Roma ko. Molto Under, ora si può

Corriere dello Sport (R.Maida) – Un primo tempo da grande, un secondo tempo da panico. La Roma esce dalla ghiacciaia di Kharkiv con una sconfitta che non chiude il discorso qualificazione grazie alle solite parate di Alisson e a un prodigioso salvataggio a tempo scaduto di Bruno Peres, ma deve interrogarsi un’altra volta sulla tenuta atletica e mentale: com’è possibile sparire dal campo, o comunque lasciare così tanto spazio alla rimonta dello Shakhtar, dopo aver gestito con raziocinio e qualità la partita fino all’intervallo? Adesso per passare il turno basterebbe vincere 1-0 all’Olimpico, quindi niente è perduto. In fondo al Metalist Stadion erano caduti anche City e Napoli. Però servirà alzare il livello della performance, in attacco come in difesa: i periodici blackout della squadra non sono adatti al territorio della Champions League nel quale invece gli ucraini sguazzano.

SOTTOZERO – Il meteo invece non ha inciso affatto, visto che il terreno di gioco era perfetto. Alla fine si è giocato a -7, in un contesto festoso e rumoroso come lo Shakhtar avrebbe sperato. Con Florenzi titolare, nonostante i problemi di gastroenterite, Di Francesco ha deciso di confermare l’esordiente Ünder per sfruttare il momento di grazia. Un segnale di coraggio che la Roma ha recepito, senza preoccuparsi dello choc termico: anzi proprio i due che giocavano a maniche corte e senza guanti, Kolarov e Perotti, hanno messo da subito pressione agli ucraini, su input continui dell’allenatore che da fuori invitava la squadra ad aggredire.

OCCASIONI – E così, autorevole e autoritaria, la Roma ha lasciato il possesso palla agli avversari, specialità di casa Fonseca, sfruttando le ripartenze alte. Nei primi 21 minuti sono venuti sette calci d’angolo e tre occasioni da gol, due per Dzeko e una per Manolas, che la consueta imperizia dell’attacco ha impedito di finalizzare. Ma lo Shakhtar non aveva fatto i conti con Ünder, ancora lui, che si è infilato con i tempi giusti dietro alla difesa e sfruttato un taglio perfetto proposto da Dzeko: tocco di sinistro e primo gol alla prima partita in Champions. E fanno 5 nelle ultime 4: trascinato dall’istinto e dalla qualità, questo ragazzino è ormai insostituibile per Di Francesco. In tribuna al Metalist Stadion c’era Lucescu, ex allenatore dello Shakhtar e oggi ct turco: diffcilmente si priverà di lui nel futuro prossimo.

RIBALTAMENTI – Certo, anche lo Shakhtar creava problemi in linea simmetrica, quindi sul fronte d’attacco sinistro, grazie al talento di Bernard e alla spinta del terzino Ismaily. Florenzi ha faticato a prendere le misure alla coppia perché Ünder, attivo nella costruzione della manovra e determinante nel momento giusto, non riusciva a supportare a dovere la linea difensiva. Per fortuna la buona lena di De Rossi ha ritardato i guai. Sul fianco destro, dove la Roma sbandava di più, ma anche centralmente, dove il capitano Taison sbatteva di continuo. Tanto che il primo tiro verso della porta è stato del regista Fred, lontanissimo dai pensieri di Alisson.

CAMBIO – Ma dopo la pausa, la partita è cambiata su un episodio banale. La Roma, tradita dalla scarsa verve di Nainggolan e al solito poco efficiente in attacco, ha bucato un lancio apparentemente innocuo di Rakitskiy con un intervento fuori tempo di Florenzi e ha lasciato l’uno contro uno all’argentino Facundo Ferreyra, fino a quel momento impercettibile centravanti. Dribbling a Manolas e gol. Da quel momento lo Shakhtar, spinto dall’entusiasmo, avrebbe potuto segnare in qualunque momento con i suoi giocolieri, perché la Roma ha perso compattezza e autostima. Alisson ha parato il parabile, finché Fred non ha infilato la punizione nell’angolo giusto. I cambi di Di Francesco non hanno modificato il trend decrescente. Anzi, uno sì: Bruno Peres, l’amico ritrovato, ha salvato il possibile 1-3 a tempo scaduto. Che sia un segno del destino in vista del ritorno. Non è finita ma per meritare i quarti non può bastare mezza Roma.

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