Bacca, Dzeko o i soliti noti Chi siede sul trono del gol?

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La Gazzetta dello Sport (A. Elefante) – Cinque motivi per diventare re. E stiamo parlando di gol, dunque di successione al trono di Toni e Icardi. Cinque autoinvestiture: per voglia, per necessità, per riscatto, per abitudine. E anche per diritto di padronanza, perché la squadra regina (da quattro anni) è facile che un candidato forte a quel titolo lo presenti: però questa Juve la vediamo senza un killer designato, già certo, ma con una distribuzione più equilibrata dei gol fra i suoi attaccanti. Non è facile dire chi segnerà di più fra Mandzukic e Morata, più facile è scommettere che arrivino entrambi a 15, con Dybala non troppo dietro: poi, via Pirlo e Vidal, dipenderà anche da chi calcerà i rigori (ma un candidato forte resta pure Marchisio). In ogni caso, quei tre possono arrivare a quota 40: come il trio di Garcia, anche se a spanne calcoliamo nei piedi (e nella testa) di Dzeko il doppio dei gol di Salah, che in ogni caso si avvicinerà alla porta, e di Iago Falque. Con lo spagnolo che però, rispetto alla libertà di cui godeva nel 3-4-3 di Gasperini, in un 4-3-3 forse dovrà stancarsi un po’ di più in copertura.

EDIN E MAURO, I CANNIBALI Ecco, Dzeko: aspirante re per voglia. Voglia di dimenticare: 4 gol segnati in un campionato – quello passato – per un centravanti purissimo come lui sono una contraddizione in termini, una macchia, un errore da cancellare. Subito, e la Roma sembra costruita apposta per aiutarlo, almeno quanto lui pare il tassello perfetto per completare il puzzle di Garcia. Lasciare il City è stato come uscire da una prigione, segnare tanto in Italia sarà la rivendicazione di uno status, più che un modo per vincere il duello a distanza che nascerà con Sterling. Icardi ha pareggiato quello con Toni all’ultimo tuffo della scorsa stagione, ma per lui è arrivato il momento di vincere: con l’Inter ha già pareggiato abbastanza. Per Maurito segnare tanto, il più possibile, sarà una dolce condanna. Per portare l’Inter in Champions, diventata per tutti necessità più che desiderio. Oppure – se andrà male – per convincere una squadra da Champions a portarlo via dall’Inter: da qui non si scappa.

GONZALO E CARLOS IN PARADISO Avrà avuto la tentazione di scappare Gonzalo Higuain, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stata una fuga anche dai suoi errori. Sembra paradossale definire fortemente imperfetta una stagione da 29 gol in 58 partite, uno ogni due, ma tale è stata la sua ultima con il Napoli, al netto degli errori decisivi con la maglia dell’Argentina. Non è questione di quantità, ma di qualità: il riscatto passa da qualche gol decisivo in più, magari anche dal dischetto. Ma se la testa sarà giusta al di là del mancato rinnovo e sboccerà il feeling con il tecnico, con il gioco di Sarri e uno come Valdifiori alle spalle Higuain potrà trovarsi 4-5 volte a partita in faccia alla porta, a guardare negli occhi il portiere avversario. Il suo paradiso. E in paradiso si sente Carlos Bacca quando può seguire l’odore del gol perlustrando le zone più calde dell’area di rigore. Lì dove lo vuole stabilmente Mihajlovic, perché sarebbe un suicidio non assecondare certe sue buone abitudini: 28, 21 e 28 sono i gol nelle ultime sue tre stagioni, 20, 14 e 22 quelli segnati nel solo campionato, e se l’estate non inganna il colombiano si avvia serenamente a toccare quota 20 anche con il Milan.

INSEGUONO IN SEI E più o meno a quota 15, a parte Mandzukic e Morata, non ci meraviglieremmo di trovare anche Luiz Adriano, perché l’impressione è forte: il grosso del bottino di gol del Milan se lo divideranno lui e Bacca. Come nel Napoli – se non riguadagnerà terreno Callejon, per ora sfavorito dal sistema di gioco – potrebbe succedere con Higuain e Gabbiadini: uno che stabilmente più vicino alla porta nel previsto 4-3-1-2 di Sarri, potrà completare la sua evoluzione di attaccante che avrà da spendere anche un bonus non da poco, i calci piazzati. Idem come sopra, rigori compresi, per Berardi: che arriva al bivio della consacrazione avendo la Juve all’orizzonte e alle spalle una squadra che giocherà molto per lui (e pure per Defrel). Ci conta molto anche Conte. Nessun bivio più per Toni: ormai li ha imboccati dalla parte giusta praticamente tutti, gli resterà il gusto di non aver nulla da perdere nel provare a stupire ancora, ovvero arrivare ben oltre la semplice doppia cifra.

IL GIOCO DEI SE La truppa di quelli da 10 gol di solito a fine campionato presenta sempre qualche sorpresa. Le squadre più difficili da decifrare sembrano Inter, Lazio e Genoa: diciamo uno fra Palacio e Jovetic per Mancini (ma la, o le, punte che arriveranno da qui a fine agosto entreranno di diritto nel gruppo). A parte Felipe Anderson che è fortemente indiziato, uno fra Candreva (favorito dai rigori), Djordjevic (se gli infortuni lo lasceranno in pace) e Klose per Pioli. Sicuramente uno, ma non è ancora chiaro chi (Perotti: ma resterà? Questo Capel ancora un po’ miserioso? O ci farà una sorpresa Pandev?) per Gasperini. Più facile scommettere sull’eternità – magari per l’ultima volta – di Di Natale, su Eder che calpesterà tappeti stesi da Cassano, su un Destro da «adesso o mai più» e su un Toro bello ed equilibrato, dunque su Belotti e Quagliarella (e se il Quaglia gli dà una mano, il Gallo può arrivare anche a 15). Se il fisico dà una mano a Giuseppe Rossi, con lui e Babacar (ma pure Bernardeschi) a Firenze possono divertirsi; se Atalanta e Chievo segneranno un po’ più del solito avranno chance anche Pinilla e Paloschi; se il Palermo non lo farà deprimere potrà confermarsi anche Vazquez; se Mandorlini riuscirà a insistere sulla coppia (ma qualche dubbio lo abbiamo), potrà tornare a divertirsi anche Pazzini. E poi c’è il «se» più grande di tutti: se tornerà Ibrahimovic, altro che candidato al trono.

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