Roma e Juve: ecco il patto contro il potere di Lotito

Il Messaggero (E.Bernardini) – La filosofia del «Dividi et impera» stavolta non è servita a Claudio Lotito, anzi. Se possibile gli si è ritorta contro compattando il fronte dei suoi oppositori. Fino a qualche tempo fa il presidente della Lazio si muoveva con leggiadria negli ingranaggi di Lega e Federcalcio, oggi molto è cambiato. Un ampio e qualificato gruppo disocietà ha deciso infatti diunire le forze per una riforma reale, in contrasto con la politica del presidente biancoceleste in cerca da sempre di posizioni di controllo. Le società alleate non escludono lo spettro del commissariamento agitato dal numero uno del Coni, Giovanni Malagò. Impossibile farlo adesso, ma in futuro potrebbe dare il via ad un effetto domino che da più parti viene auspicato. Non è un segreto che Lotito non sia riuscito a tramutare in altrettante firme gli appoggi che aveva incassato a parole. Una sconfitta che potrebbe risultare decisiva per i suoi piani di entrare in Consiglio Federale.

NUOVO ASSE – Da tempo, su questo fronte, di certo non sul campo, Roma e Juventus hanno stretto un’alleanza. Agnelli qualche mese fa si era riavvicinato a Lotito, senza mai però sposarne in pieno i progetti. Le distanze restano. E sono le stesse dei giallorossi e di altre squadre come Torino, Inter, Fiorentina, Bologna e Sassuolo per citarne alcune. Il Napoli galleggia nel mezzo. Un muro che ha resistito ai vari colpi sparati dal patron biancoceleste, al quale in passato tutto riusciva più semplicemente, proprio perché non c’era mai stata una reale e nutrita controffensiva. Non è un caso che da quando la serie A è stata commissariata Lotito abbia trovato mille ostacoli sul cammino che aveva tracciato, almeno nella sua testa. I club contrari si sono detti stanchi di questo sistema di apparentamenti messo su dal numero uno biancoceleste per tenere in scacco i club eportarli dalla sua parte. Forse, in altri tempi, sarebbe riuscito a far eleggere i vertici della Lega di serie A. Stavolta è stato stoppato.

PESO DEI VOTI – L’obiettivo principale resta quello di mettere fuorigioco Lotito e ricalcolare il peso dei voti per ogni Lega. «La Lega Pro ha un 17% calcolato su 90 squadre. Oggi sono 58. Impossibile che la percentuale sia ancora la stessa. La serie A deve contare più del 12%». Praticamente impossibile trovare una via per commissariare la Figc. La rivoluzione deve fare i conti con regole e numeri. Esiste una sola condizione affinché il sistema collassi su se stesso, ossia che il 29 gennaio non si riesca ad eleggere un presidente. Il gruppo dei contrari mal digerisce sia Gravina sia Sibilia: troppo in continuità con il passato e a difesa dei propri interessi. Andrebbero al voto tappandosi il naso e scegliendo la posizione più oggettiva tra i due. Di certo continueranno la battaglia per lagovernancedella Serie A.

IL TIMORE – Intanto il 22 gennaio si ritroverà la Lega di A. Il caos regna sovrano. Bisognerebbe eleggere gli organi, non sarà così. Più facile che si continui a discutere di diritti tv: l’interesse principale delle 20 squadre del massimo campionato. Lotito fa i calcoli. Non molla la sua idea di fare il vice presidente vicario della Federcalcio. Ha un bottino di 9 voti da scambiare. Ma c’è qualcosa che lo preoccupa in questa sua corsa: la Lega dovrà votare i due consiglieri federali, e non è detto che stavolta riesca a spuntarla.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti