La Gazzetta dello Sport – Lo stile è british, i gol made in Italy «Tensioni? No, da noi è uno show»

Italia-Inghilterra-pellè

Il periodo, in fondo, è quello più opportuno. Dopo l’astinenza quaresimale, la via crucis delle critiche e la crocifissione dei presunti colpevoli, era tempo che arrivasse la pasqua di resurrezione. Il primo a risorgere dal sepolcro dei media è stato Conte, applaudito dal pubblico «familiare» dello Juventus Stadium, poi è toccato a lui, a Graziano Pellè da San Cesario di Lecce. L’attaccante del Southampton aveva perso la strada del gol il 24 gennaio in FA Cup contro il Crystal Palace, mentre in Premier l’ultima traccia risaliva al 20 gennaio. Per un attaccante, quasi un’era geologica di penitenza. Ma poiché il destino a volte ha il senso dell’opportunità, per Pellè non poteva esserci occasione migliore per risorgere. Quasi un messaggio limpido per ricordare: io ci sono sempre. Tanto più in una squadra che ora, malinconicamente, come capocannoniere ha un difensore: Chiellini.

CON EDER CHE COPPIA E allora ben venga il fatto che Conte ritrovi i gol degli attaccanti, Eder in Bulgaria e Pellè stavolta. «Finalmente mi sono sbloccato – racconta Graziano –. In Inghilterra ho preso 9 pali, ma so che dovevo fare più reti, anche se giocavo più per gli altri. Se questo periodo nero fosse successo in Italia, avrebbero polemizzato, lì danno sempre altre possibilità. Ogni partita ha una storia a sé. Stavolta mi sentivo bene e ringrazio Chiellini per l’assist (e il difensore a sua volta ha detto: «Grazie a Pellè, la mia era una ciabattata…»). È il secondo gol in tre presenze azzurre, lo dedico a mia mamma. Con Eder, con cui ho giocato nella Samp, mi trovo bene. Abbiamo caratteristiche differenti e insieme riusciamo a dare il massimo. Peccato avere sciupato l’occasione per la doppietta: potevo stopparla e metterla dentro, avrei dovuto essere più freddo».

POLEMICHE ITALIANE L’impressione è che l’Inghilterra gli faccia brillare lo sguardo, soprattutto se l’argomento scivola sulle tensioni degli ultimi giorni. «Io vengo da un altro calcio, la Premier è uno show. Dispiace che intorno alla Nazionale ci siano tante tensioni. Siamo orgogliosi di andarci, ma in Italia siamo abituati alle polemiche. A noi non toccano, perché siamo abituati a lavorare e basta, però siamo dispiaciuti per Conte. Comunque abbiamo visto che a lui lo caricano e a noi succede lo stesso». Con queste premesse, nessuna sorpresa che un ritorno alle nostre latitudini non lo entusiasmi. «Io sono pro Italia: città belle come da noi non ci sono, un clima come il nostro non c’è. Peccato che quando ci saranno gli stadi nuovi sarò troppo vecchio, ma un giorno la A tornerà a essere il torneo più bello del mondo. Se Roma, Napoli e Firenze facessero impianti nuovi, diventerebbero bolge in cui sarebbe difficile giocare. La Juve ha anticipato tutti». L’impressione è che, da vero cittadino europeo, Pellè abbia acquisito saggezza e disincanto da giudicare il nostro calcio con sguardo impietoso ma sereno. Graziano è il prototipo dell’italiano da esportazione 2.0. In modo semiserio in passato si raccontava così: «Sono più bello di Cristiano Ronaldo, più bravo a ballare di Tony Manero e, se facessero un film su di me, vorrei che a interpretarlo fosse un attore elegante come Clooney». Da campione sulle piste da ballo in coppia con la sorella Fabiana, Pellè sa fare sempre il passo giusto, mai più lungo della gamba. E quando i suoi tifosi lo paragonano a Ibra, ogni volta replica modesto: «Ci provo». In una Nazionale da rifondare, chissà se il suo mix di lustrini e sudore non rappresenti la formula per uscire dal guado.

La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini

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