Gazzetta dello sport – “Con Luis Enrique si balla a ritmo di… flamenco”

Qui, a piazza Navona, c’è una mostra bellissima. La Spagna è in primo piano, ma sullo sfondo si intravede la Roma. La Roma di Luis Enrique, di Josè Angel e di Bojan.
Anche se le foto, in questa galleria d’arte siamo all’Istituto Cervantes, in una mattina di caldo pazzesco, non sono proprio su questo tema. Però, chiedendo, cercando, curiosando, tra passanti e organizzatori, si può andare più in là di quello che si vede. Ed approfondire argomenti di stretta attualità, di cui hanno voglia di parlare tutti. Perché il calcio è sempre un buon pretesto per liberare pensieri, e far viaggiare la testa.
Curiosità Innanzitutto, si tratta di una esposizione di foto, visitabile fino al 14 novembre, con gli scatti più significativi degli ultimi «50 anni di storia di Spagna»: momenti di sport, vittorie, esultanze, ma anche solo espressioni, visi, corpi in movimento. Per dire: si trova Iker Casillas con la Coppa del Mondo, ma anche Pertini con Re Juan Carlos. Si rivede l’urlo di Tardelli al Santiago Bernabeu, ma anche Contador, o Nadal, o il Camp Nou in festa per il Barcellona. Insomma, di calcio ce n’è. E di persone presenti, pure. A partire da Carmen Postigo, direttore della sede italiana dell’agenzia Efe, che ha allestito questa mostra, che ci parla della Roma spagnola: «Mi piace tantissimo. Luis Enrique sta facendo ballare tutti a ritmo di flamenco, anche se le sue origini spagnole non sono in linea con questa danza: lui, nato a Gijon, è un buongustaio… da quelle parti vanno matti per fagioli e vongole, sicuramente anche lui ne andrà ghiotto. Josè Angel, invece, viene da un paesino sperduto, il suo adattamento è più lungo, per questo motivo diamogli tempo. Per Bojan, catalano, è più semplice: la sua danza è la Sardana, lo vedete in campo come si muove, no?».
Pronostici. Anche Sara Rojas, intermediaria culturale, ha il suo punto di vista: «I romanisti non hanno pazienza con gli spagnoli, ma sbagliano: perché loro hanno solo bisogno di carburare. Sono dei diesel». Continua Alonzo Galvez, turista di Madrid: «Come si vede da questi scatti, gli occhi degli spagnoli sono più profondi, più caldi. Per questo a Roma si troveranno tutti bene, e se amati, ricambieranno con affetto». Chiude Felipe Vincente de la Cuesta, asturiano e imprenditore: «Al derby di Roma, i tre spagnoli tireranno fuori la grinta, perché già sanno cosa vuol dire… rispetto a tutti gli altri».
Gazzetta dello Sport – Gabriella Greison

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