Il Messaggero – La Roma avanza ma tra i fischi

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Non è guarita, anche se torna a vincere all’Olimpico dopo 51 giorni. La Roma di questi tempi è fragile e insicura. Ma almeno va ai quarti di Coppa Italia, superando ai supplementari l’Empoli (2 a 1): il 3 febbraio riceve qui la vincente di Fiorentina-Atalanta. Garcia, però, non si può accontentare del successo contro le riserve di Sarri, ottenuto con il rigore regalato dall’arbitro Di Bello e trasformato da De Rossi. Scadente la condizione fisica e sparito il gioco. E, da non credere, giocatori impauriti e frastornati.

ROTAZIONE MINIMA – Garcia avrebbe voluto usare la gara infrasettimanale di coppa per preparare al meglio il match delicato di campionato. Domenica sera la Roma gioca al Franchi contro la Fiorentina e non si può permettere di lasciare altri punti per strada nella corsa scudetto. Il turnover è dunque limitato al portiere, con Skorupski al posto di De sanctis, e in partenza al fludificante sinistro, con Cole che, colpito involontariamente al volto da Vecino, lascia dopo meno di metà tempo il posto al titolare a Holebas. A centrocampo, vicino a Pjanic che torna intermedio senza mai accendersi, rientrano De Rossi e Nainggolan, assenti a Palermo perché squalificati. Dall’inizio, a differenza della partita di Palermo, anche Maicon e Totti. Davanti, nel tridente, ancora Destro e Iturbe, con il capitano che parte leggermente più indietro e i due attaccanti più stretti.

DIGIUNO INTERROTTO – Maicon avanza a destra, e anche a sinistra, di più quando entra Holebas, la Roma sfrutta la corsia per avere più soluzioni offensive. Che restano comunque poche. Totti si dedica ai lanci sui lati e in profondità. L’Empoli è però più squadra. Solo negli uomini non è lo stesso che si vede in campionato. Sono diversi gli interpreti, dentro le riserve, ma non l’atteggiamento tattico. Difesa alta, pressing e squadra corta. Nonostante il gap tecnico, c’è solo da imparare. Sarri, comunque, deve pensare alla salvezza e lascia fuori almeno 7-8 titolari, compreso Michelidze, lo squalificato di coppa (stessa sorte di Strootman), e in particolare il portiere e 3 difensori su 4. Sono, insomma, più al competo i giallorossi che, anche per questo motivo, dovrebbero approfittare della situazione. E invece faticano come al solito nella manovra. Prevedibile e lenta. Su cross da destra di Maicon respinto di testa a Barba, almeno si sveglia dal lungo letargo Iturbe. Che realizza di destro, evitando Bianchetti e calciando in diagonale. E’ la sua terza rete in questa stagione, ha fatto centro in tutt’e tre le competizioni, l’ultima tre mesi e mezzo fa, il 5 ottobre allo Stadium contro la Juve.

SOLO L’INIZIO E’ OK – Il gol di Iturbe arriva presto (5′) e serve per indirizzare la partita. Così la Roma si sblocca subito e soprattutto nel primo tempo: in casa non accadeva dal 30 novembre, gara interna contro l’Inter di Mancini. Non aumentano, però, le chance. Tavano ha la palla del pari, destro largo, Nainggolan chiude il tempo con un gran bel tiro: bravo Bassi a deviare in angolo. Destro, due volte, e Pjanic non sfruttano le occasioni che, all’inizio della ripresa, avrebbero permesso ai giallorossi di prendersi la qualificazione e di risparmiare energie per Firenze. Sarri, invece, fa tre cambi in sequenza per tenere aperta la sfida: Hysay, Zielinski e Verdi dentro rispettivamente per Vecino, Saponara e Maccarone. Garcia, invece, si limita a far uscire Totti a metà tempo: in campo Ljajic, come il capitano da falso nueve, per l’assetto che è simile al 4-3-1-2, scelto fin dall’inizio per mettersi a specchio con l’Empoli. Che non arretra e lascia solo qualche contropiede. Zielinski non inquadra il bersaglio, calciando di forza, Bianchetti impegna da fuori Skorupski. Astori si addormenta anche in coppa: Verdi pareggia in contropiede (35′). Paredes per Pjanic e 4-2-3-1. La Roma trema e i 12.000 dell’Olimpico si infuriano. Doppia parata di Bassi nel recupero su Iturbe e quindi supplementari. Con il rigore trasformato da De Rossi che fa arrabbiare Sarri: Zielinski prende il pallone e non Paredes. Skorupski salva su Tavano, ma non la Roma dai fischi della sua gente.

 

Il Messaggero – U. Trani

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