Stadio stop. Grillo dice no, si va in causa

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – E’ stata un’altra giornata negativa per lo stadio di Tor di Valle, forse quella che ha dato la spallata finale al progetto della Roma. In serata è arrivata la “sentenza” di Grillo, che mette i proponenti all’angolo: «Vogliamo fare lo stadio, ma non a Tor di Valle, in una zona nella quale non ci sia un rischio idrogeologico. Decideranno giunta e sindaco dove farlo. Nessuno dice no allo stadio». La replica dei proponenti non si è fatta attendere ed è stata resa nota con un comunicato durissimo: «Dopo 5 anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor di Valle. L‘area è sicura dal punto di vista idrogeologico e anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo Stadio e dove abitano oltre 10 mila romani». La risposta a Grillo non ammette la possibilità di trattare e si prefigura una gigantesca battaglia legale, con una richiesta di risarcimento danni di un miliardo di euro. Ma il rischio cause e ricorsi ci sarebbe anche in caso di un ok al progetto di Tor di Valle.

IPOTESI ANNULLAMENTO DELIBERA – Ieri la sindaca ha chiesto un parere all’Avvocatura capitolina sull’annullamento della delibera Marino, con la disponibilità ad aiutare i proponenti a individuare un’altra area. In attesa del parere dell’avvocatura (che non sarebbe vincolante) emerge la linea definitiva del M5S: sì allo stadio, no al quartiere con il Business Park. Entro quarantotto ore e con un puzzle giuridico da ricomporre dovrebbe arrivare una decisione sullo Stadio della Roma. Da una parte il vertice del M5S vuole continuare a cercare un accordo con i proponenti per ridurre le cubature del progetto e rimodulare le opere pubbliche da realizzare. Dall’altra c’è l’ala ortodossa che spinge per annullare la pubblica utilità dello stadio a Tor di Valle e quindi mettere uno stop in conferenza dei servizi al progetto. C’è una profonda spaccatura nel M5S su Tor di Valle. Nel caso in cui il Campidoglio annullasse l’interesse pubblico dello Stadio la conferenza dei servizi il 3 marzo dovrebbe prenderne atto e si chiuderebbe con ogni probabilità con esito negativo. Tra gli scenari possibili c’è anche l’allungamento della conferenza dei servizi, ma questa variabile non dipende dal Comune – che ha già chiesto e ottenuto una sospensione di un mese – bensì dai proponenti: gli unici a poterla richiedere. In questo caso il M5S avrebbe più tempo per cercare di ricucire la frattura. Se, infine, il Campidoglio si presentasse alla riunione finale della conferenza dei servizi del 3 marzo senza una posizione definita, potrebbe essere dichiarata l’improcedibilità di quest’ultima e i proponenti a questo punto sarebbero pronti a richiedere l’intervento del Governo per chiedere il commissariamento.

SLITTA A DOMANI L’INCONTRO – L’incontro tra i proponenti e i vertici del M5S, previsto per ieri alle 14, è slittato a domani su richiesta del Comune per approfondimenti. Emergono altri elementi che evidenziano la rottura in atto. Il parere all’avvocatura sarebbe stato chiesto da tempo e può arrivare in tempi brevissimi. Ci sarebbero altri problemi da risolvere, la questione trasporti per esempio è in altissimo mare. I proponenti hanno incassato il colpo e preparano le contromosse. La causa da un miliardo di euro alla quale si giungerebbe per il no allo stadio avrebbe un costo di 400 euro a cittadino, poi si aggiungono i soldi della fiscalità che i proponenti verserebbero al Comune, 140 milioni l’anno per sei anni. A questo si aggiungono le opere pubbliche che non verranno realizzate: l’allargamento della via del Mare, l’ammodernamento della linea ferroviaria RomaLido, la sistemazione del fosso di Vallerano ed il parco fluviale. Facendo una stima al ribasso si arriva a un totale di due miliardi, tanto costerebbe il no allo stadio, di cui uno direttamente ai romani per una causa giudiziaria e uno di mancate entrate, senza contare le quasi seimila persone che lavorerebbero al progetto, oltre naturalmente a tutto quanto si perderà in termini di volano economico generato dal nuovo stadio sulla città di Roma.

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