Rudiger: “Il recupero è stato difficile. Cori razzisti? Se avessi reagito sarei stato uno stupido”

Antonio Rudiger, difensore della Roma, è stato intervistato dal sito sportbuzzer.de ed ha parlato anche del suo infortunio. Queste le sue parole:

La scorsa estate ti sei fatto male poco prima dell’inizio di Euro 2016 al legamento crociato. Cosa hai pensato?
Il Campionato Europeo in Francia sarebbe stato il mio primo grande torneo. E’ stato così amaro farmi male. Eravamo appena arrivati ​​a Evian, il nostro quartier generale durante il campionato europeo. Ho subito pensato: “Va bene. Ora è finita”.

Gli Europei li hai seguiti dal divano…
E non ero a casa a Roma, ma con Klaus Eder, il nostro fisioterapista della nazionale, a Regensburg per fare riabilitazione. Da lì ho seguito le partite della Germania.

Solo 141 giorni dopo l’infortunio, sei tornato a giocare per la Roma. Come hai fatto a tornare in forma in così poco tempo?
Il tempo di recupero è stato difficile per me. Ho visto i miei compagni di squadra a Roma allenarsi sul campo, mentre io dovevo andare in palestra. Arrivavo alle 9 e facevo un trattamento e poi fino a tre ore di allenamento sulla forza. Poi il pranzo e poi era di nuovo fino a tre ore. E così quasi tutti i giorni.

Dal 2015 giochi in Italia. Quali sono le maggiori differenze tra la Serie A e la Bundesliga?
Nella velocità di gioco, il campionato italiano è un po’ avanti. Il campionato tedesco è notevole quanto quello italiano però. Ma si tratta di tattiche, qui l’Italia è la numero uno.

Ce lo puoi spiegare?
Raramente ci sono partite che sono ad alto tasso tecnico in Serie A. A Roma abbiamo spesso fino ad un’ora e mezzo di analisi video. E sul campo di allenamento spesso ci concentriamo sulla tattica per un’ora. Certamente ci sono cose più emozionanti ma anche questo aiuta.

Riesci ad immaginarti un tuo ritorno in Bundesliga?
Sono cresciuto in Germania, è la mia casa. Posso immaginare che un giorno tornerò a giocare nella Bundesliga. Ma a Roma mi sento molto bene.

Com’è il tuo rapporto con il tuo compagno di squadra Francesco Totti? E’ una leggenda a Roma…
E’ diventato normale per me stare seduto vicino a Totti. E posso anche parlare in italiano con lui. Ma a volte quando guardo Totti penso: “Wow. Questo è Totti, è seduto di fronte a me”. Questo mi succede molto spesso.

Cosa ti piace di Roma?
Roma è grande. Hai tempo di fare tante cose, il cibo è eccezionale. Solo che a volte mi sarebbe piaciuta un po ‘di privacy.

Che cosa vuoi dire?
I fan italiani sono calorosi. Di più rispetto a quelli in Germania. Quando cammino nella mia città, Berlino, per le strade mi riconoscono, quindi la gente mi chiede gentilmente se posso fare una foto con loro. A Roma, è diverso. Qui i fan sono ancora più appassionati. Inoltre, cambiano spesso umore. Un giorno ci si sente amati, dopo una sconfitta di meno.

I cori razzisti?
E’ un peccato che ci sia ancora questo nel 2017. Ma se avessi reagito sarei stato uno stupido.

E’ mai successo qualcosa di simile nei derby in Germania?
Mai.

Hai dovuto lottare durante la tua vita con il razzismo?
No. La mia città è molto multiculturale. Sono cresciuto con persone che venivano da ogni parte del mondo. Tedeschi, arabi, asiatici. E stavano sempre tutti insieme.

Hai cominciato a giocare a calcio nella “gabbia” a Berlino…
Allora, abbiamo organizzato dei tornei, anche stranieri contro i tedeschi. Ma questo era divertente, perché eravamo tutti ragazzi cresciuti insieme in quella zona. Ci siamo sempre rispettati.

La tua famiglia è dalla Sierra Leone. Ci sei mai stato?
Durante la pausa invernale ci sono andato per la prima volta. E’ stato importante per me. Soprattutto dopo il brutto infortunio per liberare la testa. La Sierra Leone mi ha dato lo slancio per la seconda parte di stagione. E’ pazzesco quanto amore la mia gente abbia messo. Sono rimasto senza parole quando l’ho visto.

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