Nainggolan: “A Roma sto bene e ho tutto quello che mi serve. Sono felice, firmerei a vita”

Il centrocampista della Roma, Radja Nainggolan si è raccontato in una lunga intervista realizzata a fine novembre. Il belga ha toccato vari temi, tra cui il suo rapporto con la famiglia, con la sua professione ed anche le proprie aspirazioni per il futuro. Queste le parole del ‘Ninja’ a Sky Sport:

Quando ha pensato di fare il calciatore?
Quando ero bambino non ci pensavo subito. Fin da quando ero molto giovane però ho iniziato a giocare a calcio per divertirmi e per occupare il tempo libero, poi è diventata una cosa che amavo. Sono cresciuto con il pallone e sono sempre rimasto legato a questo, alle altre cose sinceramente non ci ho mai pensato e sono contento di quello che ho fatto.

Perché il nome Radja?
E’ un nome indonesiano, quando sono cresciuto ne ho anche capito il significato. Vuol dire re, da quelle parti. Non so chi me l’abbia dato, volendo avrei potuto anche cambiare il mio cognome ma ho deciso di tenerlo. Se mi guardi si vede che non sono belga, porto il mio nome con orgoglio perché si nota che sono indonesiano, anche se non ci ho mai vissuto è una parte di me, mi rappresenta.

Il tuo rapporto con la famiglia?
Sono cresciuto senza padre quindi cerco di dare il massimo del tempo ai miei figli. E’ un’esperienza che non raccomando a nessuno, mia madre mi ha insegnato tanto nonostante sia andato via di casa molto giovane. Sono arrivato in Italia a 17 anni, lasciare tutto non è stato facile ma ho cercato di crescere e sono maturato prima. Cerco di dare un po’ della mia esperienza di vita ai miei figli.

Che rapporto hai con tuo padre?
Lo avevo perdonato, poi però ci ho litigato di nuovo. Sono cose molto particolari, mi ha lasciato quando avevo cinque anni e l’ho ritrovato quattro anni fa. Ho provato a dargli una possibilità, ma se l’è giocata male quindi ho deciso che per me era finita lì. Penso che in certi momenti della vita bisogna fare delle scelte, lui ha fatto la sua e l’ho dovuta accettare per forza dal momento che ero molto piccolo e non me ne sono reso conto. Poi l’ho rincontrato quando avevo 24 anni senza provare chissà che, ho cercato di dargli una possibilità ma è arrivata di nuovo una fine.

Tua sorella?
Mia sorella Riana gioca a calcio a 5, prima giocava alla Res Roma ma nel mondo calcistico femminile non c’è la possibilità di intraprendere una carriera come nel mondo maschile. Ora gioca soltanto per divertirsi, sta bene e sono felice per lei. A undici giocava o esterno a sinistra o punta oppure in mezzo al campo, nel calcio a cinque invece gioca in difesa. Per me lei è una persona importantissima, la proteggo anche perché dopo la perdita di mamma si trovava un po’ in difficoltà. Il suo futuro in Belgio era incerto e quindi ho cercato di portarla da me e di darle un futuro qua. Lei ha vissuto tutto il periodo in cui mia madre stava male mentre io ero più concentrato sulla carriera. Ora sono contento che sia qua, sono felice per i progressi che sta facendo per realizzarsi nella propria vita, so che posso contare su di lei e per me è una persona molto importante.

Chi consideri tuoi maestri?
Somma è stato il primo allenatore che a Piacenza ha iniziato a credere in me, anche se non giocassi molto mi spiegava sempre tante cose. Ho imparato tanto, poi con Pioli ho fatto il mio primo campionato da titolare per me è un grande allenatore, mi ci sono sempre trovato bene. Grazie a quella stagione sono partito a buoni livelli. Poi c’è Spalletti perché l’anno scorso ho fatto il mio miglior campionato anche a livello di statistiche. Mi ha messo in un altro ruolo che ho occupato nel migliore dei modi e per me è stata un’annata molto importante.

Quando hai capito che Spalletti sarebbe andato via?
Si è iniziato a capire quando ha cominciato a rispondere in maniera un po’ particolare alle domande sul rinnovo. I risultati erano buoni quindi penso che per lui fosse positivo andar via con un campionato importante. Poi la storia tra lui e Totti era diventata pesante anche per la piazza stessa. Credo abbia deciso di andar via anche per quello ma in generale si è iniziato a capire negli ultimi mesi prima della fine della scorsa stagione.

Differenze tra Di Francesco e Spalletti?
Caratterialmente Di Francesco è più tranquillo rispetto a Spalletti. Lui si innervosiva anche se leggeva una cosa sbagliata sui giornali o sentiva qualcosa di ingigantito rispetto alla realtà. Di Francesco è uno che guarda soltanto al lavoro, è convinto di ciò che fa e che vuole. Le valutazioni vanno fatte su quello anche se siamo all’inizio, il resto non conta.

Ti manca il gol quest’anno…
Ho sempre lavorato per ottenere i risultati e dare una mano alla squadra. Il gol fa sempre piacere, ti da più visibilità ma l’importante è dare sempre il massimo per raggiungere gli obiettivi di squadra. Per me la cosa più importante è ottenere buoni risultati e dare una mano ai compagni.

Chi è il tuo idolo?
Seedorf per me era un giocatore completo. Aveva forza, tecnica, velocità di gioco. Era l’unico giocatore con cui non ho mai strusciato palla (ride, ndr). Quando mi sono reso conto anche dal vivo di quanto fosse forte, è diventato ancora di più il mio idolo.

L’eliminazione dell’Italia…
Per me l’Italia è sicuramente superiore alla Svezia però avendo perso 1-0 la prima partita è stata dura. Ho visto un Italia che ha cercato di giocare e attaccare, ma la Svezia si è difesa bene, ha fatto la partita che doveva fare. Sapevano che l’Italia fosse superiore ma non hanno preso gol e sono passati. Credo che in quel momento ci sia stato molto rammarico, è anche strano vedere un mondiale senza l’Italia, non è una cosa che si vede spesso. Ho visto tante persone deluse ma fa parte del calcio.

Obiettivo mondiale…
Io ci vorrei andare ma purtroppo le scelte non dipendono da me. Mi è andata anche male perché mi sono fatto male nel momento in cui potevo giocare, pazienza. In passato l’allenatore ha fatto delle scelte che non ho condiviso, ma fa parte del gioco. Posso soltanto dare il massimo per guadagnarmi la possibilità di andarci e me la giocherò fino alla fine. Ho un ottimo rapporto con tutti i compagni di nazionale . Wilmots nel 2014 mi aveva consigliato di andare in una grande squadra per avere maggiori possibilità di essere tra i convocati, sono venuto a Roma e ho giocato anche tante partite ma non sono andato, però quella scelta posso anche capirla. Arrivato a questo punto ed avendo fatto bene negli ultimi anni speravo in più considerazione che al momento non ho. La situazione è molto delicata e difficile per me: non capisco ma posso solamente accettare. Non ha senso fare guerre, il mondiale è ancora lontano cercherò di andarci perché sarebbe grave finire la carriera senza aver giocato un mondiale.

L’attuale ct Martinez…
Sinceramente non so che cosa gli abbia fatto. Io cerco di comportarmi e stare in gruppo come faccio qui. Non so se sia più una questine personale o calcistica, perché se lui dicesse che non  gli piaccio come giocatore lo accetterei, ma inventare sempre altre cose mi ha dato un po’ fastidio.

Il primo gol in Serie A?
E’ stato subito dopo la perdita di mia madre, ero a Cagliari, un momento molto particolare e importante per me.

Il gol più bello?
Credo sia uno dei due con l’Inter l’anno scorso. Belli e sono serviti a raggiungere un risultato positivo.

La partita più emozionante?
Quando vinci un derby è sempre molto bello. Poi una delle più emozionanti è stata l’ultima dell’anno scorso, quella dell’addio di Totti e la qualificazione in Champions. L’addio di Totti è stato un bel momento, magari non vuoi che arrivi ma purtroppo ci deve stare. E’ stato emozionante per tutti, da dentro il campo è stato ancora più intenso. Un bel momento da condividere sia con lui, sia con tutti i compagni. Una giornata completata anche dalla qualificazione in Champions League.

Totti…
Lui è stato un giocatore molto importante a livello mondiale. Ovunque andava era sempre “Totti, Totti!”. Ha guadagnato il rispetto sul campo e dovunque per il campione che è, lo amavano così tanto per quello. Lui ha dato tanto e tutta la gente commossa allo stadio ne è stata la dimostrazione. E’ stata dura anche per lui. Dopo tanti anni la fine doveva arrivare però oltre ad essere un brutto momento perché ha smesso, farlo davanti a tutta quella gente credo sia stato anche bello per lui.

Che rapporto hai con lui?
Con Checco ho un ottimo rapporto, ci sentiamo spesso. Andiamo anche in vacanza insieme, è una persona molto importante anche per il ruolo che occupa oggi. Dentro gli spogliatoi manca perché rappresenta Roma. All’inizio soprattutto è stato difficile però ora che ha questo ruolo cerca di essere sempre presente e penso che sta tranquillo e sta bene. Penso che sia contento di quello che sta facendo, ci sta dando una mano a livello organizzativo, quando abbiamo un problema possiamo sempre andare lui. E’ una cosa buona per noi giocatori avere una figura così, di un ex calciatore che ci può dare una mano.

Lotta Scudetto…
Non so se il Napoli potrà vincere. La Juve ha tanti cambi e tanti grandi giocatori. Noi quest’anno anche abbiamo più cambi. Mi piace guardare il Napoli perché gioca un bel calcio, credo che abbia qualcosina in più degli altri.

Il tuo migliore amico…
Non posso dire sia il mio migliore amico ma sicuramente una persona con cui ho legato tanto è Miralem Pjanic. Non solo con lui ma anche con la sua famiglia. Ci sentiamo e ci vediamo spesso, caratterialmente è un po’ come me, ci troviamo molto bene. Quando ci sentiamo mi dice che sta bene. Sta in una società vincente, lo hanno dimostrato negli ultimi anni, anche la storia parla per loro.

Faresti mai la sua scelta?
Io avrei pensato diversamente rispetto ad una scelta come ha fatto lui. Per me sarebbe troppo semplice andare in una squadra che vince già da anni e li vincere è normale. Invece io voglio essere protagonista, vincere qua a Roma contro la Juve sarebbe una doppia soddisfazione. Tutte quello che ho detto e fatto in passato lo rifarei perché sono uno che dice quello che pensa, sono fatto così. Sono sempre rimasto a lungo nelle società in cui sono andato, ho trovato sempre posti buoni dove vivere. Piacenza era una città piccola ma essendo la prima dopo essermi trasferito dall’estero andava bene. A Cagliari mi sentivo a casa, il clima era bello, la gente mi voleva bene e la stessa cosa vale qui a Roma: non vedo il motivo per cui debba andare via, vivo bene ho tutto quello che mi serve quindi in questi casi neanche tutti i soldi ti possono far cambiare idea. E’ una scelta che ho fatto perché penso di vivere bene e avere tutto quello di cui ho bisogno.

Che cosa ti piace di più di Roma?
Della città ho visto tanto. Cerco di vivere come una persona normale, anche se non sto molto spesso in centro, c’è troppo traffico e troppo caos. Magari per cena c’è meno gente e si può andare a fare anche una passeggiata. Gli orari migliori sono appena prima di cena, in cui si è calmato un po’ tutto. Quando becchi il traffico è tosta. Giro un po’ dappertutto, vado nei posti più semplici e anche in quelli più belli, per me non fa differenza. Cerco di vivere come una persona normale, un giorno sto in una zona, un giorno in un’altra senza problemi. Dal mio punto di vista andare in giro nei locali è relax, perché magari il giorno gioco poi arrivo a casa, cerco di dormire e sto sveglio fino alle cinque del mattino. Magari invece vado in giro fino alle quattro  e mi rilasso, io la vivo così. Anche perché senno stai troppo concentrato su una cosa e non fa parte di me. Posso dire fino ad oggi di aver vissuto ogni giorno della mia vita al massimo e sono molto contento di come ho vissuto. Anche se altre persone dicono che non è un bell’esempio per i giovani io faccio il calciatore, l’educatore lo faccio fare ad altri. Io ho miei figli e cerco di crescerli bene ma nella mia vita privata faccio le cose giuste poi quando c’è la partita mi sento sempre pronto.

Firmeresti a vita per la Roma? 
Si anche perché ho rinunciato a tante squadre. Ripeto vivo bene, ormai mi sono abituato a tutto: bella città, il clima è buono. Non ho mai visto il motivo per cui andare via. Se la società un giorno decidesse di cacciarmi via non ci potrei fare niente, però in questo momento sono felice. L’importante per me è quello.

Molti danno per favorita il Napoli, in questa scala dove metteresti la Roma?
No, non parlo più della Roma. Negli anni passati ho parlato ed è andata sempre male, per cui quest’anno non parlo.

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