Roma, basta un pari per gloria e business

Corriere della Sera (L.Valdiserri) – Sembrava un’intrusa, schiacciata tra l’esperienza internazionale della Juve (due finali nelle ultime tre edizioni) e il calcio paradisiaco del Napoli di Sarri, esaltato da Guardiola. E invece la Roma di Di Francesco — che l’anno scorso aveva partecipato all’Europa League con il Sassuolo, pagando un prezzo carissimo tra infortuni e perdita di energie — mercoledì sera potrebbe essere la prima italiana a qualificarsi per gli ottavi di finale di Champions League. Basta un pareggio contro l’Atletico Madrid, anche se non sarà facile uscire indenni dal «Wanda Metropolitano». Ma anche in caso di sconfitta resterà alla Roma un paracadute: passerà con una vittoria contro gli azeri del Qarabag nell’ultima giornata, all’Olimpico, il 5 dicembre. Un vantaggio che i giallorossi si sono guadagnati, strappando 4 punti su 6 al Chelsea (3-3 a Stamford Bridge e 3-0 in casa). Prestigio e business vanno di pari passo. La Roma, contro i campioni di Inghilterra, ha mostrato i suoi passi avanti in campo internazionale. La squadra allenata da Luciano Spalletti, un anno fa, fu eliminata ai preliminari di Champions dal Porto e buttata fuori dall’Olympique Lione negli ottavi di Europa League. Adesso «vede» la qualificazione e un guadagno di circa 15 milioni tra premi Uefa, diritti tv, bonus degli sponsor e incassi da stadio.

Di Francesco, a Madrid, farà ancora turnover. Rispetto alla squadra che ha battuto la Lazio nel derby, rimettendo la chiesa al centro del villaggio, ci saranno probabilmente cinque cambi: Bruno Peres per Florenzi, Juan Jesus per uno tra Manolas e Fazio, Pellegrini per Strootman, Gonalons per De Rossi e Defrel o Gerson per El Shaarawy. Per giocare ai ritmi che vuole l’allenatore serve una squadra sempre fresca. Chi potrebbe non riposare è Radja Nainggolan, che ieri ha risposto sui social alle critiche della stampa belga che ha sospettato che il suo infortunio in Nazionale fosse diplomatico: «Ho letto cose che non possono non far male. Perché non chiedete ai medici del Belgio, uno per uno, se mi sono infortunato o meno? Avreste dovuto vedere le mie lacrime… Ho recuperato durante la settimana nella quale non mi sono allenato, era comunque un rischio scendere in campo nel derby. Sono stati commenti stupidi, perché sarei voluto rimanere lì per dimostrare quanto desidero il Mondiale». Più che un ninja, come ha detto Di Francesco dopo il derby, un supereroe.

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