Stadio della Roma, passi avanti il Comune dice sì

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Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Ebbene sì, può essere la svolta. Passato il referendum, esauriti i brindisi, puntata la barra sulle prossime elezioni nazionali – vicine o lontane poco importa – il Comune di Roma ha finalmente deciso che il nuovo stadio si può fare. Perché il Movimento Cinque Stelle non ci tiene più a essere timbrato come il partito (orrore, non partito: gruppo, comunità, filosofia, come volete) del no. Fatto il No, si può fare qualcos’altro.

PESO POLITICO – Non lo dicono in via ufficiale, naturalmente. Da quel punto di vista continuano a esprimersi come sempre. Paolo Ferrara, capogruppo M5S al Campidoglio, dichiara all’Ansa: «Ieri (lunedì, ndr) c’è stata una riunione di maggioranza e – ci sono almeno 29 persone che vi hanno partecipato e possono confermarlo – non si è parlato dell’assessore Berdini, che è un membro di giunta. In queste settimane stiamo lavorando sulla questione dello stadio della Roma: preferiamo concentrarci su questioni concrete piuttosto che su chiacchiere e polemiche da vecchia politica». L’assessore all’urbanistica Paolo Berdini c’entra perché nelle ultime ore si era sparsa la voce di sue dimissioni. Oppure di uscita dalla giunta comunale con tanto di accompagnamento e atterraggio morbido. Berdini era rimasto il più deciso a opporsi al progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle. Diciamo meglio: non in merito allo stadio in sé bensì al surplus di metri cubi rispetto al piano regolatore. E, in subordine, detestava la zona scelta. Quindi riunioni costruttive con la Roma, poi dichiarazioni polemiche, chiare e dense di peso politico. In sostanza, Berdini si stava discostando sempre più, quantomeno a parole, dalle posizioni del Movimento. Era possibilista sull’Olimpiade 2024, poi bocciata, è contrario a Tor di Valle sul quale invece c’è addirittura, a quanto trapela, un via libera del leader Beppe Grillo. Perché, appunto, i Cinque Stelle hanno bisogno di muoversi in avanti dopo aver passato parecchio tempo in barriera. Berdini però non è tipo da farsi zittire a lungo. Allora nella riunione di giunta, e anche a latere, gli è stata esposta la (nuova) situazione. I suoi continui interventi controcorrente, apprezzabili sul piano tecnico e urbanistico, mettono in imbarazzo altri esponenti dell’amministrazione, come il vicesindaco Daniele Frongia, che invece nei vari incontri con la Roma aveva proposto qualche apertura e cominciato persino a studiare, di concerto con i proponenti, modifiche al progetto.

INSIDIA VOTO – Adesso spetta a Berdini decidere che cosa fare, se sbattere la porta, se adeguarsi, se continuare a criticare l’iniziativa stadio dall’interno della giunta, oppure ancora sentirsi soddisfatto con la propria coscienza delle obiezioni sin qui avanzate e lasciare che siano gli altri a scottarsi con le patate bollenti che ancora restano da sbucciare. Prima tra tutte quella della variante urbanistica necessaria alla realizzazione del progetto così com’è (o anche con qualche modifica politicamente corretta). La Roma puntava ad assicurarsi l’appoggio, o almeno la desistenza, del Comune in questa vicenda, a costo di arrivare con un ulteriore ritardo all’approvazione definitiva. Il voto sulla variante urbanistica resta un passaggio pericoloso, nel quale possono trovare sfogo diverse opinioni e turbolenze interne alla maggioranza. Però è difficile che l’assemblea bocci la proposta che uscirà dalla conferenza dei servizi, frutto evidentemente di tutti i compromessi possibili. La Roma si è già detta disposta ad abbassare i tre grattacieli previsti allo scopo di ridurre le cubature, però le modifiche devono essere fatte con misura: un progetto troppo diverso dall’originale significherebbe ripartire da zero con l’iter. La variante suddetta dovrebbe arrivare in aula in gennaio. La Regione Lazio vuole che tutto sia a posto entro il 6 febbraio per poi avviare le ultime pratiche. Siamo alle fasi decisive.

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