Grenier corre: prima l’Empoli poi il riscatto

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Lo guardi e ti viene in mente la Francia, chissà perché. Una di quelle sensazioni impalpabili, come quando mangi riso bollito e ti senti un samurai. Clément Grenier ha quella faccia lì a cavallo tra la spiraleggiante periferia di Parigi e la provincia profonda. Infatti è un uomo venuto dal Sud, che in Francia comincia parecchio sopra le Alpi. E’ anche un uomo solo, ma questa è una condizione temporanea. Se ne sta da solo a Trigoria perché una volta che ha cominciato una partita non è stato capace di finirla. Di marchiarla sì, con il lob di prima atterrato sul piede di El Shaarawy a Palermo. Prima mossa nel campionato italiano, un assist vincente. Prima mossa o quasi. Aveva già toccato un paio di palloni con la grazia che lo contraddistingue e quasi due mesi fa si era goduto un minuto intero più recupero nel finale di un Roma-Fiorentina (4-0) in cui avevano già cominciato a smontare le transenne.

CORPO E ANIMA – Grenier, però, e l’allenatore Luciano Spalletti con lui hanno compreso proprio a Palermo che c’era qualcosa intorno a cui lavorare e molto da lavorarci. Un’ora, per la precisione 64 minuti, di ottima partita, quindi l’allarme giallo suonato contemporaneamente dai muscoli e dai polmoni. La faccia francese era pressoché disperata quando Grenier si è avviato dal centro del campo verso la panchina. Anima divisa in due: avrebbe voluto andare avanti a divertirsi, dopo tanta nostalgia del campo, ma non ce la faceva più. Talento cristallino sin dagli 11 anni, fisico di vetro frangibile dall’età di 23, quando saltò di netto il Mondiale in Brasile per colpa degli adduttori. Poi gliene sono capitate di tutte, dalle fratture alle contusioni, e ha giocato pochissimo. Giusto quel tanto che bastava a impedire alla Roma di schierarlo in Europa League. Magari si è tolto un peso con l’eliminazione, non tanto perché il Lione è stata la squadra del suo cuore e della sua storia, l’unica importante prima dei giallorossi, ma perché adesso davanti ha solo traguardi che non gli sono proibiti e può respirare e sperare più libero.

SOLCHI – Cominciando dal confronto con l’Empoli, il primo aprile, a soli tre giorni dal nuovo derby di Coppa Italia che si disputa il 4. Ottima occasione per sperimentare l’ulteriore versione di Grenier, quella che uscirà dagli allenamenti specifici e individuali ai quali il centrocampista si sta sottoponendo a Trigoria. Da solo ma non da solo. Gli girano intorno a mano a mano gli altri che hanno bisogno di attenzioni particolari, Nura per dire, Emerson che di tanto in tanto si affatica perché è cambiato sin troppo in fretta da doppione a figurina chiave. E via via i numerosi preparatori atletici della Roma che lo guidano e passano a vedere come sta. Perché poi Grenier non doveva essere e non è uno da aggiungere alle liste in mancanza di meglio. Intanto è un ragazzo intelligente e appena messo piede su un campo italiano ha capito che qui non può giocare da fermo come ogni tanto gli permettevano in Francia. Ha individuato i solchi della mezzala e li ha percorsi. Finché il fiato è uscito e rientrato. Mandarlo avanti per 95 minuti filati, qui sta il problema. E’ al centro sportivo che corre e salta gli ostacoli e solleva pesi a questo scopo. Il suo riscatto vale 3,5 milioni. Andrà deciso in questo finale di stagione. Lui ha annusato l’aria: «Quanto si sta bene a Roma!». Sveglio, l’uomo del Sud.

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