Fred nel cuore. E Guardiola può aspettare

La Gazzetta dello Sport (F.Bianchi) – Lui non lo conosceva così bene. Tecnicamente parlando. Ad Alisson Becker stasera sembrerà di fare una di quelle rimpatriate da ex compagni di classe. Lo Shakhtar è da sempre una colonia brasiliana, Alisson ritroverà un pezzo di gioventù passata all’Internacional di Porto Alegre, ritroverà Patrick, Taison e, soprattutto, Frederico Rodrigues Santos, detto Fred. Erano amici, erano i due gioiellini delle giovanili, hanno mantenuto le promesse. Solo che Fred ha dovuto reinventarsi per affermarsi del tutto. Il portiere della Roma non avrebbe mai immaginato di vedere quel peperino tutto scatti e finte al quale piaceva scatenarsi sulla sinistra, un Douglas Costa per intendersi e per restare nei pressi dello Shakhtar (è da qui che lo juventino è andato al Bayern), trasformarsi come un Supereroe nel centrocampista centrale tosto, diligente e ispirato in regia che tutti ammirano e che tanti vogliono.

DA LUCESCU AL CITY – Fred non è stato fortunato con le città. È nato a Belo Horizonte, è cresciuto calcisticamente a Porto Alegre. Per chissà quale sorta di contraltare, in Brasile le città più brutte hanno nomi gioiosi. Poi è finito, appunto, a Donetsk e ora sta a Kharkiv, che insomma non hanno il clima migliore del mondo e non sono Londra o Rio. A Donetsk ha vissuto pure il terrore della guerra (non ancora finita, anche se non se ne parla) tra miliziani filo russi e le forze governative ucraine. Nel 2014, lui e la truppa brasiliana decisero di non tornare in Ucraina dal ritiro austro­svizzero, saltando la finale di Supercoppa con la Dinamo Kiev. Poi ci ripensarono e lui fu uno dei primi a rientrare. Fred non è stato tanto fortunato nemmeno con i controlli antidoping. Nel 2015 fu squalificato un anno. Ma è stato fortunato a trovare l’allenatore giusto: Mircea Lucescu. Perché da esterno era bravo, sgusciante, creava pericoli, ma segnava davvero poco. Massimo due gol a stagione, se non si conta la coppa ucraina. L’ex mago dello Shakhtar pian piano l’ha trasformato in un centrale coi fiocchi. E guarda caso è già promesso sposo al Manchester City di Guardiola (che già lo voleva a gennaio e che pagherà una quarantina di milioni di euro) per affiancare o sostituire Fernandinho, guarda caso come lui scuola Lucescu Shakhtar. Fred in un’altra città né calda né stupenda, ma transeat. Stavolta ne vale la pena. Dice il suo attuale tecnico Fonseca: «Ho parlato con lui a lungo. Anche se poteva andar via a gennaio ma la trattativa non si è conclusa mi ha assicurato che resterà concentrato fino all’ultima partita con noi. Mi fido. Fred è uno dei miei giocatori più importanti. E si merita un top team». Come Fonseca pensa sia anche la Roma: «Mi piace tantissimo Di Francesco e il suo gioco. Penso che sarà una gara equilibrata, con due squadre che non hanno paura di giocare e mostrare le loro idee. La qualificazione non si deciderà domani (oggi, ndr) ma nel ritorno». Molto dipenderà anche da Fred e da Alisson, quelli della meglio gioventù di Porto Alegre.

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