Rivincita. Per De Rossi un derby da incorniciare

Corriere dello Sport (R.Maida) – Sarah osserva silenziosa, contenuta nell’espressione delle emozioni ma rapita quasi estaticamente da quel ciuffo biondo in canottiera nera che ondeggia libero sotto la Curva Sud. Dentro al cappotto blu notte, reclinando lievemente il capo per trovare spazio con lo sguardo tra la folla adorante dell’Olimpico, nel palchetto accanto all’amica di sempre Ilaria, Sarah Felberbaum protegge anche una settimana di tormenti condivisi nel privato della famiglia. Sarah è la moglie di Daniele De Rossi, che ha appena vissuto il derby più importante della carriera, una carriera intera in un derby. Da capitano della Roma, sotto gli occhi vigili del fratello maggiore Totti, pochi giorni dopo l’addio al mondiale e alla Nazionale, pochi istanti dopo il fischio di Rocchi che ha certificato il sorpasso in classifica alla Lazio.

ORGOGLIO – E’ una notte umida all’Olimpico ma De Rossi non sente il freddo, nemmeno un po’, mascherato dai tanti tatuaggi, trascinato dall’adrenalina e dalla felicità, sollevato dalla fierezza e dalla gratitudine. E’ la notte di un ragazzo venuto dal mare che si è scoperto felice guardando un fiume, dal terrazzo con vista Castel Sant’Angelo che ha scelto nel centro città per ritirarsi dalle tensioni della res publica. In mezzo alla gente ma isolato dal mondo. E’ giusto che si scrolli di dosso la tensione, adesso. Da persona matura ha saputo gestire la partita e i nervi, senza lasciarsi prendere dalla foga come gli succedeva nei derby giovanili, risultando molto utile a Di Francesco, che non per caso lo aveva preferito a Gonalons in regia: con il suo filtro davanti alla difesa la Roma fatica di meno, molto di meno, come dimostrano i 7 recuperi palla (nessuno ha fatto meglio nella squadra) e i 4 falli subiti (idem), uno dei quali nella fase in cui la Lazio stava spingendo alla ricerca sfrenata del pareggio.

ENTUSIASMO – Nessuno gli toglierà la delusione di San Siro, di Italia-Svezia, perché avrebbe voluto chiudere con la Nazionale dopo l’estate in Russia, con un atterraggio morbido invece che con un brusco ceffone. Gli è dispiaciuto in particolare che il suo attaccamento alla maglia azzurra, dimostrato anche nel momento più delicato quando ha platealmente chiesto di non entrare in campo per il bene della squadra, sia stato confuso con un malumore personale dovuto all’esclusione iniziale. Chiunque conosca un po’ la storia di De Rossi, almeno in tempi recenti, si può rendere conto che il suo fisico non regge così facilmente due partite intense a distanza di 72 ore una dall’altra. E infatti non sarebbe sorprendente – anzi – che mercoledì, comunque a quattro giorni dal derby e non tre, si ritrovasse in panchina in Champions League per la partita con l’Atletico.

URLO – Intanto però potrà godersi questo weekend meraviglioso con gli amici più cari, con Sarah, con i figli, magari brindando alla statistica sempre più favorevole: su 28 derby giocati ne ha vinti 13, cioè quasi la metà. E c’è ancora la partita di ritorno per alzare l’asticella, naturalmente cullato dalle ali di amore romanista che lo hanno accompagnato fino a qui. No: fino a lì, sotto la sua Curva.

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