Le facce opposte dell’attacco: Schick fa flop, Dzeko spietato

Il Tempo (E.Menghi)Croce e delizia. Schick e Dzeko sono agli antipodi, uno non riesce a lasciare l’impronta in campionato, l’altro entra ed è subito decisivo. La crisi infinita del primo e il peso specifico del secondo. Assenza e presenza. Due facce di una Roma che non sa sdoppiarsi, perché il sostituto spreca l’ennesima occasione di rubare la scena all’attore principale e a Bologna viene fuori prepotentemente l’abisso che c’è tra Patrik e Edin. Lo scudo di ferro con cui Di Francesco prova a difendere l’attaccante ceco non basta più, è senza dubbio vero che «non si può mettere la croce di questo risultato su di lui, ha pareggiato la Roma non Schick», ma alla 30esima giornata, la sesta da titolare, gli alibi non reggono più. Va bene la pressione, il cartellino gravoso e l’astinenza da gol, ma tutti a questo punto volevano vedere una reazione, un’inversione di tendenza, accennata in Nazionale e sparita di nuovo in Serie A. «Aspettiamo i gol di Patrik», dicevano Kolarov e Monchi nel pre-partita, senza preoccuparsi di alzare l’asticella delle aspettative che l’ex Sampdoria puntualmente tradisce.

Dzeko era troppo stanco per giocare, aveva concordato con l’allenatore un turno di riposo in vista del Barcellona, ma alla fine è servito lui per limitare i danni e portare a casa almeno un punto. «Il pari ce lo teniamo stretto – dice il bosniaco – perché può essere importante, ma sono due punti persi. Adesso è facile dire che sono insostituibile, ma ci sono altri giocatori forti che possono giocare. Schick non ha fatto gol, ma non era facile, è giovane, deve crescere e giocare». È il ritornello amaro di questa stagione da protagonista mancato per il ceco, che ha fallito tutti gli esami importanti e si è fatto piccolo all’ombra di Dzeko. Anche Edin ha vissuto un periodo difficile, il calciomercato invernale è stato un’inutile distrazione, ma ha saputo mettersi tutto alle spalle. La testa incide inevitabilmente sulle prestazioni e la Roma di Bologna ne sa qualcosa: «Forse – ammette il bosniaco – abbiamo pensato un po’ al Barcellona, ma non abbiamo pareggiato per questo. Se avessimo vinto nessuno avrebbe detto niente. Giochiamo una partita importantissima mercoledì, l’andata è fondamentale. Loro al Camp Nou possono fare 5 gol a tutti, dobbiamo stare attenti e concentrati perché sono pericolosissimi. Il mister ci preparerà al meglio». Lui ha risparmiato un po’ di energie e in Spagna tornerà titolare: «Sarò pronto, ho fatto solo mezz’ora al Dall’Ara. Giochiamo tutta la stagione per vivere gare del genere, dobbiamo essere sul pezzo. Sappiamo quanto sono forti loro, peccato che Under si sia fatto male e speriamo che per Nainggolan non sia niente di serio».

Il peso dell’attacco sarà ancora sulle sue spalle, con il colpo di testa con cui ha sporcato l’esordio di Sanbturro in A ha firmato il quattordicesimo centro in campionato. Quattro degli ultimi cinque sono arrivati in trasferta e hanno portato punti pesanti: con Sampdoria e Bologna è stato lui a salvare la Roma, a Napoli ha fatto doppietta e, contando l’inizio sprint con 7 reti nelle prime 6 gare di campionato, in almeno 17 punti c’è il suo zampino. In Champions ha fatto ancora meglio, ha trascinato i giallorossi ai quarti segnando allo Shakhtar nella resa dei conti all’Olimpico, dopo la magnifica doppietta in casa del Chelsea. Adesso viene il bello (e il difficile): «Serve una faccia cattiva al Camp Nou». E il suo bomber instinct.

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