Lega Serie A, settimana calda: rebus governance e diritti tv

E’ una settimana calda per la Lega Serie A. Domani va in scena una doppia assemblea: al mattino quella elettiva, di pomeriggio quella per valutare le offerte sui diritti tv. La priorità sembra però l’asta con cui i club contano di incassare un miliardo e 50 milioni di euro a stagione, eventualmente concludendo venerdì le trattative private con i broadcaster, o successivamente procedendo col bando subordinato per intermediari finanziari. Il rinnovo delle cariche può anche slittare oltre le elezioni della Federcalcio di lunedì prossimo, a cui la Serie A rischia di presentarsi in ordine sparso. Dopo nove mesi di commissariamento, non c’e’ ancora intesa su presidente e ad. Domani difficilmente verrà approvata (servono 14 a favore) l’introduzione della maggioranza semplice dal terzo scrutinio, e più che del presidente (in lizza il commissario Carlo Tavecchio, il subcommissario Paolo Nicoletti, e dell’ex legale del Milan, Leandro Cantamessa) si parlerà dei candidati al ruolo di ad: circolano due profili spagnoli, l’attuale presidente della Liga, Javier Tebas, e l’ex dg, Francisco Roca, oltre a Luigi De Siervo, ad di Infront, advisor della Lega, domani impegnato nell’apertura delle offerte per i diritti tv. Il limite per presentarle e’ alle 13.

Quasi scontata la partecipazione di Sky, che aveva speso 572 milioni di euro per l’intero campionato del 2015-18, e offerto circa mezzo miliardo nel bando fallito a giugno. Costa almeno 560 milioni mantenere lo status quo, con i pacchetti A (260 milioni per le big Juventus, Milan, Napoli, Inter, Lazio, Fiorentina e due di fascia bassa per il satellite) e D1-D2 (300 milioni complessivi per gli altri 12 club, inclusa la Roma, per circa il 25% di ascolti), senza contare i 60 milioni dei pacchetti accessori. Dopo aver disertato il bando di giugno, Mediaset non ha ancora trovato un accordo con Vivendi ma domani in mattinata riunirà il cda per valutare se e quanto offrire per il pacchetto B, per il digitale terrestre: stessi contenuti e prezzo minimo di A, 260 milioni, meno dei 373 sborsati l’altra volta dal Biscione per le gare di 8 squadre, inclusa però la Roma. Di 160 milioni e’ la base d’asta del D, per Internet, con le stesse partite di A e B (che pero’ includono anche i diritti a trasmettere in bar e hotel e altri accessori). E’ attesa una mossa da Perform, che si era già fatta avanti a giugno e ha una piattaforma (Dazn) per eventi sportivi live on-demand attiva in Germania, Austria, Svizzera, Giappone e Canada. Piu’ incerta la presenza di Amazon, e’ esclusa quella di Vodafone e Tim Vision.

Ansa

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