi che possiamo fare? Ora tocca agli altri».

MALAGO’ E THATCHER E così che la patata bollente per tutta la giornata rimpalla da una parte all’altra (anche quella che passa tra i piedi del giudice sportivo viene rinviata alla Procura federale), finché l’ultimo a cui finisce, il malcapitato Tavecchio, non sbotta, rinviandola nella metà campo avversaria con un lancione che potrebbe innescare un contropiede interessante, costringendo il Viminale a riunire tutti intorno ad un tavolo per trovare soluzioni stavolta davvero efficaci. E Giovanni Malagò ad aprire la partita, in mattinata, invocando leggi speciali e il modello Thatcher. È la sua posizione da tempo, la ribadisce: «Non ci sono alternative — dice senza mezzi termini il numero uno dello sport italiano —. Nuove disposizioni legislative, identificazione immediata dei responsabili che devono esser processati per direttissima. Proprio come si è fatto in Inghilterra».

ALFANO E I “DOVERI” II ministro dell’Interno non sembra entusiasta delle prime prese di posizioni «sportive». Lui difende la «sua» legge. Alfano manifesta disponibilità a un nuovo confronto, ma vuole precisare: «Siamo disponibili a rivedere l’azione di governo se serve e a incontrare società e Coni — dichiara il titolare del Viminale nel primo pomeriggio —, ma a patto che nessuno si sottragga alle proprie responsabilità». Il riferimento ai doveri del mondo dello sport è già chiaro, ma debitamente pungolato su formazione degli steward, segmentazione delle curve e tagli dei rapporti con gli ultrà (tutti ancora mancanti all’appello), affonda il coltello: «Abbiamo fatto tanto ma non possiamo fare tutto, anche le società devono fare la loro parte».

BERETTA/ALFANO Se punte sul vivo, le società parlano. E se domenica sera Aurelio De Laurentüs aveva sostanzialmente paragonato il ministro dell’Interno ad un bambino di otto anni, nel giorno del gioco al rimpallo tocca a Maurizio Beretta, naturalmente con molta più diplomazia, rispedire la patata nel campo di Alfano. «Bisogna fare un salto di qualità nel sistema di accertamento delle responsabilità e in quello delle sanzioni. Noi lo ripetiamo da tempo, speriamo che questa sia la volta buona. Ormai è evidente che in questi casi non funziona la responsabilità oggettiva, serve invece individuare i singoli responsabili e sanzionarli in maniera pesante sia sul piano sportivo, con Daspo anche a vita, sia sul piano penale». Un messaggio chiaro, con almeno due destinatari: la Figc (per sollecitare un’ulteriore riduzione della responsabilità oggettiva) e il Viminale (per tutto il resto).

TAVECCHIO CONTRO TUTTI II presidente federale interviene per ultimo e ha il vantaggio di aver ascoltato le denunce (tante) e le proposte (poche) di tutti. Da un Consiglio allungato proprio dalle violenze ultrà, Tavecchio riesce a ottenere la richiesta unanime di un «incontro urgente con il ministro Alfano. La Figc si sente parte lesa — dice il numero uno federale —, e appunto per questo chiediamo al Ministro nuove forme di intervento». Tavecchio formerà un ristretto gruppo di lavoro coordinato dal d.g. Michele Uva, che, parole sue, «studierà tutto quello che è nei poteri della Figc (anche per regolarizzare i rapporti tra giocatori e tifosi potenziando la figura dello Slo ed evitando il ripetersi delle gogne sotto le curve, ndr) e lo porterà all’attenzione di Alfano. Con un’avvertenza: noi facciamo quello che possiamo, ma lo Stato faccia lo Stato, magari con meno convegni e più fatti concreti». Anche qui, il riferimento è chiaro, ma Tavecchio affonda, indispettito da chi accusa la Figc di immobilismo. «Noi condanniamo qualsiasi debolezza delle società nei confronti dei violenti. E d’ora in poi ci costituiremo parte civile contro i violenti. Le barriere, i tornelli, i Daspo avranno pure ridotto gli incidenti, ma dobbiamo andare oltre la militarizzazione degli stadi. Ripartiamo dalle scuole, c’è bisogno di un cambiamento culturale. Noi — rivendica Tavecchio —, stiamo facendo cose mai viste, ma la Figc non ha gli strumenti per fermare da sola quest’orda di barbari, lo Stato ci aiuti a salvare il calcio e le società imitino chi come Pallotta ha preso le distanze dai delinquenti». In quanti lo hanno fatto finora?

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