Spalletti: “La squadra si è allungata troppo. A noi manca un po’ di determinazione. Le occasioni avute potevano cambiare la partita. Alle prime difficoltà ci abbassiamo, colpa di menti un po’ malate. L’allenatore è il primo colpevole di questi alti e bassi perché non fa abituare i giocatori ad un andamento regolare. Il Torino ci ha messo più veleno ed è giusto che abbiano vinto. Devo modificare qualcosa, così non si va più avanti”

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Luciano Spalletti, mister della Roma, è stato intervistato durante il post partita di Torino-Roma 3-1. Queste le sue parole:

SPALLETTI A SKY

La difesa ha giocato bene nelle ultime due, oggi si sono sommati alcuni errori individuali, perché secondo lei?
Se si vuol fare questo gioco qui, al quale partecipo malvolentieri, perché poi è sempre la squadra che va considerata, ci siamo allungati un po’ troppo e la difesa ha dovuto agire da reparto un po’ solo. La squadra non è riuscita a ricomporre le distanze giuste per potersi aiutare a vicenda.

Le occasioni la Roma le ha avute, è mancata cattiveria davanti?
Quello fa parte un po’ dei giochi a noi un po’ di determinazione ci manca. Abbiamo fatto vedere che ci sta sbagliare qualche opportunità importante, oggi queste occasioni sono avvenute ad inizio partita e potevano sicuramente poi direzionare la partita in un’altra maniera. Poi quando abbiamo concesso la prima, il Torino è stato bravo a sfruttarla. Diciamo che se si va a fare un’analisi più corretta, che è quella di squadra, la nostra squadra ha fatto vedere troppe volte di avere troppi alti e bassi nel lungo periodo. Non m’interessa tanto il singolo episodio in questo momento qui, a me interessa l’analisi del lungo periodo, lo storico della Roma, con me stesso quando son venuto e anche con altri allenatori. Si vede sempre questo. Quando vivi nell’entusiasmo e riesci ad avere il sostegno e l’entusiasmo di una piazza così calda come la nostra, riesci a fare qualcosa di più rispetto alle cose che normalmente accadono. Quando ci sono le prime difficoltà si abbassa e va in confusione, perché si pensa, attraverso quello che sono delle menti un po’ malate, che le cose vengano fuori in base da quella che è la nostra qualità, la nostra caratteristica, senza metterci la testa, senza andare alla ricerca di uno sforzo o di un impegno maggiore. Di conseguenza poi c’è il momento in cui gli altri fanno uso di queste caratteristiche e quella che è la proposta della Roma viene involontariamente abbassata.

Alti e bassi più di natura mentale che tecnica?
Sì, perché poi va ad essere interessata la natura tecnica, va ad essere preso in considerazione quello che succede sul campo. Ma è sempre quello, da un po’ di presunzione, di aspettare che le cose accadano da sole per quella che è la mia qualità, il mio nome, il mio blasone, i colori che vesto. Mentre non è così, la direzione del successo e della vittoria è sempre la strada opposta.

Abbiamo visto Totti molto basso, quasi da regista in linea con l’altro centrocampista. E’ per avere un po’ più di qualità nella distribuzione del gioco?
Sì, in quel momento gli avevo chiesto di stare un po’ più basso, era inutile se anche lui andava ad ingolfarsi nel traffico mentre loro si erano abbassati quasi tutti al limite dell’area in maniera importante. Di conseguenza lì c’era troppa densità, mentre se lo facevi da 5 metri più sotto questo passaggio, questa scelta giusta… Lui ha questa qualità.

Oggi Dzeko ha fallito alcune occasioni, ma aveva detto che era importante anche la partecipazione. L’ha vista oggi?
Noi purtroppo, e lo dice la nostra storia, non riusciamo a mantenere un livello di impegno, un livello di sforzo, di ricerca, di raschiare quello che deve essere il risultato individuale da dare nei duelli durante la partita, nella corsa, nel tentativo di aiutare un compagno. Alterniamo. Abbiamo degli alti e bassi e questo va sicuramente levato durante la settimana. Se c’è questo andamento alto e basso l’allenatore è il primo ad essere colpevole, perché non non riesce a farlo mantenere durante gli allenamenti settimanali. Non li fa abituare l’allenatore a questo andamento regolare.

SPALLETTI A ROMA TV

Una sua analisi dopo questa sconfitta…
La mia analisi è quella che abbiamo fatto una partita dove tatticamente potevamo prendere dei vantaggi per quelle che erano le differenze in campo. Poi però nelle letture siamo stati un po’ lenti, nella qualità di gioco siamo stati un po’ imprecisi, nell’impegno e nel sacrifico dei duelli loro ci hanno messo qualcosa di più, nel veleno o nel saper sfruttare l’occasione che ti capita a te o che capita a loro, abbiamo messo qualcosa in meno di loro, è giusto che abbiano vinto.

Mihajlovic ha detto siete superiori, ma che loro hanno messo qualcosa in più sul profilo della cattiveria, è d’accordo?
Sono d’accordissimo, è quello per cui ho la maggiore responsabilità di questa sconfitta. Quando l’allenatore non riesce a farci mettere quel sacrificio lì, quell’impegno lì, quella ricerca lì a cui si è alluso ora e fa si che prevalga la mente folle di qualcuno che attraverso il nome che porta, attraverso il lasciar scorrere, le cose andranno nella direzione giusta perché io sono io e sono più forte… Allora l’allenatore deve cambiare qualcosa, non c’è alternativa.

Secondo te è un limite caratteriale, tecnico o di condizione?
E’ un limite di gestione di queste menti che probabilmente hanno delle idee distorte dentro la testa di quello che invece deve accadere durante gli allenamenti, durante le partita. Si fa sì che, l’allenatore, questi pensieri sbagliati prevalgono sulle conoscenze e le analisi corrette da parte dell’allenatore, per cui la soluzione è solo lì, di alzare quello che deve essere il livello quotidiano per ricercare queste qualità e queste diciamo caratteristiche, che poi vanno nella direzione della vittoria, perché vince quello che si impegna di più, non vince quello che è più bravo a prescindere. Qualche volta sì, come succede a noi, poi quando c’è da mettere dentro l’analisi, dentro lo storico un numero che riguarda una serie di partite più lunghe si trovano sempre questi alti e bassi e di conseguenza non si vince niente.

Cosa non va ancora nei meccanismi di difesa?
E’ un gioco al quale partecipo malvolentieri quello di prendere uno, di prendere l’altro, secondo me c’è sempre un comportamento di squadra. A un certo punto ci siamo allungati troppo, non sostenevamo queste distanze corrette tra i reparti e la difesa è stata costretta ad agire come reparto da solo, sopratutto nel secondo tempo, ma anche nel primo tempo. Di conseguenza la lettura è più globale, più generale, non è solo dell’elemento, del giocatore che ha fatto rigore, perché quello ha sbagliato gol… Deve esserci una ricerca di sintonia che si fa attraverso un comportamento di squadra, non attraverso il singolo elemento. E non si dà la colpa a quello a quell’altro ma all’atteggiamento di squadra.

SPALLETTI IN CONFERENZA STAMPA

Ha avuto più difficoltà di quanto pensasse in questa partita?
Non snobbo mai nessuno per cui le difficoltà nel nostro calcio ci sono sempre. Chiaro che se tu riesci a mettere la qualità che hai supportata da impegno e sforzo poi spesso si creano situazioni. Se invece sono gli altri e sfruttare le situazioni si fa tutto più difficile, ma in generale è chiaro che dovevamo fare di più e la partita dovevamo metterla su binari diversi.

La sconfitta ridimensiona le ambizioni? Ci sono stati problemi a fine partita con la panchina del Torino?
Non ridimensiona niente. Io so benissimo quello che ci penalizza sia sulla partita sia sullo storico della Roma, sia quando ancora c’ero io sia nel periodo in cui non ci sono stato. Ci sono momenti dove ci sono impennate di qualità e godiamo del sostegno della piazza con la loro passione sfrenata mantenendo un livello di risultati. Finché non si capita che perdi e noi nella lunghezza non riusciamo a mettere quell’impegno necessario. Per cui l’allenatore se non riesce a togliere questo vizio è il primo responsabile. In questa direzione andrà ad essere poi scelto di lavorare nel prossimo futuro, questi alti e bassi non vanno più bene e bisogna cambiare quello che pensano alcuni menti deboli. Ci si aspetta che le cose accadono senza far uso di qualità che un elemento forte potrebbe mettere sopra, e questo lo facciamo vedere da anni. Per cui allenatore primo responsabile che ora trova soluzioni. Ormai so che bisogna fare, questi calciatori sono quelli che ho scelto e voluto, quelli che rimarranno fino a fine anno e per me sarà un piacere lavorare con loro anche nel momento del dolore, perché ci sarà qualche momento del dolore da dover passare. Devo modificare qualcosa, cosi non si va più avanti. Tagliavento è stato bravissimo, ho avuto da dire solo perché a un certo punto i raccattapalle non mettevano le palle in campo ed è brutto. Con questi atteggiamenti il Torino va vedere che è un club vecchio. Bravissimi nelle partita meno in questo frangente qui.

Tutti i difetti possono essere rapportati a una condizioni psicofisica deficitaria?
L’abbiamo detto prima, non riusciamo a mettere qualità in una lunghezza di comportamenti importanti. Ci sono delle menti che pensano che a un certo punto va tutto solo ed è li che si deve intervenire perché se le cose non si fanno accadere e le lasci rimbalzare poi c’è qualcuno che le mette a terra e noi abbiamo fatto vedere ancora che facciamo 2 prestazioni buone e una male. Se non si usano il massimo delle potenzialità il massimo responsabile è l’allenatore e lui dover cambiare affinché che ci sia un modo di pensare corretto e queste presunzioni dei calciatori vanno allontanate.

Manca cattiveria alla Roma?
Questa cosa ha sempre caratterizzato la Roma. Ha riguardato il mio periodo precedente, quando non ci sono stato, quando sono tornato. Ci sono questi momenti dove ci sono dell’impennate di qualità e riusciamo a godere del sostegno della piazza. Riusciamo a mantenere un livello di risultati. Finché non arriva quello più bravo, la partita la perdi, non riesci a usare certe caratteristiche e questo nel lungo periodo crea difficoltà, non ce la facciamo. E se la l’allenatore non riesce a far togliere questo vizio è il primo responsabile, soprattutto in questa direzione andrà la scelta di lavorare nel prossimo futuro visto che questi alti e bassi non vanno più bene. Bisogna cambiare quello che pensano alcune menti deboli che, siccome portano questi colori, hanno questo nome, siamo la Roma, e le cose devono andare per forza nella direzione giusta, senza metterci niente di nostro. Si aspetta che le cose accadano per quello che sei, senza andare a far uso di ciò che uno che ha delle qualità riesce a metterci sopra, e questo ci manca da anni. L’allenatore è il primo responsabile, ma adesso l’allenatore trova la soluzione. Ormai lo so, so cosa bisogna fare, so con chi ho a che fare, questi calciatori sono quelli che io ho voluto, quelli che ho scelto, quelli che rimarranno fino a fine anno e con cui ho piacere a lavorare anche nel momento del dolore, perché ora dovremmo passare anche qualche momento di dolore. Devo modificare qualcosa, così non si va più avanti. L’anno scorso abbiamo avuto un periodo bellissimo, ma quello che dovevamo mettere sopra a quel telaio a volte lo mettiamo e a volte no. Oggi non abbiamo messo sul campo quello che è la qualità di squadra: il sacrificio, la ricerca delle distanze, la cattiveria. Sono tutte cose un po’ scollegate. Succedono singolarmente e non va bene. Ci siamo allungati in alcuni momenti nella linea difensiva e ha lavorato da sola. Questo non va bene, è un discorso collettivo, ti capitano quelle 2-3 occasioni che non sfrutti perché poi si lasciano passare certe cose. Noi vestiamo dei colori bellissimi e tutti dobbiamo essere orgogliosi, Sinisa ha detto bene, loro hanno dato qualcosa in più. Se avessimo sfruttato l’occasioni iniziali la partita sarebbe stata diversa. L’impasto di Sinisa è stato diverso da quello che ho fatto io. Si modificherà qualcosa, non c’è altra strada, con me o senza me, con altri più bravi, accadono sempre le stesse cose.

Tagliavento?
E’ stato bravissimo, c’ho discusso solo perché non ributtavano le palle i raccattapalle e questi atteggiamenti fanno del Torino un club vecchio e ho incalzato il quarto uomo, mentre l’arbitro ha brontolato con me e io gli ho detto che sarebbe un atteggiamento antisportivo questa cosa. Dopo ho anche detto all’arbitro che l’avrei raccontata questa cosa, noi non dobbiamo farlo in casa nostra e nemmeno loro, tanto la partita ormai era incanalata in un certo modo e Tagliavento se l’è venuta a prendere con me, però poi loro sono stati sicuramente bravi in campo, non hanno sbagliato niente. Non riusciamo a mettere più qualità contemporaneamente, poi abbassiamo questo, abbassiamo quell’altro, il risultato è negativo, poi rimarca la prestazione, poi andiamo bene. In generale ci sono delle menti che pensano che poi vada tutto da solo ed è lì che bisogna intervenire, se le cose non le fai accadere te, allora ci sarà qualcuno che le mette a terra e le controlla. Oggi abbiamo fatto vedere che come dice lo storico della Roma, lo dico un’altra volta, siamo discontinui, una volta si fa bene, poi si fa male, poi ci facciamo portare via la palla e gli concediamo il gol. Se non si usa il massimo delle potenzialità che si hanno, l’allenatore è il primo responsabile e va cambiato se le cose accadono per un lungo periodo affinché si pensi in un modo più corretto, anche per annullare le presunzioni dei giocatori.

Cosa è successo nel primo gol di Belotti?
Sul primo gol di Belotti, Fazio ha perso la marcatura. Poi la palla è andata proprio nella sua zona, dove Belotti ha avuto la possibilità di usare le sue qualità. È un bomber di quelli veri. Sa ritagliarsi gli spazi, se fosse rimasto nello stesso posto dove poi doveva vedersela nel duello con Fazio sarebbe stato più difficile, ha sfruttato il tempo e si è ritagliato lo spazio dove è stato premiato, complimenti al Gallo.

SPALLETTI A MEDIASET

Secondo me c’è sempre lo stesso vizio, non conta il fatto del giocare in casa o in trasferta, è sempre questo credersi un pochettino più bravi di quello che si fa vedere, viene sempre da quella che è l’impostazione, da come ci si atteggia nel preparare le cose. Quindi l’allenatore è quello che ha maggiore responsabilità, quello che è l’andamento quotidiano, quello che è l’andamento storico, la dice lunga sull’ordine che decide l’allenatore.

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