Quarto potere

AS Roma Match Program (T.Riccardi) Vincere un derby non è mai una cosa facile. Considerazione banale, ma storicamente intrisa di verità. È il destino di un appuntamento che viene sempre vissuto come un evento a sé e mai come gara da tre punti. Solite diatribe sul provincialismo o meno della sfida capitale, a ciascuno la sua opinione senza entrare nel merito. Non è questa la sede per determinarne l’importanza o per dare giudizi. Si va di cronaca. C’è allora un fatto statistico che fa aumentare il coefficiente di difficoltà di questo derby numero 184 (contando anche quelli non ufficiali). Ovvero, vincerne quattro di fila, in due campionati consecutivi. La squadra giallorossa, ad oggi, è a tre successi in serie tra il torneo passato e quello attuale e se dovesse prendere i punti anche domenica alle 12.30 (prima volta a quest’ora nell’era del calcio spezzatino), sarebbe la quarta su quattro partite. Con Garcia alla guida si vinse il confronto dell’8 novembre 2015: 2-0 con gol di Dzeko e Gervinho. Risultato ancor più netto al ritorno con Spalletti il 3 aprile 2016: 4-1 grazie ai sigilli di El Shaarawy, Dzeko, Florenzi e Perotti. A nulla servì l’intermezzo di Parolo. Infine, la storia recente dell’andata. 2-0 firmato Strootman e Nainggolan, la prima uscita della divisa ad hoc ideata dalla Nike interamente rossa con bordi oro che si vedrà anche nel ritorno. Insomma, non è mai stata un’impresa facile calare il poker nell’arco di due anni, tanto che alla Roma è riuscito solo in tre momenti storici della sua vita.

Il primo nel biennio 1935-1937. La Roma allenata da Barbesino, capitanata da Bernardini e di base a Campo Testaccio superò i rivali con un triplo 1-0 e un 3-1 datato 18 ottobre 1936. Poi si passa alla fine degli Anni 50 e i primi 60, stagioni 1958-1959 e 1959-1960. Con i tecnici Nordahl e Foni la Roma vince 3-1, 3-0, 3-0 e 1-0. Dieci gol segnati e uno subito. Tra i protagonisti di questi match alcuni “totem” del gol della storia romanista come Selmosson, Da Costa e Manfredini. L’ultima volta succede tra il 2009 e il 2011, con le guide tecniche di Ranieri e Montella. L’Associazione Sportiva della Capitale si impone con Cassetti la prima volta (1-0), con doppietta di Vucinic la seconda (2-1), con Borriello e Vucinic la terza (2-0) e con Totti la quarta (altra doppietta, 2-0). Mai è riuscito ai capitolini di uscire vittoriosi anche nel terzo anno dopo i bis menzionati.

E a proposito di statistiche e ricorrenze, sarà il primo derby di campionato che la Roma giocherà nell’anno in cui compierà 90 anni, escludendo le stracittadine di Coppa Italia. Roma-Lazio arriva in un momento storico importante per le celebrazioni della squadra e della società, nata il 7 giugno 1927. Quando la Roma ha affrontato la Lazio in Serie A negli anni dei compleanni “tondi” ha quasi sempre fatto bene, raccogliendo spesso punti e belle prestazioni. Per compleanni “tondi” si intende il decimo, il ventesimo, il trentesimo e via dicendo. Il trend nel 1937, nel 1947, nel 1957, nel 1977 e nel 2007 è sempre stato il medesimo: vittoria e pareggio o pareggio e vittoria. Fanno eccezioni solo alcune annate. Tipo il 1967, in cui i giallorossi ottengono un pareggio e nel successivo torneo non hanno la possibilità del confronto in quanto gli avversari corregionali non frequentavano la Serie A. Come nel 1987, unico caso in cui i bianconcelesti rispondono “assente” all’appello dei massimi campionati 1986-1987 e 1987-1988. Quest’ultimo è il loro atto finale nella “cadetteria”, degli undici totali trascorsi dal 1900. Mentre, è bene ricordarlo, la Roma ha avuto una sola esperienza nelle zone meno nobili del calcio italiano (1951-1952, vincendo il campionato). Nel 1997, infine, la Roma raccoglie un pareggio e una sconfitta prima con Carlos Bianchi e poi con Zeman in panchina. 3-1 per i biancocelesti, l’unico ko negli anni dispari con il 7 finale. Naturalmente dopo il 1927.

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