Dopo Parigi, ecco cosa cambia nei nostri stadi

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Repubblica.iT (F.Bianchi) – Adesso, dopo la strage di Parigi, anche il mondo dello sport ha paura e si interroga sul futuro. Ci sono scadenze imminenti, ormai: il 12 dicembre si terranno, proprio a Parigi, i sorteggi dei campionati europei di Francia, previsti dal 10 giugno al 10 luglio del prossimo anno, con 24 squadre, 51 partite, 10 stadi coinvolti, oltre 2 milioni e mezzo di spettatori. Ci saranno misure di sicurezza più che rinforzate, una spesa altissima anche per il governo di Francia. Uno sforzo immane, senza precedenti. La Nazionale italiana di calcio, come tutte le altre, avrà a disposizione un apparato di sicurezza che sarà concordato dal Viminale con le autorità francesi: in passato, gli azzurri (ai Mondiali e agli Europei) erano stati seguiti da alcuni agenti italiani dell’ordine pubblico, alla guida prima di Francesco Tagliente e poi di Roberto Massucci. Ma non c’erano allarmi di attentati come adesso: qualcosa cambierà di sicuro.

E nel nostro campionato di calcio? Maggiore attenzione intorno agli stadi, fuori e anche dentro: attenzione ai filtraggi ma, se non in casi particolari, non dovrebbero essere utilizzati in maniera massiccia i metal detector. Motivi economici e di opportunità: non si può mettere in campo un apparto enorme di sicurezza, quando già vanno presidiate le città e i (tantissimi) luoghi sensibili. E poi negli stadi entrano migliaia di persone in pochissimo tempo, un dispiego massiccio di metal detector rischierebbe di creare file e ingorghi. Altro che tensioni e paure. Già adesso comunque in caso di persone sospette vengono controllate borse e zaini sia dai poliziotti che dagli steward. Inoltre, ultimamente è migliorata molto la videosorveglianza. La situazione non è facile da gestire, anche se ovviamente ci sarà un’attenzione sempre maggiore verso tutti i luoghi di aggregazione (stadi appunto inclusi) come ha spiegato il ministro Alfano. E i cani antiesplosivo? Vanno bene in aeroporti e stazioni, meno all’ingresso degli stadi dove rischiano di essere confusi fra rumori e odori. Certo, la preoccupazione resta perché quello che è successo venerdì sera a Parigi è qualcosa non solo di terribile ma di pericolosamente inedito. L’impiego di kamikaze (uno ha tentato di entrare nello Stade di France con una cintura esplosiva) ha preoccupato, e preoccupa, tutto il mondo dello sport. Parigi inoltre, come noto, si è candidata alle Olimpiadi 2024 insieme con Roma, Amburgo, Budapest e Los Angeles. Non cambia nulla per la Capitale di Francia: il cammino è ancora lungo, il Cio deciderà a chi assegnare i Giochi solo il 13 settembre 2017. Anne Hidalgo, primo sindaco donna di Parigi, era perplessa sulla candidatura: ma il rischio-terrorismo, sia ben chiaro, non c’entrava nulla. I dubbi semmai erano sulla compatibilità economica. Ora la Hidalgo ha cambiato parere e sostiene con forza il sogno olimpico (così come Hollande): ai cittadini francesi è stato chiesto anche un contributo economico per sostenere il comitato promotore. Chiaro che in questi giorni, a Parigi, e in Francia, hanno ben altri pensieri e priorità: ma si va avanti, non si rinuncia di sicuro ai Giochi del 2024. Un passo indietro farebbe il gioco solo di chi vuole il terrore.

Accordo Malagò-Casasco, via ai corsi di formazione per l’uso dei defibrillatori – Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, Maurizio Casasco, hanno presentato il protocollo attuativo dei corsi di formazione di Pronto Soccorso Sportivo (PSS) e di Pronto Soccorso Sportivo con defibrillatore (PSS-D). Alla presentazione è intervenuta anche la Responsabile Territorio e Promozione del Coni, Cecilia D’Angelo. Questo accordo consentirà di far partire immediatamente questi corsi presso le varie sedi decentrate del Coni. I corsi di formazione sono tenuti dai medici della Federazione Medico Sportiva Italiana, accreditati quali Istruttori PSS-D e certificati, per il protocollo DAE (la formazione all’uso dei defibrillatori), da AREU su tutto il territorio nazionale. La Federazione Medico Sportiva Italiana ha messo in atto un protocollo, riconosciuto dal Decreto Balduzzi (articolo 5, comma 7 del Decreto del 24 aprile 2013 “… Il CONI, nell’ambito della propria autonomia adotta protocolli di Pronto Soccorso Sportivo Defibrillato della Federazione Medico Sportiva Italiana…”), che ha introdotto il rischio sportivo specifico per ogni disciplina. Tale protocollo prevede, infatti, non solo la tradizionale tecnica cardiorespiratoria, ma anche una formazione specifica di Pronto intervento su tutti gli organi, in base allo specifico rischio sportivolegato alla specifica disciplina praticata considerato sia in gara che in allenamento. I corsi vengono organizzati dalle strutture territoriali del Coni congiuntamente a quelle della Federazione Medico Sportiva Italiana e realizzati dai medici della FMSI addestrati e validati dalla Legge nazionale.

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