Roma, festa grande. «Ma questo scudetto è merito di De Rossi»

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La Gazzetta dello Sport (F. Pioppi) – «Tutte le finali che ab­biamo fatto le abbia­mo sofferte tantissi­mo e anche questa porta con sé una una gioia particolare, di­ciamo pure che è stata epica. C’era sfuggita la Youth League, mentre la Coppa Italia non era­vamo riusciti a giocarla al me­glio, meritavano qualcosa di speciale perché questo è un bi­ennio di grande qualità, non si batte per caso una squadra for­te come la Juventus». Nemme­no il tempo di finire la prima intervista da campione d’Italia e Alberto De Rossi si prende una secchiata d’acqua dai suoi ragazzi. «Penso già all’anno prossimo…» L’ottavo tricolore nella storia della Primavera giallorossa è l’emblema di un lavoro di qualità portato avanti negli anni. La Roma ha trionfa­to sotto gli occhi attenti del d.g. Baldissoni, dell’anima storica Bruno Conti e del tecnico Luciano Spalletti. «C’è grande fe­eling con lui e sceglierà in ma­niera autonoma chi portare in prima squadra, è un allenatore che viene dal settore giovanile e ha un occhio particolare».

VETRINA – In rampa di lancio Ezequiel Ponce, autore del gol del pari e premiato come mi­glior giocatore della fase finale. Un orgoglio anche per Sabatini che in estate aveva investito 4.2 milioni per strapparlo al Newel­l’s e proiettarlo in prima squa­dra come vice Dzeko, salvo poi vederselo stoppare a novembre per la rottura del crociato destro. Il bomber argentino si è messo tutto alle spalle e ha se­gnato 11 gol. De Rossi spiega: «È un giocatore forte, ma dopo aver celebrato questa festa dob­biamo subito trovare altri gioca­tori. Io tagliato per il settore gio­vanile? Penso proprio di sì. Non sarei all’altezza dei grandi: ho dato tutta la mia vita al settore giovanile. Più passano gli anni e più mi sento a mio agio». Scu­detto meritato con la Roma che aveva iniziato alla grande, met­tendo in difficoltà la Juve con le incursioni di Di Livio e co­struendo un paio di buone occa­sioni con Ponce, mentre i tifosi, circa 200, esponevano uno stri­scione «De Falchi vive!» in ono­re dell’amico scomparso il 4 giu­gno di 27 anni fa a Milano, negli scontri con gli ultrà rossoneri.

CAVALCATA – Dopo aver preso in mano la gara, la squadra di De Rossi era arrivata a un passo dal colpo del ko a pochi secondi dal novantesimo, con il tap­in vincente di Spinozzi che veniva annullato per un fuorigioco dubbio. Poi rigori e la gioia irre­frenabile. Fra i protagonisti Christian D’Urso: «Vorrei parla­re della squadra, siamo partiti da lontano e siamo arrivati fin qui. Un successo di tutti. De Ros­si? Grande persona e grande al­lenatore, ci ha dato calma e nel momento del bisogno ci ha in­ coraggiati. un maestro. Lo scu­detto è suo ma anche nostro: dal dischetto ci siamo allenati tan­to, non potevamo sbagliare».

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