La Gazzetta dello Sport – L’idillio, la gloria e adesso i fischi. Garcia e la Roma risorgono così

Udinese Calcio v AS Roma - Serie A

Citando delle parole care ad Adriano Galliani, che le scelse per celebrare il ritorno di Kakà al Milan, «certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano», Garcia non deve preoccuparsi troppo dei fischi di martedì se­ra. Magari il suo rapporto con i tifosi non ha bisogno di fare chissà quali giri, ma per torna­ re a «riveder le stelle», passan­do da Venditti a Dante, il tecni­co potrebbe ripercorrere il cammino che illustri predeces­sori hanno fatto prima di lui. Da Capello a Ranieri, passando per Spalletti, dai fischi e dai momenti bui sono nate grandi rinascite che hanno portato uno scudetto, un record di un­ dici vittorie consecutive e quat­tro coppe.

Dopo l’Atalanta –  In principio fu l’Atalanta. Era il settembre del 2000, la Lazio era diventa­ ta Campione d’Italia da 3 mesi, i romanisti sognavano la rivin­cita, a maggior ragione dopo l’acquisto di Batistuta. La Ro­ma però iniziò malissimo la stagione, facendosi eliminare in Coppa Italia agli ottavi. Il 17 settembre all’Olimpico finì 1­1, al ritorno il 4­2 per i bergama­schi sancì l’eliminazione della squadra di Capello che un paio di giorni dopo, a Trigoria, fu accolta da un migliaio di tifosi infuriati, che presero a calci le auto di Montella, Cafù e As­sunçao. «Avete ragione – cercò di spiegare Totti – ma vi chie­ diamo di lasciarci tranquilli perché solo così si può uscire da questa situazione». Era il 25 settembre, il primo ottobre la Roma vinse 2­0 col Bologna e iniziò la marcia che l’avrebbe portata a vincere scudetto e Supercoppa.

Ciao Cassano –  Non è riuscito nell’impresa, Luciano Spallet­ti, nonostante nel 2008 ci sia andato molto vicino. La sua Roma si è dovuta accontentare di due Coppe Italia e una Supercoppa, ma è comunque una delle più amate dalla gente, se non altro per il gioco che ha in­ cantato mezza Europa. Quella Roma lì nasce dai fischi che l’Olimpico riservò a tutti l’11 dicembre 2005: partita col Pa­lermo, i rosanero vincono 2­1, per i giallorossi segna Cassano ma lo spogliatoio è così spacca­to che nessuno va ad esultare col barese. Il giorno dopo Spal­letti è a un passo dall’esonero, visto che dall’inizio del cam­pionato aveva vinto appena 4 partite, l’ultima un mese prima a Messina. È quello uno degli incontri più cari a Francesco Totti, visto che un paio d’ore dopo il suo gol nascerà il figlio Cristian, ma per Spalletti non c’è spazio per commozione e buoni sentimenti. Conti e Pra­dè convincono Rosella Sensi a dargli ancora fiducia, lui chie­de l’allontanamento di Cassa­no che a gennaio verrà ceduto al Real Madrid, ottiene carta bianca e la sua Roma rinasce: i fischi diventano applausi e il periodo è da record visto che, dopo il pareggio di Genova contro la Sampdoria, la Roma ottiene 11 vittorie di fila, come mai accaduto prima in Italia. Dal 21 dicembre 2005 (vittoria col Chievo) al derby del 26 feb­braio 2006, Spalletti vince tut­te le partite, superando anche il grave infortunio di Totti con­tro l’Empoli.

Dramma Sampdoria –  Se la Roma col 4­2­3­1 del tecnico toscano era nata contro la Sampdoria, il sogno di Ranieri di vincere lo scudetto si infran­ge contro la stessa squadra di Pazzini e Cassano il 25 aprile 2010. Anche la sua Roma, che ebbe il merito di contendere fi­no all’ultimo lo scudetto all’In­ter del Triplete, nasce dai fischi dell’Olimpico. Spalletti è anda­to via dopo due giornate, Ra­nieri prende la squadra in cor­sa, ma la scintilla non scatta. Il 28 ottobre la Roma perde 2­1 a Udine, il primo novembre c’è il Bologna che passa in vantag­gio con Adailton. Quando pa­ reggia Vucinic, al 35’, sono più i fischi degli applausi. Ed è una cosa che, all’Olimpico, pratica­ mente non si è mai vista. Nel secondo tempo segna Perrotta, la Roma vince e inizia la sua ca­ valcata trionfale, che la porte­rà a non perdere più fino al 25 aprile. Guarda caso, la notte in cui proprio Vucinic e Perrotta litigheranno in campo e nello spogliatoio. Perché non sem­pre gli amori tornano e le sto­rie hanno il lieto fine: Capello e Spalletti, chi più chi meno, lo hanno avuto, Ranieri no. A Garcia il compito di trovare il suo.

La Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli

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