Corriere dello Sport – Roma, solo i risultati da Champions

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Una Roma divisa tra i risultati ottenuti e il gioco in campo…un quadro sempre più misterioso:

La Roma di Coppa, come quella del campionato, lascia un quesito di fondo curioso e anche un po’ inquietante. Non si capisce quale sia la squadra a cui dobbiamo fare riferimento, quella più vicina alla realtà delle cose. E’ la Roma dei risultati o la Roma del gioco, inteso in senso largo, dall’atteggiamento in partita, alle scelte dell’allenatore, all’interpretazione tattica dei vari momenti della gara.

Tendenze – Sui risultati oggi nessuno può dire niente, o quasi niente. In campionato ha 3 punti in meno della Juve capolista, è in piena corsa per lo scudetto e se lo scontro diretto di Torino fosse finito come era giusto che finisse, sarebbero almeno alla pari. I risultati della Champions necessitano di una interpretazione un po’ più approfondita, però se il giorno del sorteggio abbiamo detto tutti, ma proprio tutti, che la Roma era finita in un girone terribile dobbiamo ribadirlo anche adesso.

Prospettive – Visti anche nell’insieme, campionato+Champions, i risultati ci sono. E’ la Roma del gioco che va discussa, anche dimenticando lo splendore di un anno fa, quando non c’era la Coppa a togliere la continuità del rendimento. Ma una squadra che si sente forte dentro non sta lì a difendersi da un avversario che, fra l’altro, non è per niente minaccioso. Se finisce in quel vortice, è perché smarrisce il senso di sé. Era successo anche a Bergamo: per 45’, tutti dietro a difendere un gol di vantaggio, con una pessima gestione della palla e ingiustificabili lentezze e leggerezze.

Doppia faccia –  Può darsi che vi sia una flessione atletica e fisica, dovuta anche a tante assenze prolungate e all’usura di qualche giocatore, ma la Roma vera esiste in brevi, seppur significativi, scorci di partita. A Bergamo dallo 0-1 (anzi, dal mancato raddoppio dell’Atalanta) fino al 2-1, a Mosca negli ultimi 20’ del primo tempo. Pure il modo di entrare in partita a volte è sconcertante. Lo fa con una superficialità che, come è successo in casa col Bayern, diventa presunzione del tutto ingiustificata. Non difende e non attacca. Non gioca, osserva. E’ accaduto in Champions con i bavaresi e in campionato a Napoli (primo tempo di scena muta) e a Bergamo (primi 20’). Sempre in trasferta e in questo caso, solo in questo caso, i risultati confermano una doppia versione romanista: all’Olimpico (Bayern a parte) è una schiacciasassi, in trasferta no. La personalità della Roma, che molti danno per scontata per la presenza di giocatori come De Rossi, Totti, Pjanic e Maicon, è in realtà una personalità di singoli, non di squadra. (…)

Corriere dello Sport

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