Juve e Roma, l’Italia a due velocità contro le grandi d’Europa

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Panorama.it – Questione di testa più che di fisico. Mentalità vincente che in Europa si costruisce anche attraverso le sconfitte, ma che deve anche essere nel dna dei protagonisti perché altrimenti è difficile trovarla cammin facendo. Juventus e Roma escono con due facce completamente diverse dalla settimana big in Champions League: felice e sicura di sè la squadra bianconera, da ricostruire nell’autostima quella giallorossa. Eppure entrambe avevano davanti a sè l’ostacolo più alto del girone.

Allegri e Garcia si portano via non solo due risultati differenti dal turno europeo, ma anche la conferma di essere due allenatori dai profili oggi molto diversi: uno europeo, così come lo è sempre stato nella sua carriera, l’altro con ancora tante lacune da colmare. E che l’andamento della Roma in Champions sia simile a quello del passato e ai risultati del Lille non depone a favore del francese.

Un dato racconta meglio di tutti la differenza. Nelle 18 partite di coppa sotto la gestione Allegri la Juventus ha una media punti di 1,94 (10 vittorie, 5 pareggi e 3 sole sconfitte). mentre le campagne europee in giallorosso di Garcia si fermano a 1,00(3 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte). Il doppio o quasi, che significa un abisso per le ambizioni dell’uno o dell’altro. Se si aggiunge che Max non ha mai bucato la qualificazione agli ottavi anche ai tempi del Milan e Rudi aveva deluso anche con il Lille (solo 3 successi in 14 gare), il quadro è completo.

Quando Allegri è sbarcato a Vinovo ha ereditato una Juventus che in Champions League era reduce dalla bruciante eliminazione nella notte di Istanbul. Lo score di Conte raccontava tutte le difficoltà al di fuori dei confini nazionali: 6 vittorie su 16 giocate, brutta figura con il Bayern Monaco nei quarti di finale e una media punti di 1,50. Max ha cambiato nell’anima la mentalità della Juventus e con la stessa rosa è arrivato dritto alla finale di Berlino.

Il salto di qualità c’è stato soprattutto quando i bianconeri hanno incrociato le big. L’anno scorso la Juve ha faticato non poco all’inizio nel girone (sconfitte contro Atletico Madrid e Olympiakos), ma è rifiorita con la primavera mietendo vittime illustri: Borussia Dortmund e, soprattutto, Real Madrid. Anche la finale contro il Barcellona va archiviata come passo di crescita.

Ora gli interpreti sono cambiati, ma la mentalità è la stessa: due vittorie su due contro il Manchester City e il successo sul Siviglia, che non è una grandissima ma è pur sempre la squadra vincitrice delle ultime due edizioni dell’Europa League. Quando suona la famosa musichetta i bianconeri si trasformano e il problema per Allegri, semmai, è trasferire lo stesso approccio feroce anche al campionato. Dove, questione di mentalità, la squadra sembra avere meno motivazioni.

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