Stadio in bilico. La Roma trema, Pallotta: «Senza è la catastrofe»

La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – Cala la notte, esplode lo scontro. «Lo stadio non si farà a Tor di Valle», annuncia Beppe Grillo al Tg2 della sera. «Un sito alternativo non è ipotizzabile», rispondono subito i soggetti proponenti. Negli stessi istanti, da Boston, si scomoda pure James Pallotta, con un tweet drammatico, segno che il progetto stadio è davvero appeso ad un filo: «Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall’incontro in programma venerdì (domani, ndr). In caso contrario, sarebbe una catastrofe per il futuro della Roma, del calcio italiano, della città, e francamente per i futuri investimenti in Italia». Una dichiarazione scioccante, che in 140 caratteri trasforma in rischio concreto il timore circolato in questi mesi di trattative sempre più complicate con il Comune: senza stadio a Tor di Valle, addio Roma.

SEMPRE QUELLO – È il tentativo disperato di frenare il principio di una valanga. «A Tor di Valle c’è un rischio idrogeologico», ammonisce Beppe Grillo. «Facciamolo in un’area dove non c’è un fiume che esonda», aggiunge. Ma se questo è il motivo scelto dal leader grillino per bocciare, di fatto, il progetto, in verità è stato già affrontato e risolto ai tempi di Marino, prima che fosse votata la pubblica utilità, quando si chiese ai proponenti di inserire tra le opere pubbliche a loro carico anche un intervento da dieci milioni di euro sul fosso di Vallerano, dove si concentra il rischio esondazione. «L’area è sicura dal punto di vista idrogeologico – fanno sapere i proponenti – e anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo stadio e dove abitano oltre 10 mila romani». Motivo per cui, ribadiscono la Roma e il costruttore Luca Parnasi, proprietario dell’area in discussione, «… dopo cinque anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle».

NO PUBBLICA UTILITA’ – La situazione deflagra al termine di un’altra giornata di passione, vissuta sul canovaccio di sempre, cioè tra cerchiobottismi a Cinque Stelle («È una situazione complessa, decideranno la Raggi e il Consiglio nelle prossime 48 ore, lo stadio rappresenta solo il 15% del progetto», aveva dichiarato Beppe Grillo) e la ricerca continua di un’exit strategy. Vista al di là del Grande Raccordo Anulare, deve apparire una vicenda marziana. Simbolo di una città che ormai sfugge ad ogni logica, in cui può succedere di tutto, o niente, per mesi. E questa, in fondo, è la cosa più grave accaduta al progetto Tor di Valle nei primi otto mesi dell’era Raggi: si è detto di tutto, ma non si è deciso nulla. Mentre i giorni passavano e la scadenza della Conferenza di servizi si avvicinava. Ora, costretta a prendere una decisione da consegnare ai proponenti nell’incontro di domani (ammesso che si faccia), la sindaca con un atto cautelativo si affida all’Avvocatura capitolina e al Dipartimento di Urbanistica: siano loro a dirle se ci sono gli elementi per annullare o revocare la delibera di pubblica utilità votata il 22 dicembre 2014 senza incorrere in lunghe cause miliardarie che costringerebbero il Comune, ogni anno, ad accantonare in bilancio una montagna di soldi di riserve legali. Evidentemente, il vincolo della Soprintendenza del Mibact non si è rivelato sufficiente a bloccare il progetto. Anche perché è venuto fuori che la Sovrintendenza comunale, pochi giorni prima, aveva dato parere favorevole, pur auspicando la salvaguardia di almeno una parte della tribuna dell’ippodromo.

E ORA? I nodi stanno venendo al pettine. I margini per una soluzione non cruenta della vicenda sono ridottissimi. Pur considerando l’ultima uscita di Grillo l’ennesima boutade, ormai sembra chiaro che Giunta e maggioranza dei consiglieri grillini abbiano scartato l’ipotesi di autorizzare solo una riduzione light delle cubature. E qualunque altra ipotesi renderebbe il progetto non più sostenibile finanziariamente. Mai come in queste ore il destino del progetto Tor di Valle sembra segnato. Il dramma è che rischia di trascinare a fondo anche la Roma.

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