Totti tra la Roma e Trigoria. Storia di rapporti e amicizie

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La Gazzetta Dello Sport (C.Zucchelli)Ci sono gli amici di sempre, quelli con cui si chiude nel suo ufficio, gli unici, insieme alla famiglia, che sanno realmente cosa gli passi davvero per la testa. C’è Bruno Conti, che lo conosce da una vita, e lo tratta quasi come un figlio. E poi ci sono Luciano Spalletti e i compagni, alcuni legati a lui davvero, non solo in campo, altri invece legati soltanto al nome che porta sulla maglia. Che non è, comunque, poco. Francesco Totti, da 23 anni, a Trigoria è di casa, praticamente ci ha trascorso più di metà della sua vita, eppure adesso che sta attraversando settimane complicate spesso preferisce lasciare presto il centro sportivo, appena terminato l’allenamento, per poi recarsi altrove.

DA CRISTIAN A DE ROSSI – Oppure si trasferisce da un campo all’altro, dal suo a quello dove si sta allenando il piccolo Cristian. E non è raro vederlo palleggiare col figlio e con gli altri ragazzini, increduli e felici di quella presenza lì. Preferisce la spensieratezza, Totti, nonostante molti compagni di squadra, spesso, facciano a gara per stargli accanto. Non è una questione d’età, infatti è legatissimo anche a ragazzi di molto più giovani di lui come Miralem Pjanic, che ha 14 anni in meno e due giorni fa lo ha definito «la Roma». O come Radja Nainggolan e Alessandro Florenzi (con cui condivide anche partite di paddle casalinghe), ma pure ad alcuni senatori dello spogliatoio come Morgan De Sanctis, Lobont e Maicon. Per non parlare poi di Daniele De Rossi, che più diverso da lui non potrebbe essere, eppure lo capisce come nessun altro. Non è un caso che quando entrambi erano in tribuna col Palermo (Francesco per essere stato escluso da Spalletti, Daniele per infortunio), il centrocampista abbia deciso di entrare allo stadio insieme al suo capitano e abbia poi deciso di accompagnarlo anche a cena, subito dopo la partita.

TUTTI UGUALICi sono gesti che non hanno bisogno di parole. Quelle le dice Seydou Keita, uno che ha al Barcellona condiviso lo spogliatoio con Messi e Xavi e quindi non ha problemi ad ammettere che «Francesco è un compagno come un altro. Sono felice per la sua doppietta, ma se avessero segnato Nainggolan, Pjanic o Perotti sarebbe stato uguale». Normalizzazione del mito, quindi? No, semplici considerazioni.

OBBLIGO VITTORIA – Non è dato invece sapere se, proprio a Barcellona, pensasse lo stesso di Messi, ma di sicuro lo pensa di Gonzalo Higuain, visto che dice a Sky «il Napoli è comunque forte, con o senza di lui». Tornerà, l’argentino, lunedì, ma la Roma vuole e deve comunque vincere. «Una squadra come la nostra deve sempre giocare la Champions», chiosa Keita. Pragmatico, deciso e convinto, il centrocampista maliano: nel suo calcio, del resto, spazio per i sentimenti ce n’è davvero poco.

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