Perotti ed El Shaarawy, l’arma in più di Spalletti

La Gazzetta Dello Sport (A.Angeloni) – Un mese per capire davvero dove andare a finire. Ma, soprattutto, un mese in cui la Roma si gioca un po’ tutto. Ad iniziare dal ballo che tiene i giallorossi a metà tra la rincorsa alla Juventus e la sfida con il Napoli per il secondo posto, per poi finire con la semifinale di ritorno di Coppa Italia, quando il 4 aprile la Roma proverà a ribaltare il 2-­0 con cui la Lazio ha vinto l’andata. A cavallo però ci sono anche Empoli e Atalanta in casa e Bologna e Pescara (24 aprile) fuori, quattro sfide in cui Spalletti vuole portare a casa 12 punti. Per poi vedere. E capire anche fin dove sarà possibile spingersi.

METAMORFOSI – Insomma, se non è il momento chiave della stagione della Roma poco ci manca (anche perché dopo ci saranno ancora solo altre 5 partite di campionato ed, eventualmente, la finale di Coppa Italia). Ed allora bisognerà attaccare, fare punti, cercare di essere il più offensivi possibili. Detto poi che, ovviamente, ogni modulo può essere più o meno offensivo in base ai singoli interpreti, nella testa di Spalletti sta girando anche l’idea di poter davvero tornare alla difesa a 4 (che poi sarebbe un tre e mezzo, con l’esterno di turno che «ciondola» tra la linea di difesa e quella di centrocampo, alzando o abbassando il baricentro a secondo della situazione tattica). Non tanto perché la difesa a tre non lo soddisfi più (anzi), quanto piuttosto per recuperare un uomo offensivo dalla cintola in su. Con il 4­-2-3-­1, infatti, il tecnico giallorosso avrebbe la possibilità di tenere dentro pure uno tra Perotti ed El Shaarawy (altrimenti costretti alla panchina entrambi, almeno sulla carta, con il 3­-4-­2-­1), con Bruno Peres che rischierebbe invece di essere il sacrificato. Un po’ perché il brasiliano da inizio stagione non ha davvero mai rifiatato, un po’ perché le sue ultime prestazioni sono state ampiamente al di sotto della sufficienza.

L’ATTACCOPerotti ed El Shaarawy, dunque. Spalletti potrebbe cambiare proprio per loro, tenuti spesso in panchina in questo primo scorcio di 2017. El Shaarawy in questa stagione non ha mai cambiato marcia davvero, anche se le ultime partite (contro Lione e Sassuolo) lo hanno riportato alla ribalta. Perotti, invece, dopo un inizio di stagione stellato, ha perso smalto e brillantezza (e magari anche qualche «musino» non è poi piaciuto così tanto a Spalletti). Adesso la Roma ha bisogno di loro eccome, anche perché davanti le soluzioni per fare gol (Dzeko a parte) non è che poi siano così tante. Nel senso che Nainggolan non ha mai segnato così tanto (12 gol stagionali) ma di mestiere in campo fa altro, mentre Salah vive un momento di appannamento (da quando è tornato dalla Coppa d’Africa appena 3 gol in dieci partite, prima 9 in 21). Ed allora Spalletti va a cercare risorse altrove. Proprio perché ci sarà bisogno di vincere tutte e 5 le partite, senza se e senza ma.

LE SOLUZIONI – Ma cosa dà El Shaarawy e cosa Perotti? Nello specifico, l’italiano garantisce al tecnico giallorosso maggiori coperture difensive, una corsa più lunga e maggiore spirito di sacrificio. Perotti, invece, ha maggior brio nell’uno contro uno, è più frizzante quando si tratta di andare a creare la superiorità numerica. Insomma, entrambi a modo loro sono in grado di aggiungere qualcosa di importante. E se si virerà di nuovo verso il 4-­2-­3-­1, sarà proprio per non perderli più.

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