Monchi: “Shakhtar? Non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Dobbiamo stare concentrati con l’ambizione di continuare a crescere”

Monchi, direttore sportivo della Roma, è stato intervistato dalla trasmissione Play Futbol in onda sulla radio Cadena Ser ed ha parlato anche della partita contro lo Shakhtar. Queste le sue parole:

Ormai è quasi un anno che è alla Roma. Si è adattato al nuovo ambiente?
“Mi sto adattando al calcio italiano e alla Roma sempre di più. Ogni giorno conosco qualcosa in più di questo mondo. Ovviamente seguivo già il calcio italiano essendo un direttore sportivo, ma nel momento in cui ci si entra dentro lo si conosce meglio. Ora va meglio sia con la lingua che con le abitudini, conosco meglio la mia squadra. Questo è un club speciale, che ha una grande ripercussione mediatica. In generale sono contento”.

Una settimana fa la Serie A si è fermata per la tragica morte di Astori…
“Sì, è stata una settimana molto difficile per tutti. Davide ha giocato un anno qui a Roma, alcuni degli attuali calciatori sono stati suoi compagni. Sono stati giorni difficili, il calcio italiano si è unito attorno alla figura di Davide. Io non lo conoscevo personalmente, ma ho sentito tante cose belle su di lui, non solo come giocatore ma come persona. Deve essere così, tutte le dimostrazioni di affetto che ha ricevuto dimostrano che Davide era una gran persona. È stata una disgrazia dolorosa, speriamo soltanto che aiuti il calcio italiano ad unirsi”.

Come affronta la Roma questa gara di ritorno degli ottavi di Champions contro lo Shakhtar? Dovete recuperare dall’1-2 dell’andata…
“Dobbiamo affrontare questa partita sapendo che è una delle più importanti dell’ultimo periodo. Ci giochiamo la possibilità di arrivare ai quarti contro un avversario difficile. Passare il turno sarebbe importante per la società, per la crescita del club. Ci approcciamo alla gara con motivazione e con concentrazione. Non è facile, ma non è nemmeno impossibile”.

Lo Shakhtar ha tanti giocatori brasiliani. Ce n’è qualcuno che le piace particolarmente o che comunque le sembra più pericoloso degli altri?
“Hanno costruito una buona squadra. Lo zoccolo duro della squadra è formato dai brasiliani, da Taison, Marlos, Bernard e soprattutto Fred, che per me è il giocatore più importante che hanno. A livello offensivo sono molto forti, hanno un buon allenatore portoghese. Dobbiamo conoscere le loro qualità, che già abbiamo sofferto nella gara di andata”.

In Champions avete fatto un girone eccezionale, in campionato non siete in lotta per il titolo ma per i posti Champions sì. Siete dove pensavate di poter stare? Come vede la squadra?
“In linea generale, siamo contenti del girone di Champions, ora speriamo di esserlo ancora di più. Per quanto riguarda il campionato va fatta un po’ di chiarezza. Credo sia un anno speciale, sono cambiati sia l’allenatore che il direttore sportivo. C’erano alcune incognite e credo che, a poco a poco, stiano andando via. Non siamo al top, lo direi se fossimo vicini a Napoli e Juventus, ma stiamo costruendo una Roma con un futuro ambizioso e con un presente esigente. E poi credo che questa stagione abbia ancora molto da dire. Credo che la Roma debba guardare avanti, il futuro inizia sempre nel presente. Dobbiamo stare concentrati con l’ambizione di continuare a crescere”.

Vedendo la campagna acquisti estiva della Roma, ho avuto la sensazione di una rosa ben assortita. Avete avuto infortuni importanti, che penso si siano notati un po’ di meno per la buona pianificazione, avevate tutti i ruoli coperti. Era il vostro obiettivo?
“Sì, certo. La base che c’era era abbastanza importante. La squadra dell’anno scorso è arrivata seconda, ed è rimasta l’80% di quella rosa. Sono andati via Salah, Paredes, Ruediger e Mario Rui, però sono rimasti Dzeko, Nainggolan, Strootman, Manolas, De Rossi, Perotti, El Shaarawy… Il lavoro era complicato per provare a completare la rosa. Abbiamo provato a trovare alternative a questi giocatori. In linea generale io sono soddisfatto, però dico anche che non esiste una pianificazione perfetta. Sicuramente si può migliorare e, come ho detto prima, stiamo vivendo il presente, ma allo stesso tempo stiamo costruendo il futuro”.

Parliamo di Under, la stellina turca. Ho un dubbio: la decisione finale l’ha presa lei?
“Sì, su tutti i calciatori che sono arrivati quest’anno. Sono arrivato a Roma a fine aprile dello scorso anno, tutto quello che è stato fatto dopo è stato deciso dal mio gruppo di lavoro. Cercando profili nei ruoli in cui avevamo bisogno, sapevamo che c’era questo ragazzo giovane che uscendo dalla Turchia avrebbe avuto problemi di adattamento per la lingua e per altre cose che avrebbero avuto bisogno di tempo, però sapevamo anche che aveva qualità. Dopo i primi mesi, in cui il mister ha gestito molto bene il suo ingresso nella squadra dandogli i minuti necessari, a partire da gennaio ha avuto una continuità maggiore e i risultati sono arrivati. Negli ultimi mesi è stato in grado di fare gol importanti. Siamo contenti, ma credo che ci siano ampi margini di crescita, è comunque un ragazzo di 20 anni appena arrivato nel calcio italiano. Siamo convinti delle sue qualità tecniche e fisiche. Può essere un giocatore importante per il futuro della Roma”.

Alisson è uno dei migliori portieri del mondo?
“Ora che ho la fortuna di vederlo giorno dopo giorno, posso dire che è in una condizione incredibile, sta ottenendo risultati fantastici. Non so se è il miglior portiere del mondo, però è sicuramente un portiere di altissimo livello, non a caso è il titolare della nazionale brasiliana e della Roma. Sono contento che sia qui con noi”.

Si è parlato molto di una possibile cessione di Dzeko a gennaio…
“L’offerta del Chelsea c’è stata, è vero, ma è anche vero che l’unica cosa che ha fatto la Roma è stato ascoltare l’offerta, valutarla e studiarla, e poi, conoscendo un po’ anche l’idea del giocatore, l’operazione non ci ha soddisfatto. Per noi Edin è un giocatore importante, che ci ha dato tanto in passato e che ci sta dando tanto nel presente. Come ho detto in Italia, il direttore sportivo durante il mercato deve ascoltare le offerte, valutarle e poi accettarle o rifiutarle, e in questo caso non c’erano le condizioni che potessero soddisfare tutte le parti”.

È andato a Roma senza il suo gruppo di lavoro di Siviglia, ha dovuto lavorare con gente nuova. Come è stato? Si è dovuto adattare?
“È stato più facile di quello che pensavo. Sono stato appoggiato dalla società e dai miei compagni di lavoro giorno dopo giorno. È stato facile costruire un gruppo e iniziare a lavorare insieme. Nuova squadra, nuova città, nuova lingua… tutte cose che richiedono tempo di adattamento. È stato difficile, non posso negarlo, ma gli aiuti ricevuti mi hanno reso le cose più facili di quello che pensavo”.

Mi domandavo come funziona il processo di un acquisto. Se fossi interessato all’acquisto di un calciatore che gioca in Croazia, come funziona? Ci sono persone divise in base ai diversi Paesi che segnalano nomi interessanti?
“Come ho detto ho un gruppo di lavoro, siamo in 14. Lavoriamo con una base di dati nostri. Soprattutto nei primi sei mesi facciamo più lavoro di campo, e a partire da gennaio con queste informazioni facciamo una selezione. Come hai detto, ogni campionato è assegnato a una persona incaricata di analizzarlo”.

Le statistiche nel calcio: cosa ne pensa?
“La Roma è uno dei club che li utilizza di più per la filosofia della società. La proprietà americana crede molto nei dati in tutti gli aspetti del lavoro sportivo. Io sono un ds a cui piacciono le statistiche, e ho trovato un club perfetto. I dati aiutano, ma solo quelli buoni. La cosa fondamentale è quella di trovare i dati che ti aiutano ad accorciare il tempo di selezione. L’obiettivo è quello di mettere davanti a un ds 50 giocatori invece di 1000, fare un po’ la sintesi. I numeri non possono sostituire gli umani, ma possono aiutare a ridurre il numero i giocatori da valutare in base delle caratteristiche che stai cercando per rinforzare la rosa”.

Avere giocatori che siano romani e romanisti è molto importante per i tifosi giallorossi…
“Sì. Nel calcio italiano ci sono diversi calciatori che giocano nelle squadre in cui sono cresciuti. Qui ho trovato un processo di lavoro molto interessante, ma uno degli obiettivi del futuro della Roma è proprio quello di continuare a potenziare lo spirito romanista della società”.

Sono stati spesi 220 milioni per Neymar, 160 per Coutinho, 180 per Mbappé. Dove sta arrivando il mercato? Monchi sa dare una risposta chiara?
“No (ride, ndr). Non lo so. Situazioni impensabili fino a qualche anno fa. Ripeto, non lo so. Speriamo che arrivi ad un punto comunque sopportabile”.

Cosa chiede Monchi alla Roma? Vincere titoli?
“L’ho già detto: aspiro ad ottenere risultati sportivi che si adeguino alle aspettative della tifoseria. Abbiamo una tifoseria molto importante, il nostro club ha una grande ripercussione mediatica, quindi dobbiamo adeguare i risultati sportivi a tutto questo”.

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