Questore D’Angelo: “Niente più barriere? Ma se non vi sedete neanche al vostro posto”

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La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – Un tempo, smantellava la Banda della Magliana. Oggi, tiene a bada le due curve dell’Olimpico, di cui dà una fantastica definizione: «Mostri a tre teste abituati a comportarsi in modo indisciplinato e illegale». Non l’avevamo mai sentita. E, del resto, mai si era vista tanta fermezza contro i violenti da stadio. Il Questore Nicolò D’Angelo, 61 anni, trapanese trapiantato a Roma, due passioni insospettabili — «Il pianoforte e la pittura» —, di sè dice scherzando: «Sono un Giano bifronte…». Calza: Giano era il Dio degli inizi, D’Angelo ha cominciato a riportare la legge all’Olimpico. E la notizia è che fa terribilmente sul serio. «Lo dico chiaramente a chi ci accusa di aver preso provvedimenti troppo severi: non arretreremo di un millimetro. Noi dobbiamo garantire la sicurezza di tutti, anche allo stadio. Chiaro?». Chiaro. Come è evidente che il suo primo anno da Questore di Roma, che festeggerà tra un mese, è stata un’escalation: valanghe di Daspo, riduzione della capienza delle curve, barriere invalicabili, controlli più accurati ai filtraggi, niente più petardi, fumogeni e striscioni non autorizzati, ora perfino la multa a chi viene pizzicato lontano dal suo posto.

Questore, dove vuole arrivare? 
«Lontano, perché tanta è la strada ancora da fare. Siamo solo all’inizio di un lungo progetto di legalità, che abbiamo cominciato in sintonia con la Prefettura».

In Europa si abbattono le barriere, lei le ha alzate… 
«Anche a me piacerebbero stadi senza barriere, magari un giorno ci arriveremo. Ma vogliamo provarci all’Olimpico, dove ci si scandalizza pure perché chiediamo di rispettare il numero di posto scritto sul biglietto? Non oso pensare a cosa potrebbe accadere…».

Chiedere agli ultrà delle curve di sedersi al proprio posto è una rivoluzione culturale, se ne rende conto? 
«Certo, ma io mi chiedo: se i signori della Tribuna Monte Mario lo fanno, perché quelli delle curve ne devono essere esenti? Anche qui, non è un capriccio, ma una questione di sicurezza».

Cosa vi ha spinto a questa inversione di rotta? 
«Una fotografia inaccettabile delle curve dell’Olimpico, scattata in ogni partita: almeno duemila persone in più della capienza, uscite di sicurezza bloccate, steward inadeguati, fumogeni, petardi, scritte offensive. E scontri fuori dallo stadio, in aumento e in controtendenza rispetto alla media nazionale. Insomma, uno spettacolo indegno. Ogni volta ci guardavamo negli occhi, dicendoci che era una vergogna. Ma nessuno faceva niente. Noi abbiamo solo deciso di intervenire, ripristinando regole peraltro già previste. I fatti ci daranno ragione, anzi già lo fanno: la stagione è iniziata nel migliore dei modi, ha più sentito un petardo allo stadio?»

A proposito, lei ha detto che l’Olimpico non vi aiuta. Cosa intendeva? 
«Per dove e come è collocato, per la vegetazione che c’è intorno, rende il nostro lavoro più complicato. Ecco perché noi siamo nemici delle partite serali all’Olimpico».

Coni, Roma e Lazio: come si stanno comportando? 
«Il Coni in modo eccezionale, ha sposato il nostro progetto. I due club meno bene: devono e possono fare di più, formando meglio gli steward e valorizzando la figura dello Slo (Supporter liaison officer, ndr ), l’unico autorizzato a dialogare con i tifosi».

Roma-Barcellona sarà una passeggiata di salute? 
«Non esageriamo, non siamo preoccupati, ma restiamo molto attenti».

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