Preziosi, Lotito, Paparesta. C’è l’ombra del riciclaggio

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La Gazzetta dello Sport (F. Ceniti) – Riciclaggio. E’ la parola chiave che potrebbe portare a sviluppi clamorosi. Finora questa contestazione, aggravata dalla transnazionalità, ha portato lo scorso venerdì in carcere Andrea Baroni, il fiscalista della società Tax& Finance con sede a Lugano. Le indagini stanno percorrendo un intricato labirinto: servirà tanta pazienza per trovare le conferme necessarie, specie quelle che riguardano più da vicino il mondo del calcio, finito sotto assedio dalla nuova offensiva giudiziaria. I reati ipotizzati dai titolari dell’inchiesta (i magistrati Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi) vanno dritti al cuore, colpendo in modo diretto e indiretto i poteri forti del pallone. La turbativa d’asta sui diritti tv per il triennio 2015-2018 chiama in causa Infront Italy, advisor della Lega di A, e Mediaset: due suoi dirigenti (Giorgio Giovetti e Marco Giordani) sono indagati con Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli (presidente e consiglieri di Infront). La Procura ipotizza che l’advisor abbia aiutato Rti. Poi ci sono i presunti finanziamenti occulti alle società. E questo secondo filone ci porta alle ultime novità: sono indagati, come ha svelato il Corriere della Sera, anche Enrico Preziosi, Gianluca Paparesta e Claudio Lotito. Vale a dire il presidente del Genoa, quello del Bari più un consigliere (influente) della Federcalcio e patron della Lazio. Sullo sfondo protagonisti già incontrati: Bogarelli e Riccardo Silva, titolare della M&P, società che gestisce i diritti tv all’estero. Non solo, la Finanza venerdì ha compiuto un’altra perquisizione, oltre a quelle note nelle sedi Infront, M&P, Genoa, Bari, Lega di A, Mediaset e nelle case degli indagati. Le Fiamme gialle hanno visitato gli uffici della Lega di B per acquisire gli atti relativi al bando sui diritti tv (il presidente Abodi nelle scorse settimane aveva deciso di non rinnovare a Infront il contratto di advisor), ma forse anche le fideiussioni depositate del Bari. Strumento necessario per l’iscrizione al campionato e controllate dalla Covisoc (un reato ipotizzato dalla Procura è proprio l’aver aggirato la vigilanza dell’organo di controllo per conto della Figc).

SVILUPPI POSSIBILI – La scia dei soldi può portare al riciclaggio? Occhio, al momento nulla di questo è contestato al trio Preziosi-Paparesta-Lotito. E infatti sia il presidente del Genoa, sia quello del Bari rivendicano la bontà delle loro operazioni, magari poco etiche (perché l’advisor dovrebbe aiutare un club piuttosto che un altro?), ma lecite. Tutto fila se non ci fosse di mezzo l’arresto di Baroni. Difficile sia una coincidenza temporale. I pm, ad esempio, potrebbero voler controllare per bene i conti della società svizzera che ha prestato 15 milioni di euro in tre anni (da restituire solo alla fine) a Preziosi. Chi c’è dietro? Bogarelli e Silva? E soprattutto i soldi da dove arrivano? Diverso il caso Bari: la sponsorizzazione da 470 mila euro eseguita da Infront è alla luce del sole con movimenti italiani, ma l’attenzione potrebbe spostarsi sulle fideuissioni: chi sono gli istituti che le hanno garantite? E arriviamo a Lotito: il suo è un ruolo da mediatore oppure da socio occulto del club pugliese? Anche qui bisogna aspettare gli sviluppi dell’inchiesta per capire se sono queste le piste seguite dai pm. Non è escluso che ci siano delle intercettazioni scottanti tra i vari indagati. Lotito negli ultimi mesi è apparso molto più pacato, quasi un sosia dello straripante dirigente. Una prudenza forse consigliata anche dall’altra inchiesta che lo vede protagonista in negativo: quella condotta dalla Procura di Napoli, per la vicenda legata alla telefonata con Pino Iodice (d.g. dell’Ischia), dove sono toccati temi finiti pure nella indagine milanese: diritti tv, rapporti tra i club, società da preservare…

LE DIFESE – Nell’attesa di ulteriori novità, ieri sono arrivate una serie di puntualizzazioni. Partiamo proprio dall’avvocato di Lotito: «Non abbiamo avuto alcun atto di nessun genere dalla Procura di Milano – ha dichiarato Gian Michele Gentile -, e certo non ci possiamo muovere sulla base delle notizie di stampa».

Anche Infront ha diffuso una nota: «L’azienda non è sotto inchiesta. Confermiamo che venerdì scorso la procura di Milano ha aperto un’indagine a carico di Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli. Stiamo collaborando con le autorità al fine di dimostrare la correttezza del nostro operato. Infront non ha e non ha mai intrattenuto alcun rapporto con la società svizzera di consulenza Tax and Finance e/o con Andrea Baroni».

Presa di posizione infine da Mediaset: «La società e i suoi dirigenti hanno sempre operato nel pieno rispetto delle regole. L’assegnazione dei diritti tv si è svolta seguendo alla lettera la Legge Melandri ed è stato organizzato sotto la vigilanza delle diverse Autorità. Sulle ipotesi di accusa relative a rapporti collusivi tra Mediaset e Infront, ribadiamo che le relazioni tra le due società si sono sempre sviluppate in modo dialettico e trasparente nel rispetto dei diversi ruoli».

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