Lo stadio supera il test della politica

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Più o meno, sono arrivati dove volevano e appena in tempo. Se il Movimento 5 Stelle si fosse diviso in consiglio comunale anche su un semplice ordine del giorno allora per il nuovo stadio della Roma sarebbe stato un altro momento di passione e peggio ancora per la stabilità politica della giunta, già piuttosto vacillante e non aiutata dalla scelta del sindaco Virginia Raggi di prendersi una vacanza proprio in questi giorni di decisioni e ricorrenze storiche. Invece nella riunione dell’assemblea capitolina appositamente convocata, su richiesta delle opposizioni, 25 consiglieri del Movimento hanno fatto passare tutti insieme il documento presentato dalla giunta. Mentre in precedenza erano stati bocciati tre ordini del giorno dell’opposizione, con vari distinguo e varie prescrizioni. Era il primo esame politico autentico per il progetto modificato frutto degli accordi del mese scorso tra la Roma e il Comune. Superato. Non era l’ultimo, naturalmente, e neppure il più difficile. Secondo quanto illustrato dall’assessore all’urbanistica Luca Montuori adesso il Campidoglio si sbrigherà a presentare entro fine mese un atto ufficiale alla Regione Lazio, in maniera che il 5 aprile la conferenza dei servizi possa decidere positivamente (o, con maggiore realismo, concedere la proroga di trenta giorni negata in precedenza). Su quella base la Roma completerà il progetto modificato, la delibera di pubblico interesse rinnovata passerà in assemblea capitolina (dove, con i numeri di ieri, verrebbe approvata) e tutti felici e contenti potrebbero assistere nel 2020 all’inaugurazione dello stadio.

L’ITER – Perché questo scenario sorridente si realizzi, Montuori deve convincere la Regione a guida Pd di quanto ha sostenuto ieri: «L’interesse pubblico resterà e anzi sarà ampliato a coloro che abitano a Tor di Valle e a Ostia, imporremo di fare tutte le opere necessarie prima del calcio d’inizio, avremo un minimo di 16 treni all’ora sulla Roma Lido, la Via Ostiense sarà messa in sicurezza e ampliata da Marconi al raccordo». E convincere i Democratici sarà dura. Giulio Pelonzi pare si diverta a far fremere quelli che hanno a cuore lo stadio: «Se tutto va bene ci vorranno cinque anni per realizzarlo, visto che il progetto non c’è e l’iter amministrativo ricomincerà e durerà almeno altri due anni». Così va il Paese, quelli che prima appoggiavano lo stadio adesso nei fatti lo osteggiano e nessuno può giurare che gli alleati di oggi non diventino gli avversari di domani. Ma la Roma tiene duro e va avanti.

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