De Rossi, telefonate a De Carlo in piena notte. Contatti tra il clan e il mondo dello spettacolo

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REPUBBLICA.IT (F.Tonacci) – Tutta la carriera criminale del “Guercio, Massimo Carminati, raccontata da lui stesso. I rapporti con le forze dell’ordine, le migliaia di telefonate e sms con politici locali e nazionali, la rete degli imprenditori collusi, le mazzette per gli appalti, i nomi che non erano ancora usciti, le amicizie nel mondo dello spettacolo e dello sport. Le 3mila e passa pagine delle due informative finali dei carabinieri del Ros, allegate agli atti dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, sono la radiografia del passato prossimo e del presente di quella che il gip Flavia Contastini considera in pieno un’associazione a delinquere di stampo mafioso. La Mafia Capitale, il romanzo nero di Roma, che – è chiaro – non è ancora stato letto tutto.

IL COLLEGAMENTO CON LA CAMORRA Carminati non è solo il capo del clan. È anche l’uomo che tiene i rapporti, a Roma, con la camorra di Michele Senese. Il 30 aprile 2013 i due si incontrano in una riunione, litigano anche. Si rivedono ancora nello studio degli avvocati Dell’Anno, Curti e Leto. “I rapporti – si legge nell’informativa – si estendevano ad altri soggetti di elevato interesse investigativi, inclusi a loro volto nella sfera di influenza di Senese. SI tratta degli appartinenti a un gruppo criminale facente capo a Fabrizio Piscitelli (detto Diabolik) e altri soggetti di nazionalità albanese, tra i quali spiccano Arben Zogu e il pugile professionista Orial Kolaj. La predetta batteria era al servizio del “napoletani” insediatisi a Roma Nord, tra cui i fratelli Salvatore e Genny Esposito, figli di Luigi, elemento di spicco del clan camorristico facente capo alla famiglia Licciardi”.

GLI AGGANCI COL MONDO DELLO SPETTACOLO E DELLO SPORT C’è poi un personaggio che emerge, con prepotenza, dalla lettura delle carte. Si tratta di Giovanni De Carlo, 39 anni, conosciuto in tutta Roma Nord col soprannome di “Giovannone”, che si è costituito ieri a Fiumicino (non è indagato per mafia, ma solo per trasferimento fraudolento di beni). È l’uomo di cui Ernesto Diotallevi, altro ex arnese dell’universo della Banda della Magliana, parlava così, nel dicembre del 2012: “Teoricamente il boss a Roma sono io, materialmente è lui”. Sono ricostruiti i suoi contatti con il centrocampista della Roma Daniele De Rossi e il suo ex compagno di squadra Medhi Benatia, nonché con Gigi D’Alessio, Teo Mammucari, Belen Rodriguez e alcune showgirl mogli di calciatori, come le compagne di Mattia Destro della Roma e Blerim Dzemaili del Napoli.

Alle 3 del mattino del 30 settembre 2013, Daniele De Rossi, chiama al telefonino Giovanni De Carlo. La circostanza, priva di rilievo penale, è riportata nell’informativa dello scorso luglio del Ros in cui si dice che De Carlo “rispondendo a due tentativi di chiamata fatti poco prima” dal centrocampista giallorosso cercava De Rossi “chiedendogli di cosa avesse bisogno”. Il giocatore – annotano i carabinieri – gli riferiva di averlo contattato in quanto, assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una discussione con un ragazzo all’interno di un locale notturno e temendo ulteriori conseguenze aveva pensato a De Carlo. Nella parte di conversazione citata dai militari, De Rossi aveva spiegato: “No, avevo pensato che aveva chiamato qualche malandrino…  qualche coattone… ho detto famme sentì Giovanni”. Nel frattempo però era intervenuta la polizia e di De Carlo non c’era stato più bisogno. Ma lo stesso De Carlo “dando prova di grande confidenza, gli confermava di poter contare sempre sul suo aiuto: ‘chiamame sempre… bravo! Hai fatto bene Danie’, amico mio”.

LE CONOSCENZE DI CARMINATI Tra le persone di sua conoscenza, spunta anche il marito di Rosella Sensi (ex presidente della A. S. Roma) Marco Staffoli. “Le relazioni instauratesi favorite dalla comune consoscenza di Mario Corsi (ex Nar, conduttore radiofonico)”. E lui sapeva con chi aveva a che fare. “Non vedo l’ora di andare su qualche libro!”, dice sprezzante a Brugia, il braccio destro del guercio. Nelle carte sono ricostruiti poi i rapporti con l’imprenditore romano di destra Erasmo Cinque (già coinvolto nell’inchiesta del Mose di Venezia), con Lorenzo Cola, ex consulente di Finmeccanica.

IO E LA BANDA DELLA MAGLIANA…Banda di accattoni straccioni, per carità sanguinari perché si ammazzava la gente così, senza manco discutere – racconta a Cristiano Guarnera – , la mattina si decideva se uno doveva ammazare qualcuno la sera… ma quelli erano altri tempi, stiamo parlando di un mondo che è finito, tanto è vero che poi si sono tutti pentiti, se sò chiamati l’uno con l’altro”. E aggiunge: “Io ero un politico, a quei tempi. Poi la politica ha smesso di essere politica ed è diventata criminalità politica, perché c’era una guerra a bassa intensità prima con la sinistra e poi con lo Stato, io c’avevo contatti con la Banda della Magliana… il negro (Franco Giuseppucci, ndr) era il vero capo, unico vero capo che c’è mai stato della Banda. Quando l’hanno ammazzato, ci sono rimasto dispiaciuto. C’ho avuto una sorta di rapporti con tutti sti cialtroni, ma loro vendono la droga, io la droga non l’ho mai venduta, non m’ha mai interessato. Io schioppavo dieci banche al mese”.

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