Raggi: stadio, ridurre anche le opere pubbliche

Il Corriere della Sera (A.Arzilli) – Meno parcheggi, un ponte che passa da tre a due corsie, una stazione metro ridotta nelle dimensioni più il taglio a due delle tre torri del Business Center e l’eliminazione di alcuni edifici del cosiddetto Convivium commerciale. «I tecnici sono al lavoro per migliorare il progetto stadio nel rispetto dei tempi», twitta Raggi dopo l’incontro di ieri in Campidoglio con la Roma e il costruttore Luca Parnasi. Incontro al quale non partecipa l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, l’intransigente in una trattativa che adesso assume i crismi del puro baratto. «Continuiamo a lavorare, e ora abbiamo messo il piede sull’acceleratore per definire i miglioramenti richiesti dall’amministrazione», commenta il direttore generale della Roma Mauro Baldissoni uscendo dal Comune: primo vero segnale di convergenza dopo mesi di stallo.

E questo al netto della posizione di Berdini che vorrebbe – almeno questo dichiara – usare l’accetta piuttosto che il cesello. «Trecentomila metri cubi, non uno di più», dice l’assessore poi incontrato da Raggi in tarda serata, a fronte del progetto sostenuto da una delibera di interesse pubblico che ha dimensioni decisamente superiori, più del triplo: 954 mila metri cubi tra stadio, torri e opere pubbliche collegate. Detto che l’area di Tor di Valle è in realtà già edificabile e che il costruttore potrebbe tirare su palazzi per 350 mila metri cubi, già di più di quanto sostiene Berdini, come si interviene senza stravolgere le carte, ripartire daccapo con l’iter e quindi sbattere il naso contro la maxi causa di risarcimento danni?

È la domanda che ieri mattina ha animato l’incontro Raggi-Baldissoni in Campidoglio. Da una parte la sindaca brandisce gli «indici di edificabilità», cioè quanto si può costruire nell’area, sostenendo calcoli troppo generosi da parte della giunta Marino. Dall’altra la Roma ribatte con la possibilità di un commissariamento sulla questione stadio da parte della presidenza del Consiglio, strada praticabile solo a marzo e in caso di assenza di una contro-delibera da parte del Campidoglio. Ma sono solo i deterrenti che servono ad attivare la discussione di merito. Così la quadra per l’entità dei tagli esce sulle opere pubbliche collegate allo stadio: tutte, dalla stazione della metro all’unificazione via del Mare-Ostiense ai ponti pedonale e autostradale, dovranno essere mantenute altrimenti salta l’interesse pubblico, come per altro chiedono gli ambientalisti di Italia Nostra vicini a Berdini. Ma tutte le opere possono essere «asciugate» con un alleggerimento complessivo del 10% delle cubature. Il che, sommato ai tagli delle strutture «private», fa arrivare la sforbiciata complessiva a circa il 20% del cemento. In una rivisitazione complessiva delle carte che punta, sì, a ridurre le colate come da proclama elettorali M5S, ma anche a portare a dama il progetto in vista del rush finale in conferenza dei servizi. Lì, alla chiusura del 6 febbraio, il Comune dovrà arrivare con (almeno) notizie della variante urbanistica propedeutica al primo mattone. Delibera a cui, prima del passaggio in Aula, mancano le cifre definitive del progetto e, soprattutto, la firma dell’assessore competente, Berdini appunto. Arriverà la firma e scopriremo che quella dell’assessore era intransigenza tattica o si andrà alla crisi di giunta?

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