Italia e Roma. C’è sempre un De Rossi in mezzo

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Che il calcio — come la vita — vada per correnti di pensiero spesso evanescenti, riteniamo non ci siano troppi dubbi. Dopo il Mondiale, per esempio, la Nazionale sembrava non essere più «un paese per vecchi». Largo ai giovani, largo al rinnovamento, largo a una rottamazione che faceva singolare coppia con quella avviata da parte della politica. Poi però c’è una saggezza di fondo in tutte le cose, e così non sorprende se — quasi tre anni più tardi — il saggio Ventura, domani nella partita chiave contro l’Albania, si affiderà a diversi trentenni di sicura affidabilità. Buffon, certo, e poi anche Barzagli e Candreva, ma al centro della manovra — se servisse anche da centrale nella difesa a tre — resta sempre Daniele De Rossi, 33 anni a luglio, pronto a fare da chioccia a tutto il presente che brilla (Verratti) e che spinge (Gagliardini).

VERSO PAOLO ROSSI – Dall’esperienza, in fondo, non si può prescindere, soprattutto quando le motivazioni sono alte come la tenuta fisica. Il centrocampista della Roma lo ha dimostrato nell’Europeo targato Conte e così l’attuale c.t. sta recependo lo stesso messaggio: Daniele è affidabile. Così tanto da avere un altro obiettivo prestigioso da tagliare: arrivare a 20 gol azzurri già domani a Palermo, staccando così Bettega e Gilardino e agganciando al 12° posto nella classifica dei cannonieri azzurri Paolo Rossi. Inutile dire che di questo gruppo azzurro De Rossi è capocannoniere, ma non basta. Dei 12 nomi che lo precedono in Nazionale — se si eccettua il poliedrico Baloncieri, espressione di un altro calcio — tutti sono stati attaccanti di ruolo, mentre Daniele non lo è affatto. «Sinceramente avrei pensato che a raggiungermi sarebbe stato più a un attaccante che un centrocampista — ci ha detto Pablito tempo fa —, ma lui possiede grande tempismo nei colpi di testa e ha buoni tempi di inserimento. È un giocatore completo, e poi ha temperamento da leader».

DENTRO PAROLO – Tutto vero, ed è per questo che ieri Ventura gli ha affidato le chiavi del centrocampo anche quando ha alternato un paio di moduli. Andiamo con ordine. Contro l’Albania il sistema di gioco in avvio dovrebbe essere il più provato, ovvero il 4-2-4, che vede in mediana proprio il giallorosso e Verratti. Logico che quest’ultimo avrà il compito di giocare qualche metro più avanti rispetto al suo compagno, appoggiando così con frequenza la manovra d’attacco, mentre toccherà a De Rossi chiudere le linee di passaggio sulle ripartenze degli avversari. Ieri, però, Ventura ha provato anche il 4-3-3, utile in corsa. Così in mediana, al fianco del tandem di avvio ha giocato Parolo, anche con compiti da incursore partendo da più lontano. Logico che questo modulo necessiti di spazi più larghi nella linea offensiva e così, invece delle formula con due attaccanti puri — Belotti e Immobile — il c.t. ha scelto l’alternanza tra i due, sempre col supporto degli esterni (Candreva e Insigne), pronti sia a restare larghi per il cross, sia a stringere per la conclusione.

RINNOVO – Parlando di De Rossi, però, c’è un altro dato significativo: è l’unico dei presumibili titolari azzurri col contratto in scadenza. Il rapporto con la Roma è ottimo, ma le parti non sono arrivate a un confronto serrato. Di sicuro Daniele ha offerte anche da altri club italiani ed esteri, ma la sensazione è che firmerà un biennale con ingaggio di circa 2,5 milioni complessivi. Proprio per questo domenica hanno colpito le parole di Spalletti a fine partita, quando parlando dl proprio futuro ha aggiunto: «Se anche quest’anno non si vince, devo andare via non solo io, ma anche quelli che ci sono da dieci anni; altrimenti si ripetono sempre le stesse cose». Carriera alla mano, tra i giocatori giallorossi ce ne sono solo due con questa anzianità: Totti e De Rossi. Ma se per il primo il capolinea, a 40 anni, è più vicino, l’altro ha ancora voglia di essere protagonista. L’Italia azzurra ci crede, presto probabilmente anche la Roma. Quanto basta per far evaporare tutti i cattivi pensieri.

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