La lotta di potere tra gli arbitri e Uva

La Repubblica (M.Pinci) La guerra si era combattuta finora all’ombra. Da ieri, gli arbitri italiani hanno annunciato di avere un nemico: che non è la Federcalcio, ma il suo dg Michele Uva. Il presidente dei direttori di gara, Nicchi, ha aperto il fronte. L’emerso sono le rivendicazioni per la classe arbitrale, ma è il sommerso ad agitare la battaglia. La commissione che lavora ai nuovi Principi Fondamentali del Coni dovrebbe decidere infatti a breve di escludere rappresentanze arbitrali nel Consiglio delle federazioni. Per sanare una “anomalia” italiana. Per i direttori di gara vorrebbe dire di fatto perdere il loro 2% di voto nell’elezione del presidente federale. Il commissario Fabbricini ha convocato le componenti per mercoledì, ci sarà anche Malagò: si dovrà parlare anche della ridistribuzione dei pesi elettorali: una guerra annunciata tra le leghe, in cui quel 2% degli arbitri diventa una golosa opportunità per provare a ridurre gli scontenti. O che i fischietti son tornati ad aver peso politico per le elezioni Figc: «Sono quasi pentito di non essermi candidato», sorrideva Nicchi a gennaio sosteneva Gravina e con lui la conferma del dg. Oggi Uva è il “nemico”. A lui pensa Nicchi quando invoca «che vengano liquidati i mancati rimborsi agli arbitri, 300mila euro di arretrati in 2 anni».

Fabbricini ha replicato, seccato, carte alla mano, che «i rimborsi sono versati in 25-30 giorni». Ma il n. 1 dell’Aia rivendica pure «l’autonomia economica dei comitati regionali, limitata da una manovra a 250 euro, rendendo impossibile disporre del budget assegnato». A volerla fu proprio il “nemico” Uva, che ha chiesto pure di assorbire all’interno della Figc il sito degli arbitri, «da 5 milioni di visite l’anno». Mosse vissute come attacchi a un sistema che Nicchi difende, anche dal fuoco amico di chi ne vorrebbe le dimissioni. O da minacce di varia natura: «Hanno spedito un plico con pallottole a me e Rizzoli. E ogni anno 100 arbitri finiscono al pronto soccorso per le violenze subite sui campi».

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