L’insidia di un mondo sommerso dai ricordi

La Repubblica (F.Bocca) – Paulo Roberto Falcão ha sempre più classe, porta l’orologio al polso destro. Come l’Avvocato ma non sul polsino bianco. È tornato a Trigoria a presentare un film su di lui, a benedire la Roma e ovviamente a perorare la causa dello stadio: «Alla Roma serve una nuova casa». Amen. Zico tre giorni fa è andato a fare una rimpatriata in Friuli. E a vedere l’Udinese perdere in casa col Sassuolo. Ruud Gullit è tornato a Milano per assistere al tramonto del Milan berlusconiano e raccontare di come lo riempissero di calci negli stinchi Ferri e Bergomi al derby di San Siro. Maradona, invitato dal presidente De Laurentiis, è tornato prima a Napoli in teatro a recitare se stesso e poi è andato fino a Madrid, per fare lui negli spogliatoi del Bernabeu il discorso alla squadra prima di prenderne tre dal Real. Sarri ha dettato le marcature e lasciato a Diego la carica con la tromba. Mai visto un ex spingersi fino a tanto. E infatti difficilmente accadrà ancora, il calcio è scaramantissimo. Forse scopriremo presto che c’è una fantomatica agenzia “I Migliori Anni” di Carlo Conti che cura questo continuo ritorno al passato, nel tentativo disperato di rinnovarlo e renderlo presente. Se non fosse che Falcão ormai sembra un manager d’alta finanza, Gullit i “dreadlocks” alla Bob Marley se li è tagliati, Zico sembra un cugino commosso a “C’è posta per te” e Maradona si tinge i capelli di nero corvino.

Il calcio italiano è un mondo sommerso di ricordi, anzi più che cullarsi, affoga nei ricordi. Probabilmente perché non ci accontentiamo di quello attuale, molto più industriale ma anche molto meno ricco, abbastanza decadente, sorpassato da inglesi e spagnoli, incattivito, poco spettacolare, spesso perdente, in crisi di soldi e soprattutto di pubblico. La nostalgia ci riporta indietro, ma sottolinea soprattutto l’impotenza di un movimento una volta al centro del mondo e che ora affida tutte le sue fortune a una sola squadra, la Juventus. L’unica che al momento riesce a tenere testa al suo passato. E che infatti operazioni nostalgia non ne fa (anche se c’è Rui Barros nello staff del Porto…), ben sapendo che il Buffon di oggi è lo Zoff di ieri e che Dybala può diventare persino il Platini dei prossimi anni. Passati abbondantemente gli anta ma ancora lontani dalla pensione ci stiamo già abbandonando al come eravamo. Anche se quella della nostalgia è un’industria a sua volta e dunque ecco spiegato tutto questo proliferare di ex figurine Panini. Per non vedere Milano addirittura fuori dall’Europa League (ah, la vecchia cara coppa Uefa) presto una seduta spiritica riporterà in vita gli anni ‘60.

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